Femminicidio? No grazie. La Violenza non ha sesso

Femminicidio? No grazie. La Violenza non ha sesso

07/12/2018 0 Di Redazione

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di Mas­si­mi­lia­no Gob­bi

La vio­len­za è un feno­me­no com­ples­so da ana­liz­za­re, in quan­to chi la agi­sce, che sia uomo o don­na, lo fa gene­ral­men­te entro le mura dome­sti­che e ciò, dato il lega­me qua­si sem­pre di natu­ra intra­fa­mi­lia­re tra auto­re e vit­ti­ma, deter­mi­na il silen­zio di quest’ultima e con­cor­re ad accre­sce­re il cosid­det­to «nume­ro oscu­ro» che pesa su ogni sta­ti­sti­ca fin dal­le pri­me fasi di stu­dio.

Va rile­va­to come le inchie­ste, i son­dag­gi e le ricer­che sono soli­te pren­de­re in con­si­de­ra­zio­ne solo l’eventualità che la vit­ti­ma del­la vio­len­za sia una don­na, e che l’autore del rea­to sia un uomo. Un infor­ma­zio­ne com­ple­ta­men­te distor­ta alla sua ori­gi­ne, che trop­po spes­so pas­sa attra­ver­so cana­li uffi­cia­li deter­mi­nan­do una sen­si­bi­liz­za­zio­ne  uni­di­re­zio­na­le del feno­me­no eti­chet­ta­to “di gene­re”, dimen­ti­can­do l’assunto che la vio­len­za è un costrut­to ampio e com­ples­so che non pre­ve­de distin­zio­ni in ordi­ne al ses­so.

La necessità di un distinguo che sottende maggior gravità se la vittima è una donna

Fare vio­len­za a una per­so­na è orren­do sem­pre, a pre­scin­de­re. In occa­sio­ne del­la gior­na­ta con­tro la vio­len­za sul­le don­ne 2018 in tele­vi­sio­ne e nei gior­na­li abbia­mo assi­sti­to a nume­ri spa­ra­ti a caso sui feno­me­no.

La nota agen­zia stam­pa Ansa, per esem­pio, in un arti­co­lo usci­to il 23 novem­bre 2018 dal tito­lo “Vio­len­za sul­le don­ne, la stra­ge con­ti­nua” pur rico­no­scen­do che «i nume­ri del fem­mi­ni­ci­dio non sono cer­ti e varia­no di qual­che uni­tà», affer­ma che «oltre cen­to don­ne in Ita­lia, ogni anno, ven­go­no ucci­se da uomi­ni» e che la media è «una vit­ti­ma ogni tre gior­ni».

Un copia e incol­la che trop­po spes­so si ripe­te ogni anno a tal pun­to che anche gli stes­si link di agen­zia pur essen­do aggior­na­ti, rie­vo­ca­no arti­co­li di anni pas­sa­ti (pub­bli­ca­zio­ne del 2018, link del 2016).

Dati allarmanti, ma smentiti da dati ufficiali della Polizia di Stato

Nel­la bro­chu­re “Que­sto non è amo­re” pub­bli­ca­ta a cura del­la Dire­zio­ne Cen­tra­le Anti­cri­mi­ne del Dipar­ti­men­to del­la Pub­bli­ca Sicu­rez­za  vie­ne ana­liz­za­ta nel det­ta­glio la com­po­si­zio­ne nume­ri­ca dei casi di omi­ci­dio di don­ne. Le con­clu­sio­ni sono le seguen­ti: «Esa­mi­nan­do i casi di omi­ci­dio volon­ta­rio com­mes­si in ambi­to fami­lia­re nell’anno in cor­so, veri­fi­can­do i con­te­sti ambien­ta­li e le moti­va­zio­ni addot­te dal car­ne­fi­ce, si è arri­va­ti a con­si­de­ra­re pro­pria­men­te come fem­mi­ni­ci­dio, nell’accezione di cui si è fat­to cen­no, 32 casi sui 94 com­ples­si­vi, esclu­den­do, ad esem­pio, la vicen­da in cui il mari­to ucci­de la moglie mala­ta ter­mi­na­le per por­re fine alla sua sof­fe­ren­za o quel­la del figlio che ucci­de la madre per moti­vi mera­men­te eco­no­mi­ci».

Quin­di i casi in Ita­lia sono 32 dall’inizio del 2018 e non 120 come denun­cia­no diver­se real­tà asso­cia­ti­ve. Una rile­va­zio­ne che, come ripor­ta anche il quo­ti­dia­no Il Fat­to Quo­ti­dia­no, ha dato fasti­dio a diver­si movi­men­ti fem­mi­ni­li.

Le statistiche internazionali dicono infatti che l’Italia è il paese dove le donne corrono il minor rischio di essere uccise

Come ripor­ta anche il Foglio in un arti­co­lo del 2017, l’Italia è il pae­se svi­lup­pa­to dove le don­ne cor­ro­no il minor rischio di esse­re ucci­se. «Nel perio­do 2004–2015 ci sono sta­ti in Ita­lia 0,51 omi­ci­di volon­ta­ri ogni 100 mila don­ne resi­den­ti, con­tro una media di 1,23 nei tren­ta­due pae­si euro­pei e nor­da­me­ri­ca­ni per cui si dispo­ne di dati Uno­dc. Le dif­fe­ren­ze sono ampie. I pae­si del­la ex Urss e gli Usa sono quel­li dove le don­ne sono più a rischio, con tas­si quat­tro vol­te supe­rio­ri rispet­to all’Italia, men­tre i più sicu­ri sono gli sta­ti dell’Europa meri­dio­na­le, con l’Italia al 32esimo e ulti­mo posto per tas­so di omi­ci­di».

Alta­le­nan­ti sono anche le dif­fe­ren­ze di gene­re negli omi­ci­di. «In Sviz­ze­ra, uomi­ni e don­ne cor­ro­no lo stes­so rischio di esse­re ucci­si, all’Albania e al Koso­vo, dove per ogni don­na ucci­sa ven­go­no ammaz­za­ti cin­que uomi­ni. L’Italia si col­lo­ca sul­la media dei tren­ta­due pae­si, con 37 don­ne ucci­se ogni 100 uomi­ni» ripor­ta il noto quo­ti­dia­no nazio­na­le».

Nel con­fron­to fra i due quin­quen­ni 2006-10 e 2011–15, in qua­si tut­ti i pae­si gli omi­ci­di volon­ta­ri di don­ne dimi­nui­sco­no. Le uni­che ecce­zio­ni sono la Nor­ve­gia, l’Albania e la Gre­cia. «In Ita­lia il calo è del 5 per cen­to, con­tro il ‑14% del­la media dei tren­ta­due pae­si. Mal­gra­do nel cor­so del decen­nio la dimi­nu­zio­ne del tas­so di omi­ci­dio di don­ne sia meno for­te del­la media, l’Ita­lia man­tie­ne il pri­ma­to del livel­lo più bas­so di omi­ci­di di don­ne anche nel quin­quen­nio più recen­te».

I dati Uno­dc per­met­to­no di indi­vi­dua­re gli omi­ci­di com­mes­si dal part­ner o dall’ex-partner. «In dodi­ci pae­si, il dato è dispo­ni­bi­le per alcu­ni fra gli anni com­pre­si fra il 2004 e il 2015. Anche rispet­to a que­sto indi­ca­to­re, l’Italia è il pae­se che si col­lo­ca nel­la posi­zio­ne miglio­re, con 0,23 don­ne ucci­se dal part­ner o dall’ex ogni 100 mila don­ne resi­den­ti, meno di metà rispet­to alla media dei dodi­ci pae­si qui con­si­de­ra­ti».

La violenza sugli uomini

In Ita­lia non esi­sto­no sta­ti­sti­che né gran­di stu­di dif­fu­si sul feno­me­ni, la vio­len­za ses­sua­le sugli uomi­ni è ine­si­sten­te – sor­te, que­sta, toc­ca­ta anche alla varian­te psi­co­lo­gi­ca. Le uni­che ricer­che che ven­go­no poste in esse­re in tema di vio­len­za e mal­trat­ta­men­ti sono quel­le redat­te dall’ISTAT in cui, però, vie­ne pre­so in con­si­de­ra­zio­ne esclu­si­va­men­te la vit­ti­ma di gene­re fem­mi­ni­le, nel­la fascia d’età 16–70 anni. A sol­le­va­re il pro­ble­ma del­la tota­le assen­za di infor­ma­zio­ni in meri­to è sta­ta un “Inda­gi­ne cono­sci­ti­va sul­la vio­len­za ver­so il maschi­le”, con­dot­ta dal prof. Pasqua­le Giu­sep­pe Macrì, esper­to in medi­ci­na lega­le, assie­me a un team di ricer­ca. Lo stu­dio risa­le al 2012 e dimo­stra, attra­ver­so dati alla mano, che non esi­sto­no infat­ti solo uomi­ni vio­len­ti, ben­sì vi sono anche don­ne vio­len­te. L’indagine, rego­lar­men­te depo­si­ta­ta pres­so il CNR, ha por­ta­to a risul­ta­ti sor­pren­den­ti: il 77% degli inter­vi­sta­ti ha dichia­ra­to di aver subi­to alme­no una vol­ta vio­len­za psi­co­lo­gi­ca da par­te di una don­na e il 63%, rispon­den­do alle doman­de degli stu­dio­si, ha ammes­so di aver subi­to vio­len­za fisi­ca pro­prio da par­te di un’esponente del gen­til ses­so. I nume­ri emer­si dall’indagine dico­no che 5 milio­ni di uomi­ni sareb­be­ro sta­ti vit­ti­ma di vio­len­za fisi­ca (alme­no una vol­ta nel­la vita), 3.8 milio­ni sareb­be­ro sta­ti vit­ti­ma di vio­len­za ses­sua­le, poco più di 6 milio­ni vit­ti­me di vio­len­za psi­co­lo­gi­ca, 2.5 milio­ni di atti per­se­cu­to­ri.

A feb­bra­io 2018, inve­ce, con la pub­bli­ca­zio­ne ISTAT “Le mole­stie e i ricat­ti ses­sua­li sul lavo­ro”, gra­zie a un’indagine effet­tua­ta nel 2015–2016 attra­ver­so inter­vi­ste tele­fo­ni­che e fac­cia a fac­cia su un cam­pio­ne di 50.350 indi­vi­dui di 14 anni e oltre, si è riu­sci­ti a rile­va­re altre infor­ma­zio­ni per ana­liz­za­re il feno­me­no del­le mole­stie a sfon­do ses­sua­le subi­te da uomi­ni e da don­ne. A con­fer­ma­re la scar­si­tà di dati sta­ti­sti­ci sul­la vio­len­za con­tro gli uomi­ni è la stes­sa Istat: «Per la pri­ma vol­ta, però, i que­si­ti sul­le mole­stie han­no riguar­da­to sia le don­ne sia gli uomi­ni tra i 14 e i 65 anni rile­van­do le mole­stie ver­ba­li, l’esibizionismo, i pedi­na­men­ti, le tele­fo­na­te osce­ne e le mole­stie fisi­che ses­sua­li per la pri­ma vol­ta sono rile­va­te le mole­stie a sfon­do ses­sua­le anche ai dan­ni degli uomi­ni: si sti­ma che 3 milio­ni 754mila uomi­ni le abbia­no subi­te nel cor­so del­la loro vita (18,8%), 1 milio­ne 274 mila negli ulti­mi tre anni (6,4%)».

La violenza sui minori

Un feno­me­no che va affron­ta­to è sicu­ra­men­te la vio­len­za sui mino­ri. L’abuso fisi­co, l’abuso psi­co­lo­gi­co, la tra­scu­ra­tez­za e la pato­lo­gia del­le cure, l’abuso ses­sua­le sono sicu­ra­men­te alcu­ni tipo­lo­gie di mal­trat­ta­men­to infan­ti­le rico­no­sciu­te. Una vio­len­za che si riper­cuo­te trop­po spes­so in ogni par­te del mon­do.

Ana­liz­zan­do alcu­ni dati sta­ti­sti­ci emer­ge che In Ita­lia, ogni anno, qua­si mil­le bam­bi­ni sono vit­ti­me di abu­si ses­sua­li: cir­ca due al gior­no. Ma nel 2016 si è regi­stra­to un vero record: sono sta­ti 5.383 i mino­ri vit­ti­ma di vio­len­za, non solo ses­sua­le; si trat­ta di cir­ca 15 bam­bi­ni ogni gior­no. In sei casi su die­ci si trat­ta di bam­bi­ne, nei resta­ti 4 casi, quin­di di bam­bi­ni.  Un dato che segna un pre­oc­cu­pan­te +6% rispet­to all’anno pre­ce­den­te.

L’allarme sul feno­me­no vie­ne dagli ulti­mi dati Inter­for­ze del 2016, ela­bo­ra­ti nel Dos­sier del­la cam­pa­gna Indi­fe­sa di Ter­re des Hom­mes (6/a edi­zio­ne), sul­la con­di­zio­ne del­le bam­bi­ne e ragaz­ze nel mon­do, pre­sen­ta­to il 10 otto­bre 2017 alla pre­sen­za del pre­si­den­te del Sena­to Pie­tro Gras­so.

La vio­len­za dome­sti­ca è cau­sa del­la mag­gio­ran­za dei rea­ti con­tro i mino­ri, secon­do Ter­re des Hom­me: «Nel 2016 sono sta­te ben 1.618 le vit­ti­me di mal­trat­ta­men­to in fami­glia, per il 51% fem­mi­ne, con un incre­men­to del 12% rispet­to all’anno pre­ce­den­te. Cre­sciu­to del 23% il nume­ro di vit­ti­me mino­ri di abu­so di mez­zi di cor­re­zio­ne o disci­pli­na (266 nel 2016), ovve­ro di bot­te fino ad anda­re in ospe­da­le e arri­va­re a denun­cia». Pochi i segni meno nell’elenco dei rea­ti. Le due fat­ti­spe­cie più in calo rispet­to al 2015 «sono gli atti ses­sua­li con mino­ri di 14 anni (-11%), dove però le vit­ti­me sono anco­ra 366, per l’80% bam­bi­ne, e la deten­zio­ne di mate­ria­le por­no­gra­fi­co, che segna ‑12%, con 58 vit­ti­me, il 76% fem­mi­ne». Col­pi­sce anche il dato degli omi­ci­di volon­ta­ri con­su­ma­ti: più che rad­dop­pia­ti in un anno (da 13 a 21 mino­ri vit­ti­me) il 62% era una bam­bi­na o ado­le­scen­te.

A quan­to pare, esi­ste un impres­sio­nan­te nume­ro di bam­bi­ni, a comin­cia­re da neo­na­ti di pochi mesi, che subi­sco­no espe­rien­ze di vio­len­za, spes­so cau­sa­te pro­prio da chi dovreb­be pren­der­si cura di loro. A rive­lar­lo è il rap­por­to dell’UNICEF “A Fami­liar Face: Vio­len­ce in the lives of chil­dren and ado­le­scen­ts” (Un vol­to fami­lia­re: la vio­len­za nel­le vite di bam­bi­ni e ado­le­scen­ti), pre­sen­ta­to a novem­bre 2017, rive­la le vio­len­ze che i bam­bi­ni subi­sco­no, in ogni momen­to del­la loro infan­zia e in tut­ti i con­te­sti. «I dan­ni inflit­ti ai bam­bi­ni, in tut­to il mon­do, sono dav­ve­ro pre­oc­cu­pan­ti» com­men­ta Cor­ne­lius Wil­liams, Respon­sa­bi­le dei pro­gram­mi per la Pro­te­zio­ne dell’infanzia dell’UNICEF. «Dai neo­na­ti che ven­go­no schiaf­feg­gia­ti sul viso ai ragaz­zi e alle ragaz­ze costret­ti a subi­re abu­si ses­sua­li, agli ado­le­scen­ti assas­si­na­ti nel­le loro comu­ni­tà – la vio­len­za con­tro i bam­bi­ni non rispar­mia nes­su­no e non cono­sce limi­ti.».

A livel­lo glo­ba­le, tre quar­ti dei bam­bi­ni tra i 2 e i 4 anni – cir­ca 300milioni in tut­to – subi­sco­no in casa aggres­sio­ni psi­co­lo­gi­che e/o fisi­che da colo­ro che se ne dovreb­be­ro pren­de­re cura cir­ca 60% dei bam­bi­ni di un anno di età, nei 30 Sta­ti per i qua­li sono dispo­ni­bi­li tali sta­ti­sti­che, sono rego­lar­men­te vit­ti­me di un’educazione vio­len­ta: cir­ca un quar­to di essi vie­ne abi­tual­men­te strat­to­na­to per puni­zio­ne, e 1 su 10 vie­ne schiaf­feg­gia­to o col­pi­to sul vol­to, alla testa o sul­le orec­chie.

Nel mon­do, il 25% dei bam­bi­ni sot­to i 5 anni – 176 milio­ni in tut­to – vive insie­me a una madre vit­ti­ma di un part­ner vio­len­to. Nel mon­do, cir­ca 15 milio­ni di ragaz­ze tra i 15 e i 19 anni sono sta­te costret­te a rap­por­ti ses­sua­li o altri tipi di vio­len­za di natu­ra ses­sua­le nel cor­so del­la loro vita solo l’1% del­le ado­le­scen­ti che han­no subi­to vio­len­za ses­sua­le ha dichia­ra­to di aver chie­sto l’aiuto di uno spe­cia­li­sta nei 28 Sta­ti in cui que­sti dati sono dispo­ni­bi­li, media­men­te il 90% del­le ado­le­scen­ti che han­no subi­to vio­len­za ses­sua­le ha dichia­ra­to che a per­pe­tra­re il pri­mo abu­so era sta­ta una per­so­na che la vit­ti­ma già cono­sce­va. I dati rac­col­ti in 6 pae­si rile­va­no che ami­ci, com­pa­gni di clas­se e part­ner sono tra colo­ro mag­gior­men­te indi­ca­ti come auto­ri di vio­len­ze ses­sua­li su ado­le­scen­ti maschi.

A livel­lo glo­ba­le, ogni 7 minu­ti un ado­le­scen­te vie­ne ucci­so a segui­to di un atto di vio­len­za. Negli Sta­ti Uni­ti, i gio­va­ni neri (non ispa­ni­ci) tra i 10 e i 19 anni han­no cir­ca 19 vol­te più pro­ba­bi­li­tà di fini­re ucci­si rispet­to a un coe­ta­neo bian­co. Se il tas­so di omi­ci­di tra gli ado­le­scen­ti neri fos­se este­so all’intera popo­la­zio­ne del pae­se, gli Sta­ti Uni­ti risul­te­reb­be­ro fra i 10 Sta­ti più peri­co­lo­si al mon­do secon­do i dati del 2015, il rischio di cade­re vit­ti­ma di un omi­ci­dio per un ado­le­scen­te nero degli Sta­ti Uni­ti è pari a quel­lo che si cor­re di rima­ne­re ucci­so in un pae­se dila­nia­to da una vio­len­za dif­fu­sa come il Sud Sudan.

L’America Lati­na e i Carai­bi sono le uni­che regio­ni del mon­do in cui il tas­so di omi­ci­di tra gli ado­le­scen­ti è in aumen­to. È qui che nel 2015 è avve­nu­ta cir­ca la metà di tut­ti gli omi­ci­di mon­dia­li che han­no avu­to come vit­ti­ma un ado­le­scen­te. Cir­ca metà del­la popo­la­zio­ne in età sco­la­re – 732 milio­ni in tut­to – vive in pae­si in cui le puni­zio­ni fisi­che a scuo­la sono con­sen­ti­te o non sono total­men­te proi­bi­te. Tre quar­ti del­le spa­ra­to­rie all’interno di edi­fi­ci sco­la­sti­ci avve­nu­te negli ulti­mi 25 anni si sono veri­fi­ca­te negli Sta­ti Uni­ti. Per quan­to riguar­da gli ado­le­scen­ti (11–15 anni) che han­no rife­ri­to di aver com­piu­to atti di bul­li­smo a scuo­la alme­no una vol­ta, l’Italia si col­lo­ca tra i 10 Sta­ti con la per­cen­tua­le più bas­sa. Anche per quan­to riguar­da la per­cen­tua­le dife­ri­sco­no di aver subi­to epi­so­di di bul­li­smo il nostro Pae­se si col­lo­ca nei posti più bas­si del­la gra­dua­to­ria.

Dopo tut­to que­sto excur­sus di dati sta­ti­sti­ci sul­la vio­len­za, risul­ta impor­tan­te non abbas­sa­re la guar­dia e non ren­de­re la vio­len­za solo ed esclu­si­va­men­te “di gene­re”.

Cele­bra­re solo ed esclu­si­va­men­te la Gior­na­ta inter­na­zio­na­le con­tro la vio­len­za sul­le don­ne non basta se con­ti­nuia­mo a igno­ra­re tut­te le altre for­me di vio­len­za.

L’augurio è quel­lo di pro­muo­ve­re stu­di sul tema con ade­gua­te con­tro­mi­su­re isti­tu­zio­na­li di con­tra­sto al feno­me­no, affin­chè la tute­la del­la vit­ti­ma sia garan­ti­taindi­pen­den­te­men­te dal ses­so o dall’età di appar­te­nen­za.

Una società civili che si rispetti dovrebbe prevenire e condannare la violenza a prescindere dal genere di autori e vittime.

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