Sogno o son desto: l’esperienza onirica dei narcolettici

Sogno o son desto: l’esperienza onirica dei narcolettici

04/02/2019 0 Di Redazione

Que­sto arti­co­lo è sta­to let­to 1252 vol­te!

Un team di ricercatori della Sapienza e dell’Università di Bologna ha identificato il substrato cerebrale del sogno nelle persone affette da narcolessia. I risultati della ricerca, che confermano per la prima volta sperimentalmente la sovrapponibilità dei meccanismi cerebrali del sogno in fase Non-REM e REM, sono pubblicati sulla rivista Annals of Clinical and Translational Neurology

A vol­te una pato­lo­gia può for­ni­re una pos­si­bi­li­tà uni­ca di stu­dio del fun­zio­na­men­to cere­bra­le. E’ il caso del­la Nar­co­les­sia con cata­ples­sia — Nar­co­les­sia di Tipo 1 — una con­di­zio­ne inva­li­dan­te cau­sa­ta dal­la ridu­zio­ne di ipocretina‑1, un neu­ro­tra­smet­ti­to­re impor­tan­te nel­la rego­la­zio­ne del rit­mo son­no-veglia, non­ché dei neu­ro­ni che lo rila­scia­no.  

La pos­si­bi­li­tà di osser­va­re le basi neu­ra­li del sogno in pazien­ti affet­ti da ecces­si­va son­no­len­za diur­na ha con­sen­ti­to al team di ricer­ca­to­ri del Dipar­ti­men­to di Psi­co­lo­gia del­la Sapien­za e dell’Università di Bolo­gna, insie­me a ricer­ca­to­ri dell’Università dell’Aquila e dell’Istituto IRCCS del­le Scien­ze neu­ro­lo­gi­che di Bolo­gna, di sve­la­re il miste­rio­so mec­ca­ni­smo dell’esperienza oni­ri­ca e in par­ti­co­la­re del­la sua pri­ma fase, quel­la Non-REM. I risul­ta­ti del­lo stu­dio sono pub­bli­ca­ti sul­la rivi­sta Annals of Cli­ni­cal and Trans­la­tio­nal Neu­ro­lo­gy.

 
“Le pecu­lia­ri­tà del son­no dei pazien­ti con nar­co­les­sia – spie­ga Lui­gi De Gen­na­ro del­la Sapien­za – han­no per­mes­so di chia­ri­re, una vol­ta per tut­te, che l’esperienza del sogno non è limi­ta­ta alla sola fase REM, ma si pre­sen­ta con carat­te­ri­sti­che in mas­si­ma par­te sovrap­po­ni­bi­li anche nel­la fasi Non-REM del son­no”.
Su un cam­pio­ne di 238 pazien­ti reclu­ta­ti pres­so il Dipar­ti­men­to Scien­ze bio­me­di­che e neu­ro­mo­to­rie dell’Università di Bolo­gna, i ricer­ca­to­ri ne han­no sele­zio­na­ti 43 con dia­gno­si di nar­co­les­sia di tipo 1, poi sot­to­po­sti al Mul­ti­ple Sleep Laten­cy Test (MSLT), il test cli­ni­co stan­dard per la valu­ta­zio­ne dell’eccessiva son­no­len­za.

Al risve­glio dai 5 son­nel­li­ni pro­gram­ma­ti nel cor­so del gior­no, è sta­ta valu­ta­ta la pre­sen­za di sogni e, suc­ces­si­va­men­te, que­sta è sta­ta posta in rela­zio­ne con l’attività elet­tri­ca cere­bra­le dei minu­ti che pre­ce­de­va­no il risve­glio.  
“In que­sto modo – con­ti­nua De Gen­na­ro – abbia­mo potu­to osser­va­re non solo come i ripe­tu­ti attac­chi di son­no diur­ni sia­no carat­te­riz­za­ti da una ric­ca espe­rien­za oni­ri­ca, ma anche da un esor­dio diret­ta­men­te in son­no REM”.  
Da que­sta sco­per­ta è deri­va­ta un’altra impor­tan­te acqui­si­zio­ne. Alla base del ricor­do del sogno vi è un uni­co mec­ca­ni­smo fisio­lo­gi­co, il livel­lo di atti­va­zio­ne elet­tro­fi­sio­lo­gi­ca. In altri ter­mi­ni è più faci­le ricor­da­re i sogni in pre­sen­za di un ele­va­to rit­mo di atti­va­zio­ne del­la cor­tec­cia cere­bra­le. Lo stu­dio ha anche con­fer­ma­to che un net­work di aree cere­bra­li poste­rio­ri è alla base dell’esperienza oni­ri­ca.

“Tut­to è ini­zia­to mol­ti anni fa – spie­ga De Gen­na­ro – quan­do abbia­mo intra­pre­so lo stu­dio siste­ma­ti­co del­le basi neu­ra­li dei sogni. L’idea di par­ten­za era che i mec­ca­ni­smi cere­bra­li del sogno potes­se­ro esse­re sostan­zial­men­te sovrap­po­ni­bi­li ai mec­ca­ni­smi sot­to­stan­ti la rie­vo­ca­zio­ne duran­te il gior­no di memo­rie epi­so­di­che. Nono­stan­te i diver­si risul­ta­ti otte­nu­ti negli ulti­mi anni, fino a oggi l’unicità dell’esperienza oni­ri­ca in fase REM, soste­nu­ta da mol­ti, resta­va anco­ra un que­si­to irri­sol­to”.
La sco­per­ta ha impli­ca­zio­ni che apro­no del­le pro­spet­ti­ve poten­zial­men­te inno­va­ti­ve per l’identificazione dei mec­ca­ni­smi del sogno, che pro­ven­ga­no dal­lo stu­dio di alcu­ni spe­ci­fi­ci distur­bi del son­no, chia­ma­ti para­son­nie.
Il team di stu­dio­si auto­ri del­lo stu­dio ha in cor­so un pro­get­to di ricer­ca su pato­lo­gie, come il son­ni­lo­quio, che potreb­be­ro per­met­te­re un diret­to acces­so all’esperienza oni­ri­ca. Il pros­si­mo obiet­ti­vo è quel­lo di chia­ri­re in che modo un’espressione lin­gui­sti­ca nel son­no sot­ten­da mec­ca­ni­smi simi­li alla pro­gram­ma­zio­ne lin­gui­sti­ca duran­te la veglia.

 

Rife­ri­men­ti:

Cor­ti­cal acti­va­tion during sleep pre­dic­ts dream expe­rien­ce in nar­co­lep­sy - Auro­ra D’A­tri, Sere­na Scar­pel­li, Cin­zia Schiap­pa, Fabio Piz­za, Ste­fa­no Van­di, Miche­le Fer­ra­ra, Car­lo Cipol­li, Giu­sep­pe Plaz­zi, Lui­gi De Gen­na­ro — Annals of Cli­ni­cal and Trans­la­tio­nal Neu­ro­lo­gy 01 Februa­ry 2019| https://doi.org/10.1002/acn3.718

Related Images: