Ricorre domani il 72° anniversario del secondo bombardamento su Cori. Era il 6 Febbraio 1944…
MARINO HA RICORDATO IL BOMBARDAMENTO DEL ‘44
04/02/2019Questo articolo è stato letto 994 volte!
“Onorato di ricordare dopo 75 anni i momenti duri ma anche i momenti di riscatto di questa città. Non scordiamo da dove veniamo” il monito del Sindaco Carlo Colizza.
Si è svolta sabato 2 febbraio 2019 la Cerimonia di commemorazione per il 75° anniversario del Bombardamento di Marino.
A causa della pioggia incessante la cerimonia di Commemorazione si è svolta all’interno di palazzo Colonna, nella Sala Consiliare alla presenza del Sindaco, del Presidente del Consiglio Comunale di Assessori e Consiglieri Comunali, dell’Abate Parroco Mons. Pietro Masdella Basilica di San Barnaba Apostolo Mons. Pietro Massari, di una delegazione dell’A.N.P.I., di una rappresentanza dell’Associazione Carabinieri in congedo, delle Guardie Zoofile, del Centro Anziani di Marino. Per le Forze dell’Ordine sono intervenuti il cap. Emanuele Tamorri Comandante della Compagnia Carabinieri di Castelgandolfo con il Comandante della Stazione CC di Marino L.te Simmaco Vigilante, alcuni rappresentanti del Commissariato della Polizia di Stato di Marino e per la Polizia Locale il ten.Tony Cacciatore. Presente pure la Protezione Civile comunale.
Riportiamo integralmente l’intervento del Sindaco Carlo Colizza:
“ Quando si parla di questa ricorrenza i ricordi si confondono con le foto in bianco e nero. Qualcosa che viene raccontato all’interno delle famiglie con l’invito di andare sempre nella Basilica di San Barnaba a guardare i nomi sule lapidi perché lì c’è qualcosa che abbiamo perso, tutte le famiglie hanno perso qualcosa. Però è anche un giorno di festa perche dopo un momento così duro, non è stato nemmeno l’unico, ma forse quello più cruento, abbiamo sempre trovato la forza di risollevarci. Allora le distinzioni di censo di provenienza si sono azzerate, quello è stato un momento in cui è uscito fuori il concetto di popolo, di comunità. Ce ne sono tanti di momenti da ricordare belli e brutti, dipende da dove vogliamo mettere l’accento: se in qualcosa che divide e allora pensiamo sempre a chi è stato la causa di cosa. È un guardare indietro per trovare una responsabilità. E’ un modo di vedere, Personalmente, anche per tradizione familiare, amo e preferisco, per quelli che sono stati i sacrifici fatti da ciascuno, vedere la reazione di una comunità che è stata positiva, di aiuto nonostante il sangue, i ricordi e i racconti di quelle nuvole di polvere dopo le bombe, il silenzio assordante dopo tanto fragore. Sono tutte cose abbastanza lontane che ci tornano alla mente quando vediamo foto di altre guerre lontane. Noi le abbiamo avute quelle ferite e pensare che il numero dei civili è sempre cresciuto: nella prima guerra mondiale i civili coinvolti furono una bassa percentuale. Nella seconda guerra mondiale invece furono superiori ai militari e questo è un dato di fatto importante che fa vedere come chi è più debole spesso è un bersaglio. Lo abbiamo visto a Mostar. In tutta la storia recente. Fortunatamente siamo lontani. Ma se cambiamo il posto, es. in medio Oriente, capiamo che la violenza non è un sistema di risolvere le cose. In ogni luogo che è luogo di martirio, e questo è stato luogo di martirio, è bello vedere quello che succede dopo, la disperazione che è costruttiva. Ricordate le cose che ci hanno unito nel tempo e farlo diventare attuali, significa accettare di chiedere il rispetto dell’altro che è cosa abbastanza difficile, quindi dopo 75 anni le ferite… tanti nomi di nostri parenti… vengono da chi ha visto la vita spezzata in quei giorni, anche nella mia famiglia. E oggi mi piace guardarla in quel senso: ricucire le ferite, senza dimenticarle, tenendole presenti nel come noi ci relazioniamo agli altri e non solo come siamo stati trattati e come siamo stati maltrattati. Se nasce questo, se ricordiamo questa sofferenza comune come base per il comportamento futuro e quelli che sono i valori che dobbiamo insegnare ai giovani allora cresciamo come comunità e lo spettro di alcune immagini non ci appartengono mai. Oggi le vittime cambiano contesto, cambiano colore, cambiano posto. Non dovrebbero esserci vittime. Però teniamo stretto quello che abbiamo costruito: un Paese che da molti anni non ha più avuto scenari di guerra sul proprio territorio. Non è comune questo, teniamocelo stretto. E soprattutto quello che siamo diventati, non scordiamo quello che da dove veniamo. Non scordiamo il polverone, il dolore, il cercare, la disperazione, la gioia ma poi comunque il mettersi a disposizione degli altri. Allora ha un senso il Tricolore con il richiamo del rosso, ma ha un senso il richiamo del verde e del bianco perché quella speranza nasce dalla certezza di chi siamo. E allora dopo 75 anni vi ringrazio di essere qui e sarà un piacere sentire l’Inno d’Italia perché se lo sentiamo con la prospettiva di rinnovato onore, Onore, perché di questo si tratta, onorati di essere parte di questo popolo, onorati di essere parte di questa città, onorati di ricordare quelli che sono stati momenti duri, ma anche momenti di riscatto. Onorati di essere Italiani”.
Al termine della cerimonia, chiusa sulle note dell’Inno di Mameli ad opera del Concerto Filarmonico “E. Ugolini”, il Sindaco Carlo Colizza e la delegazione comunale si sono recati presso la Basilica di San Barnaba Apostolo per un omaggio alle lapidi dei Caduti site presso un altare laterale e presso il Monumento ai Caduti in piazzale degli Eroi dove è stata deposta una corona di alloro in memoria di tutti i Caduti.
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