Inac-Cia: agli ex agricoltori pensioni bassissime

Inac-Cia: agli ex agricoltori pensioni bassissime

13/12/2018 0 Di Redazione

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Alla presentazione del Report Sociale del Patronato, la denuncia di una situazione insostenibile per chi in Italia ha lavorato la terra oltre 40 anni

Una vita nei cam­pi, a pro­dur­re quel cibo che ha reso il Made in Ita­ly agroa­li­men­ta­re, un van­to del nostro Pae­se nel mon­do. Han­no con­tri­bui­to a crea­re quel pae­sag­gio dive­nu­to ele­men­to attrat­ti­vo inso­sti­tui­bi­le per il turi­smo: gli agri­col­to­ri. Oggi, a 70 anni si ritro­va­no con un asse­gno men­si­le di 507 euro, quin­di 143 euro al di sot­to del­la soglia indi­ca­ta dal­la Car­ta socia­le euro­pea. Una situa­zio­ne inso­ste­ni­bi­le denun­cia­ta dal Patro­na­to Inac di Cia-Agri­col­to­ri Ita­lia­ni, che ha pre­sen­ta­to oggi a Roma il pro­prio 5° Report Socia­le, rela­zio­nan­do su due anni di atti­vi­tà svol­ta, con un milio­ne di pra­ti­che eva­se.

All’interno del­le pen­sio­ni auto­no­me ‑ha spie­ga­to Inac-Cia- l’agricoltura è il fana­li­no di coda, die­tro com­mer­cio e arti­gia­na­to. Le rifor­me pen­sio­ni­sti­che negli ulti­mi vent’anni, con la rein­tro­du­zio­ne del siste­ma con­tri­bu­ti­vo, han­no peg­gio­ra­to in modo pecu­lia­re la pre­vi­den­za degli agri­col­to­ri.

I cir­ca un milio­ne e tre­cen­to­mi­la com­mer­cian­ti arri­va­no a un asse­gno medio di 817 euro al mese, men­tre i cir­ca un milio­ne e sei­cen­to­mi­la arti­gia­ni toc­ca­no gli 882 euro, ovvia­men­te tut­ti impor­ti lor­di. Assie­me al milio­ne e mez­zo di ex agri­col­to­ri, arri­va­no a com­ples­si­vi 4,5 milio­ni di pen­sio­na­ti auto­no­mi, una cate­go­ria spes­so ina­scol­ta­ta, nel­la bagar­re poli­ti­ca in tema pen­sio­ni­sti­co, fat­ta di indi­vi­dui che, oltre per­ce­pi­re asse­gni bas­si, han­no per­so in pochi anni oltre il 30% del pote­re d’acquisto.

Oggi gli ex agri­col­to­ri, nel rebus mano­vra e pen­sio­ni, sono a dir poco diso­rien­ta­ti. Si par­la di “pen­sio­ne di cit­ta­di­nan­za”, in real­tà loro chie­de­reb­be­ro “pen­sio­ni di soprav­vi­ven­za”, ovve­ro un ade­gua­men­to alme­no al tet­to mini­mo di 650 euro. Già bef­fa­ti dall’ultima rifor­ma ‑pro­se­gue Inac- gli agri­col­to­ri non sono entra­ti tra i mestie­ri usu­ran­ti, mol­ti di loro con­ti­nua­no a lavo­ra­re la ter­ra per arri­va­re a fine mese.

Cia-Agri­col­to­ri Ita­lia­ni e Inac sono impe­gna­ti per garan­ti­re pen­sio­ni digni­to­se anche ai gio­va­ni col­ti­va­to­ri, con l’istituzione di una “pen­sio­ne base”, di impor­to pari alla pen­sio­ne mini­ma pre­vi­sta dal­la Car­ta socia­le euro­pea ad alme­no 650 euro, in aggiun­ta alla pen­sio­ne liqui­da­ta inte­ra­men­te con il siste­ma con­tri­bu­ti­vo.

Ma lo smar­ri­men­to in tema di wel­fa­re e pre­vi­den­za inve­ste una gran­dis­si­ma pla­tea, cir­ca 16 milio­ni di cit­ta­di­ni che sono in pen­sio­ne, oltre ai 600 mila che ambi­sco­no ad andar­ci. Il Patro­na­to si con­fron­ta ogni gior­no con i pro­ble­mi del­le per­so­ne e degli agri­col­to­ri, rac­co­glien­do le istan­ze più diver­se: tra ano­ma­lie, erro­ri con­tri­bui­ti­vi e dirit­ti nega­ti.

Pro­prio sul tema del­la tute­la si con­cen­tra l’interesse e la pro­spet­ti­va di Inac che ha ospi­ta­to, nel­la sua assi­se, l’intervento del Sot­to­se­gre­ta­rio al Lavo­ro e alle Poli­ti­che socia­li Clau­dio Duri­gon e dell’onorevole Chia­ra Gri­bau­do del­la Com­mis­sio­ne Lavo­ro alla Came­ra dei depu­ta­ti.

Il pre­si­den­te di Inac, Anto­nio Bari­le, ha spie­ga­to nel suo inter­ven­to: “In que­sti anni abbia­mo pro­mos­so il Patro­na­to come stru­men­to moder­no e vita­le di assi­sten­za e tute­la dei dirit­ti socia­li, spe­cial­men­te nel­le cam­pa­gne ita­lia­ne. E abbia­mo cer­ca­to di con­tra­sta­re il pen­sie­ro uni­co, che ogni gior­no ci bom­bar­da di fake news, ten­den­te a dimo­stra­re la non soste­ni­bi­li­tà del siste­ma pre­vi­den­zia­le,che ci dice la leg­ge For­ne­ro è intoc­ca­bi­le e le futu­re pen­sio­ni dei gio­va­ni saran­no bas­se per col­pa dei padri e dei non­ni. Per effet­tua­re con­si­de­ra­zio­ni serie sul siste­ma pen­sio­ni­sti­co ita­lia­no, biso­gna par­ti­re dal bilan­cio dell’Inps, il qua­le dice in modo incon­tro­ver­ti­bi­le che la vera spe­sa pre­vi­den­zia­le ita­lia­na è di 150,9 miliar­di, al net­to dell’assistenza, che deve esse­re a cari­co del­la fisca­li­tà gene­ra­le, e dei 49 miliar­di di Irpef paga­ta dai pen­sio­na­ti, una par­ti­ta di giro per il bilan­cio del­lo Sta­to. La spe­sa real­men­te soste­nu­ta per pen­sio­ni in Ita­lia è pari al 10,1% del Pil, al di sot­to del­la media euro­pea, e quin­di non solo è in per­fet­to equi­li­brio, ma gra­zie alle entra­te con­tri­bu­ti­ve regi­stra un atti­vo di ben 30,3 miliar­di di euro”.

La rifles­sio­ne del pre­si­den­te nazio­na­le di Cia-Agri­col­to­ri Ita­lia­ni Dino Sca­na­vi­no, a con­clu­sio­ne dei lavo­ri, si è con­cen­tra­ta sul futu­ro del set­to­re: “Se voglia­mo com­pie­re un vero ricam­bio gene­ra­zio­na­le in agri­col­tu­ra, oggi bloc­ca­to sot­to il 9%, dob­bia­mo ren­de­re il set­to­re mag­gior­men­te attrat­ti­vo, e in tal sen­so ‑ha det­to- l’attuale trat­ta­men­to pen­sio­ni­sti­co riser­va­to alla cate­go­ria è tutt’altro che incen­ti­van­te. Quan­do si dice che l’agricoltura sarà deter­mi­nan­te per il futu­ro del Pae­se, biso­gne­reb­be esse­re coe­ren­ti, cali­bran­do le poli­ti­che con­nes­se a 360 gra­di”.

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