MARINO. DOPO AMPLIAMENTO PARCO APPIA ANTICA, Nota di Maurizio Aversa

MARINO. DOPO AMPLIAMENTO PARCO APPIA ANTICA, Nota di Maurizio Aversa

12/10/2018 0 Di Maurizio Aversa

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Sia a livel­lo geo­gra­fi­co, cosa è vici­no e cosa è lon­ta­no; sia a livel­lo tem­po­ra­le, cosa è acca­du­to nel tem­po lon­ta­no e cosa acca­de in que­sti anni ed ora; sono due con­fron­ti che si pre­sta­no ad equi­vo­ci. Qua­li? Quel­lo del can­noc­chia­le rove­scia­to. Chi ha avu­to modo di eser­ci­ta­re que­sta sem­pli­ce pro­va, maneg­gia­re un can­noc­chia­le, sa bene che se ne fai un uso cor­ret­to, ti aiu­ta a fare degli “zoom”. Ad ingran­di­re par­ti­co­la­ri, ovve­ro ad avvi­ci­na­re ele­men­ti che non vedre­sti ad occhio nudo. Al con­tra­rio, se usi il can­noc­chia­le scor­ret­ta­men­te, l’effetto sarà l’opposto vedrai anco­ra più lon­ta­no ciò che stai osser­van­do, ovve­ro si rim­pic­cio­li­ran­no ele­men­ti che cer­chi di inda­ga­re.
Que­sta pre­mes­sa, abba­stan­za sem­pli­ce, è uti­le far­la in spe­cial modo nei tem­pi dei media bru­cia­ti dai social e dall’imperante inter­net per la cir­co­la­zio­ne di noti­zie (sal­vo le fake, ma non è que­sta l’attenzione qui), per i com­men­ti del­le stes­se, e per le decu­pli­can­ti pre­se di posi­zio­ne di sog­get­ti, agen­ti, appa­ra­ti, sin­go­li cit­ta­di­ni sia in chia­ve socia­le che cul­tu­ra­le che poli­ti­ca.
Infat­ti, occu­pan­do­ci dell’ampliamento del Par­co dell’Appia Anti­ca, vale, rite­nia­mo, la scel­ta di non fer­mar­ci ad osser­va­re l’indice, ma di osser­va­re il con­te­nu­to. Di osser­va­re se e come è sta­to ogget­to di siste­ma­zio­ne per poi valu­ta­re gli effet­ti attua­li.
Anto­nio Ceder­na, Rena­to Nico­li­ni. Un ambien­ta­li­sta ed un archi­tet­to comu­ni­sta. Ceder­na, un gran­de magni­fi­co stu­dio­so e com­bat­ten­te che ha pre­cor­so i tem­pi dell’evoluzione di Roma. Che ha indi­ca­to pro­ble­mi, peri­co­li, ed offer­to solu­zio­ni, linee, sen­za mai allon­ta­nar­si dal con­fron­to, dal­lo spor­car­si le mani per veri­fi­ca­re e soste­ne­re le pro­prie ragio­ni. Con libri, con con­ve­gni, con bat­ta­glie ambien­ta­li­ste e poli­ti­che. Nico­li­ni, un ammi­ni­stra­to­re che, con­tra­ria­men­te alla vul­ga­ta dell’effimero (che pure gli ha dato noto­rie­tà: e che era la scel­ta poli­ti­ca e cul­tu­ra­le di ripor­ta­re il popo­lo ad usci­re dopo le pau­re degli anni del­lo stra­gi­smo) è sta­to con­cre­to ammi­ni­stra­to­re, capa­ce di incar­di­na­re scel­te futu­re che avreb­be­ro dato vita al par­co dell’Appia Anti­ca.

Lui­gi Petro­sel­li, sin­da­co di Roma, si affac­cia dal suo uffi­cio in Cam­pi­do­glio, Roma, 21/09/1979

Que­ste due per­so­na­li­tà, uno, l’ambientalista, riu­scì a met­te­re con­cre­ta­men­te in atto la sal­va­guar­dia del­le aree archeo­lo­gi­che espri­men­do con­te­nu­ti di tute­la, di con­te­stua­liz­za­zio­ne dell’operare com­pa­ti­bi­le dell’attività uma­na come l’agricoltura, tan­to che gli fu chie­sto di pre­sie­de­re l’azienda con­sor­ti­le che dove­va occu­par­si di que­sti con­te­nu­ti. L’altro, l’amministratore, agì con Lui­gi Petro­sel­li Sin­da­co e si impe­gnò, pro­prio con Ceder­na nel­la rea­liz­za­zio­ne del pro­get­to per il ripri­sti­no dei Fori e del­l’a­rea archeo­lo­gi­ca cen­tra­le. Con la modi­fi­ca del­la via­bi­li­tà dei Fori, è pro­prio in quel momen­to che si com­ple­ta la con­ti­nui­tà del­l’a­rea archeo­lo­gi­ca, libe­ra­men­te per­cor­ri­bi­le, dal Colos­seo al Cam­pi­do­glio.
Quel­le, pro­prio quel­le sono le pre­mes­se del gran­de pro­get­to di un par­co archeo­lo­gi­co, un’area pro­tet­ta ma frui­bi­le, tute­la­ta ma luo­go di stu­dio, di scien­za, di inda­gi­ne con­ti­nua, oltre che di bel­lez­za natu­ra­le e sto­ri­ca pre­ser­va­ta. Il gran­de pro­get­to che vede­va dai Fori ai Castel­li roma­ni il Par­co dell’Appia Anti­ca.
Guar­dan­do con quel can­noc­chia­le ben usa­to, vedia­mo che quell’impianto è sal­vo. Anzi pro­prio per­ché pen­sa­to per il futu­ro e non per robe da bot­te­ga (né poli­ti­ca, né per­so­na­le) oggi ne pos­sia­mo apprez­za­re tuta la bon­tà. Oggi, dicia­mo, in modo più com­ple­to. Nel sen­so che l’ampliamento del Par­co, è, appun­to, un amplia­men­to. Quin­di, in veri­tà già da anni quel pro­get­to ha pre­so vita. Con alti e bas­si ha cam­mi­na­to, rea­liz­za­to, fat­to cul­tu­ra, ser­vi­to la scien­za, sal­va­guar­da­to la natu­ra, tute­la­to la bel­lez­za. Anche pae­sag­gi­sti­ca e pae­si­sti­ca. La qua­le però, pro­prio per­ché bel­lez­za pae­si­sti­ca, con tan­to di leg­gi per­ti­nen­ti, ave­va neces­si­tà di esse­re com­ple­ta­ta nel­la sua frui­zio­ne e sal­va­guar­dia pro­prio dall’ampliamento del Par­co.
E’ vero, que­sta è una bat­ta­glia che, vista da Mari­no, sem­bra qua­si una vit­to­ria “mari­ne­se” offer­ta a tut­ti. No. Come tut­te le real­tà che si com­pon­go­no a mosai­co, c’è la par­te impor­tan­te, in que­sta scel­ta, che è una vit­to­ria con­tro even­tua­li abban­do­ni e con­tro spe­cu­la­zio­ni ten­ta­te. Ma c’è anche la vit­to­ria di un tema, quel­lo dell’ampliamento, che va oltre il con­tin­gen­te del­la bat­ta­glia anti­spe­cu­la­ti­va. Infat­ti, anche quan­do il movi­men­to con­tro la cemen­ti­fi­ca­zio­ne non era così for­te, pure ci sono sta­te scel­te – pur­trop­po non san­ci­te da atto ammi­ni­stra­ti­vo – che pari, pari, pro­po­ne­va­no l’attuale deci­sio­ne. Dob­bia­mo esse­re ben feli­ci di que­sto risul­ta­to. Dob­bia­mo ascri­ver­lo sen­za dub­bio a tut­ti quei cit­ta­di­ni e quel­le for­ze che, a Mari­no e non solo, si sono sob­bar­ca­te l’onere di man­te­ne­re la bar­ra drit­ta. E sono tan­te quel­le for­ze. La ripro­va è l’ampio soste­gno poli­ti­co-ammi­ni­stra­ti­vo, ed anche oltre, extrai­sti­tu­zio­na­le, di par­ti­ti e movi­men­ti non pre­sen­ti in Con­si­glio Regio­na­le, che pro­prio lì – pur non essen­do­ci – han­no tro­va­to rispo­sta.
Ma que­sto risul­ta­to – sapen­do che ha biso­gno comun­que di vigi­lan­za con­ti­nua, vista la mate­ria – va ricon­dot­to senz’altro al per­cor­so sto­ri­co-cul­tu­ra­le impian­ta­to anni addie­tro. Per dir­la in altro modo: se ci fos­se­ro sta­te scel­te scel­le­ra­te da par­te di Ceder­na e Nico­li­ni e Petro­sel­li, oggi ci ritro­ve­rem­mo maga­ri con un uni­cum abi­ta­ti­vo da Quar­to Miglio a Cec­chi­na. Mica qual­cu­no pen­sa che non sia­no sta­te ten­ta­te que­ste scel­te? C’era chi le pro­pa­gan­da­va. Per scar­sa cul­tu­ra ambien­ta­le, per sot­to­va­lu­ta­zio­ne dei beni archeo­lo­gi­ci e pae­sag­gi­sti­ci e pae­si­sti­ci, per la teo­ria del­lo svi­lup­pi­smo, per man­te­ne­re in auge ciò che i palaz­zi­na­ri fan­no da sem­pre: tan­to cemen­to per­ché tan­to è (era) il valo­re aggiun­to di que­sta atti­vi­tà eco­no­mi­ca di rapi­na.
Inve­ce no. Cosa face­va­no chi ci ha con­se­gna­to la pos­si­bi­li­tà, oggi, di amplia­re il Par­co dopo aver­lo rea­liz­za­to? Svol­ge­va­no atti­vi­tà poli­ti­ca e cul­tu­ra­le, insie­me e sepa­ra­ta­men­te, ma nel­la stes­sa dire­zio­ne. Anto­nio Ceder­na, scri­ve­va, sui gior­na­li, sul­le rivi­ste, libri, pre­sen­zia­va con­ve­gni. Ovvia­men­te non da solo. Citia­mo Ceder­na come pun­ta di dia­man­te evi­den­te non per­ché fos­se una sor­ta di san­to­ne con la veri­tà. Tutt’altro. Il suo agi­re, la sua pre­sen­za, il volu­me dei suoi lavo­ri – oggi acces­si­bi­li a tut­ti gra­zie alla dona­zio­ne di libri e docu­men­ti che egli ha fat­to alla sede del Par­co alle­sti­ta pres­so Capo di Bove sull’Appia Anti­ca – vede egli pro­ta­go­ni­sta, ma di un movi­men­to di una schie­ra di for­ze, di intel­let­tua­li e poli­ti­ci e ammi­ni­stra­to­ri con­sa­pe­vo­li e par­te­ci­pi. Nume­ro­si, ad esem­pio sono sta­ti gli inter­ven­ti che Ceder­na ha pro­fu­so pres­so riu­nio­ni di movi­men­ti, di par­ti­ti, di assem­blee degli elet­ti. Allo stes­so modo, Nico­li­ni e Petro­sel­li, han­no uti­liz­za­to la orga­niz­za­zio­ne comu­ni­sta (il PCI) e le mag­gio­ran­ze costrui­te con altre for­ze (socia­li­sti, repub­bli­ca­ni, ecc) per far vei­co­la­re con docu­men­ti, con inter­ven­ti, con assem­blee. Fu in que­sto ambi­to che nel 1981 con la fida col­la­bo­ra­tri­ce, Mara Pitor­ri, aiu­tò e par­te­ci­po’ al con­ve­gno sul­la Regi­na Via­rum, tenu­to­si nel­la sala con­si­lia­re del comu­ne di Mari­no dove, appun­to, ini­ziò a pren­de­re con­si­sten­za in modo for­te la con­sa­pe­vo­lez­za del valo­re Appia Anti­ca e del nes­so ambien­ta­le, archeo­lo­gi­co e rego­la­to­re che que­sta sto­ri­ca pre­sen­za pote­va e può ora svol­ge­re nel qua­dran­te sud di Roma. Loren­zo Cioc­ci e mol­ti altri ammi­ni­stra­to­ri in segui­to pre­se­ro a cuo­re pro­prio la valo­riz­za­zio­ne di que­sta real­tà. Natu­ral­men­te ne segui­ro­no, suc­ces­si­va­men­te, e fino ai gior­ni nostri, ovve­ro alle con­si­lia­tu­re da fine anni novan­ta in qua, ten­ta­ti­vi pesan­tis­si­mi, e for­se non ter­mi­na­ti, di met­te­re in secon­do pia­no la bel­lez­za, la cul­tu­ra, la sal­va­guar­dia ambien­ta­le, natu­ra­li­sti­ca, pae­sag­gi­sti­ca e pae­si­sti­ca del­la nostra real­tà ed oltre. Ma quell’impianto, quel­la dif­fu­sio­ne di idee e valo­ri. Oggi sono sta­ti sub­stra­to e pre­con­di­zio­ne per l’ultimo tas­sel­lo dell’ampliamento. Ora natu­ral­men­te, ci vor­reb­be, non tan­to una cam­pa­gna cele­bra­ti­va – da qua­lun­que par­te essa sia pro­po­sta – ma, sem­mai, un nuo­vo livel­lo di appro­fon­di­men­to, stu­dio, valo­riz­za­zio­ne per non fer­mar­si all’episodico. Il rife­ri­men­to è con­cre­to ed attua­lis­si­mo. Que­sti suc­ces­si, sia del­lo stop cemen­to che del­la frui­zio­ne dei beni archeo­lo­gi­ci e natu­ra­li, avran­no pie­na attua­zio­ne solo se, esat­ta­men­te al con­tra­rio di ora, la manu­ten­zio­ne e valo­riz­za­zio­ne sto­ri­co, archeo­lo­gi­co, scien­ti­fi­ca e natu­ra­li­sti­ca dell’Appia Anti­ca, ovve­ro del par­co amplia­to, non sia una manu­ten­zio­ne straor­di­na­ria, ma ordi­na­ria, con fon­di suf­fi­cien­ti a dispo­si­zio­ne del­le mol­tis­si­me pro­fes­sio­na­li­tà che sono pre­sen­ti e a dispo­si­zio­ne e appas­sio­na­te del pro­get­to gene­ra­le. Chi pro­muo­ve­rà, non una cam­pa­gna elet­to­ra­le, ma una ses­sio­ne di rifles­sio­ne per ana­li­si e solu­zio­ni poli­ti­co-ammi­ni­stra­ti­ve? Regio­ne, Cit­tà Metro­po­li­ta­na, Comu­ni, Par­chi ? Dal­lo zoom di can­noc­chia­le su Mari­no: que­sto comu­ne lo farà, lo vor­rà fare? Intan­to mol­ti, per scel­ta e per indo­le, come i comu­ni­sti a Mari­no e nel Lazio, vigi­le­ran­no.

Con­si­de­ra­zio­ne fina­le: ho atte­so qual­che gior­no, dopo gli autoat­te­sta­ti di vit­to­ria per, ripe­to, il com­ple­ta­men­to di una cosa enor­me già garan­ti­ta dal­la sto­ria del­le cose. Non per sno­bi­smo, ma per­ché con que­sta sem­pli­ce nota vor­rei aver con­tri­bui­to in modo indi­ret­to, ma con­cre­to, al ricor­do di uno dei più gran­di sin­da­ci e diri­gen­ti comu­ni­sti che Roma abbia mai avu­to: Lui­gi Petro­sel­li. Infat­ti il 7 otto­bre 1981, pochi mesi dopo che abbia­mo svol­to quel con­ve­gno a Mari­no, Lui­gi Petro­sel­li fu stron­ca­to da un ful­mi­neo attac­co duran­te il suo ruo­lo poli­ti­co di diri­gen­te a Bot­te­ghe Oscu­re men­tre svol­ge­va un inter­ven­to in Comi­ta­to Cen­tra­le. Un po’ tut­ti, quin­di anche i mari­ne­si, devo­no più di qual­co­sa a quel­le scel­te che oggi, rea­liz­za­te, si chia­ma­no Par­co dell’Appia Anti­ca.

Mau­ri­zio Aver­sa, già asses­so­re alla Cul­tu­ra e alle atti­vi­tà pro­dut­ti­ve del Comu­ne di Mari­no, è attual­men­te com­po­nen­te del­la Segre­te­ria del PCI Lazio, e del­la segre­te­ria del­la sezio­ne “E. Ber­lin­guer” di Mari­no.

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