MARINO HA RICORDATO IL BOMBARDAMENTO DEL ‘44

MARINO HA RICORDATO IL BOMBARDAMENTO DEL ‘44

04/02/2019 0 Di Redazione

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“Onorato di ricordare dopo 75 anni i momenti duri ma anche i momenti di riscatto di questa città. Non scordiamo da dove veniamo” il monito del Sindaco Carlo Colizza.

Si è svol­ta saba­to 2 feb­bra­io 2019 la Ceri­mo­nia di com­me­mo­ra­zio­ne per il 75° anni­ver­sa­rio del Bom­bar­da­men­to di Mari­no.

 A cau­sa del­la piog­gia inces­san­te la ceri­mo­nia di Com­me­mo­ra­zio­ne si è svol­ta all’interno di palaz­zo Colon­na, nel­la Sala Con­si­lia­re alla pre­sen­za del Sin­da­co, del Pre­si­den­te del Con­si­glio Comu­na­le di Asses­so­ri e Con­si­glie­ri Comu­na­li, dell’Abate Par­ro­co Mons. Pie­tro Masdel­la Basi­li­ca di San Bar­na­ba Apo­sto­lo Mons. Pie­tro Mas­sa­ri, di una dele­ga­zio­ne dell’A.N.P.I., di una rap­pre­sen­tan­za dell’Associazione Cara­bi­nie­ri in con­ge­do, del­le Guar­die Zoo­fi­le, del Cen­tro Anzia­ni di Mari­no. Per le For­ze dell’Ordine sono inter­ve­nu­ti il cap. Ema­nue­le Tamor­ri Coman­dan­te del­la Com­pa­gnia Cara­bi­nie­ri di Castel­gan­dol­fo con il Coman­dan­te del­la Sta­zio­ne CC di Mari­no L.te Sim­ma­co Vigi­lan­te, alcu­ni rap­pre­sen­tan­ti del Com­mis­sa­ria­to del­la Poli­zia di Sta­to di Mari­no e per la Poli­zia Loca­le  il ten.Tony Cac­cia­to­re. Pre­sen­te pure la Pro­te­zio­ne Civi­le comu­na­le.

Ripor­tia­mo inte­gral­men­te l’intervento del Sin­da­co Car­lo Coliz­za:

“ Quan­do si par­la di que­sta ricor­ren­za i ricor­di si con­fon­do­no con le foto in bian­co e nero. Qual­co­sa che vie­ne rac­con­ta­to all’interno del­le fami­glie con l’invito di anda­re sem­pre nel­la Basi­li­ca di San Bar­na­ba a guar­da­re i nomi sule lapi­di per­ché lì c’è qual­co­sa che abbia­mo per­so, tut­te le fami­glie han­no per­so qual­co­sa. Però è anche un gior­no di festa per­che dopo un momen­to così duro, non è sta­to nem­me­no l’unico, ma for­se quel­lo più cruen­to,  abbia­mo sem­pre tro­va­to la for­za di risol­le­var­ci. Allo­ra le distin­zio­ni di cen­so di pro­ve­nien­za si sono azze­ra­te, quel­lo è sta­to un momen­to in cui è usci­to fuo­ri il con­cet­to di popo­lo, di comu­ni­tà. Ce ne sono tan­ti di momen­ti da ricor­da­re bel­li e brut­ti, dipen­de da dove voglia­mo met­te­re l’accento: se in qual­co­sa che divi­de e allo­ra pen­sia­mo sem­pre a chi è sta­to la cau­sa di cosa. È un guar­da­re indie­tro per tro­va­re una respon­sa­bi­li­tà. E’ un modo di vede­re, Per­so­nal­men­te, anche per tra­di­zio­ne fami­lia­re, amo e pre­fe­ri­sco, per quel­li che sono sta­ti i sacri­fi­ci fat­ti da cia­scu­no, vede­re la rea­zio­ne di una comu­ni­tà che è sta­ta posi­ti­va, di aiu­to nono­stan­te il san­gue, i ricor­di e i rac­con­ti di quel­le nuvo­le di pol­ve­re dopo le bom­be, il silen­zio assor­dan­te dopo tan­to fra­go­re. Sono tut­te cose abba­stan­za lon­ta­ne che ci tor­na­no alla men­te quan­do vedia­mo foto di altre guer­re lon­ta­ne.  Noi le abbia­mo avu­te quel­le feri­te e pen­sa­re che il nume­ro dei civi­li è sem­pre cre­sciu­to: nel­la pri­ma guer­ra mon­dia­le  i civi­li coin­vol­ti furo­no una bas­sa per­cen­tua­le. Nel­la secon­da guer­ra mon­dia­le inve­ce furo­no supe­rio­ri ai mili­ta­ri e que­sto è un dato di fat­to impor­tan­te che fa vede­re come chi è più debo­le spes­so è un ber­sa­glio. Lo abbia­mo visto a Mostar. In tut­ta la sto­ria recen­te. For­tu­na­ta­men­te sia­mo lon­ta­ni. Ma se cam­bia­mo il posto, es.  in medio Orien­te, capia­mo che la vio­len­za non è un siste­ma di risol­ve­re le cose. In ogni luo­go che è luo­go di mar­ti­rio, e que­sto è sta­to luo­go di mar­ti­rio, è bel­lo vede­re quel­lo che suc­ce­de dopo, la dispe­ra­zio­ne che è costrut­ti­va. Ricor­da­te le cose che ci han­no uni­to nel tem­po e far­lo diven­ta­re attua­li,  signi­fi­ca accet­ta­re di chie­de­re il rispet­to dell’altro che è cosa abba­stan­za dif­fi­ci­le, quin­di dopo 75 anni le feri­te… tan­ti nomi di nostri paren­ti… ven­go­no da chi ha visto la vita spez­za­ta in quei gior­ni, anche nel­la mia fami­glia.  E oggi mi pia­ce guar­dar­la in quel sen­so: ricu­ci­re le feri­te, sen­za dimen­ti­car­le, tenen­do­le pre­sen­ti nel come noi ci rela­zio­nia­mo agli altri e non solo come sia­mo sta­ti trat­ta­ti e come sia­mo sta­ti mal­trat­ta­ti. Se nasce que­sto, se ricor­dia­mo que­sta sof­fe­ren­za comu­ne come base per il com­por­ta­men­to futu­ro e quel­li che sono i valo­ri che dob­bia­mo inse­gna­re ai gio­va­ni allo­ra cre­scia­mo come comu­ni­tà e lo spet­tro di alcu­ne imma­gi­ni non ci appar­ten­go­no mai. Oggi le vit­ti­me cam­bia­no con­te­sto, cam­bia­no colo­re, cam­bia­no posto. Non dovreb­be­ro esser­ci vit­ti­me. Però tenia­mo stret­to quel­lo che abbia­mo costrui­to: un Pae­se che da mol­ti anni non ha più avu­to sce­na­ri di guer­ra sul pro­prio ter­ri­to­rio. Non è comu­ne que­sto,  tenia­mo­ce­lo stret­to. E soprat­tut­to quel­lo che sia­mo diven­ta­ti, non scor­dia­mo quel­lo che da dove venia­mo.  Non scor­dia­mo il pol­ve­ro­ne, il dolo­re, il cer­ca­re, la dispe­ra­zio­ne, la gio­ia ma poi comun­que il met­ter­si a dispo­si­zio­ne degli altri. Allo­ra ha un sen­so il Tri­co­lo­re con il richia­mo del ros­so, ma ha un sen­so il richia­mo del ver­de e del bian­co per­ché quel­la spe­ran­za nasce dal­la cer­tez­za di chi sia­mo. E allo­ra dopo 75 anni vi rin­gra­zio di esse­re qui e sarà un pia­ce­re sen­ti­re l’Inno d’Italia per­ché se lo sen­tia­mo con la pro­spet­ti­va di rin­no­va­to ono­re, Ono­re, per­ché di que­sto si trat­ta, ono­ra­ti di esse­re par­te di que­sto popo­lo, ono­ra­ti di esse­re par­te di que­sta cit­tà, ono­ra­ti di ricor­da­re  quel­li che sono sta­ti momen­ti duri, ma anche momen­ti di riscat­to. Ono­ra­ti di esse­re Ita­lia­ni”.

Al ter­mi­ne del­la ceri­mo­nia, chiu­sa sul­le note dell’Inno di Mame­li ad ope­ra del Con­cer­to Filar­mo­ni­co “E. Ugo­li­ni”, il Sin­da­co Car­lo Coliz­za e la dele­ga­zio­ne comu­na­le  si sono  reca­ti pres­so la Basi­li­ca di San Bar­na­ba Apo­sto­lo per un omag­gio alle lapi­di dei Cadu­ti site pres­so un alta­re late­ra­le e pres­so il Monu­men­to ai Cadu­ti in piaz­za­le degli Eroi dove è sta­ta depo­sta una coro­na di allo­ro in memo­ria di tut­ti i Cadu­ti.

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