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La Asl RM5 vince un bando europeo per i richiedenti asilo
11/10/2018Questo articolo è stato letto 3224 volte!
La Asl Roma 5 vince un bando della Comunità europea arrivando settima in tutta Italia con il suo progetto per Richiedenti asilo e Titolari di protezione(RTPI)
Nasce anche il primo Documento sanitario Informatizzato Personale
Nasce anche il primo Documento sanitario Informatizzato Personale
Tivoli - Si chiama G‑START ed è rivolto alle persone Richiedenti asilo e Titolari di protezione(RTPI) costrette a fuggire dal loro paese, vittime di violenza fisica e psicologica. Grazie a G‑Start nasce anche il primo documento sanitario individuale. Il progetto, presentato come capofila dalla ASL Roma 5 in partenariato con Istituto Superiore di Sanità e Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, è arrivato SETTIMO in tutta Italia ed è stato finanziato per un importo di quasi 600mila euro del Bando FAMI “Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2014–2020”. Dà vita ad un sistema integrato (una governance) colmando la grave lacuna della mancanza finora registrata di un sistema strutturato che va a coinvolgere direttamente tutti i gruppi di interesse con l’obiettivo di avvicinarsi il più possibile ai bisogni di queste persone e degli operatori socio-sanitari. Diversi i servizi ASL coinvolti: distretti, servizi di igiene mentale, dipartimento di prevenzione, dipartimento materno-infantile, presidi ospedalieri.
G‑Start sta per Governance, Salute, Territorio, Accoglienza per Richiedenti asilo e Titolari di protezione: sperimentazione di un modello.
Le difficili condizioni del percorso migratorio hanno sempre maggiore incidenza sull’insorgenza di vulnerabilità nella popolazione migrante e si sommano agli effetti delle persecuzioni, delle violenze e delle situazioni di precarietà da cui spesso gli RTPI fuggono. Di fronte a una popolazione giovane e tendenzialmente sana, gli effetti dati dal transito attraverso le rotte, dal passaggio e a volte dalla detenzione in Libia e dalla traversata del Mediterraneo, possono far insorgere disturbi post-traumatici e vulnerabilità psico-sociali, situazioni che in alcuni casi possono essere aggravate in Italia dalla situazione di incertezza sul proprio status e dalle condizioni relative all’accoglienza. La relazione sulla tutela della salute dei migranti e della popolazione residente del 18 novembre 2017, a cura della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, sottolinea proprio la necessità di intervenire preventivamente e tempestivamente sulle vulnerabilità.
FINALITÀ
La finalità generale della proposta è garantire la tutela della salute e promuovere percorsi di prevenzione per i Richiedenti asilo e Titolari di Protezione Internazionale (RTPI), con particolare attenzione ai casi di vulnerabilità psico-sociale, migliorando accesso, qualità, efficacia e continuità dell’assistenza socio-sanitaria degli stessi, e promuovendo il ruolo attivo dei RTPI nell’accesso appropriato e consapevole ai servizi.
A tale scopo, G‑start elabora un modello sperimentale sviluppato dall’Azienda Sanitaria Locale Roma 5 con l’intento di metterlo a disposizione della altre ASL del Lazio e delle altre regioni. L’impatto è atteso tanto sulla gestione dei servizi sanitari quanto sui singoli operatori socio-sanitari e dell’accoglienza, nonché sugli stessi RTPI, innescando meccanismi con componente di sostenibilità che favoriscano l’esercizio effettivo del diritto alla salute.
Nello specifico, il progetto elabora un modello sperimentale per l’attuazione della Governance Territoriale attraverso l’attivazione di strumenti di coordinamento:
FINALITÀ
La finalità generale della proposta è garantire la tutela della salute e promuovere percorsi di prevenzione per i Richiedenti asilo e Titolari di Protezione Internazionale (RTPI), con particolare attenzione ai casi di vulnerabilità psico-sociale, migliorando accesso, qualità, efficacia e continuità dell’assistenza socio-sanitaria degli stessi, e promuovendo il ruolo attivo dei RTPI nell’accesso appropriato e consapevole ai servizi.
A tale scopo, G‑start elabora un modello sperimentale sviluppato dall’Azienda Sanitaria Locale Roma 5 con l’intento di metterlo a disposizione della altre ASL del Lazio e delle altre regioni. L’impatto è atteso tanto sulla gestione dei servizi sanitari quanto sui singoli operatori socio-sanitari e dell’accoglienza, nonché sugli stessi RTPI, innescando meccanismi con componente di sostenibilità che favoriscano l’esercizio effettivo del diritto alla salute.
Nello specifico, il progetto elabora un modello sperimentale per l’attuazione della Governance Territoriale attraverso l’attivazione di strumenti di coordinamento:
- Tavolo Salute e Accoglienza (TASAC)
- Comunità di Pratica (CdP) web-based
- Istituzione di servizi di identificazione/presa in carico delle vulnerabilità psico-sociali
- Definizione/adozione standard assistenziali e protocolli
- Accesso facilitato degli RTPI ai servizi di prevenzione ASL
- Formazione del personale sanitario e degli operatori dell’accoglienza
- Adozione di strumenti di audit e valutazione dell’efficacia dei servizi
- Utilizzo di un sistema informatizzato di raccolta dati a garanzia della continuità assistenziale
UN PO’ DI DATI
Secondo i dati del Ministero dell’Interno, nel 2016 i migranti sbarcati sono stati 181.436, nel 2017 119.369 e al 31 marzo del 2018 si registra una diminuzione degli arrivi via mare del 76,57% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Secondo i dati del Ministero dell’Interno, nel 2016 i migranti sbarcati sono stati 181.436, nel 2017 119.369 e al 31 marzo del 2018 si registra una diminuzione degli arrivi via mare del 76,57% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
I dati aggiornati al 1 ottobre 2018 sono riassunti in tabella
Nonostante tale diminuzione, la significativa presenza sul territorio di Richiedenti e Titolari di Protezione Internazionale (RTPI) pone in evidenza la necessità di strutturare interventi coordinati e programmatici che garantiscano la tutela socio-sanitaria e favoriscano percorsi di inclusione. Come terza regione in Italia, il Lazio ospita in accoglienza 14.893 migranti, ovvero il 9% del totale, di cui 4.467 sono accolti nell’ambito del progetto SPRAR.
Nei 70 Comuni dell’area dell’Asl Roma 5, i residenti di origine straniera sono 61.249, ovvero il 12,2% del totale e questo dato ha subito un incremento del 37% negli ultimi 5 anni. Nello stesso territorio si registra la presenza di 13 strutture di accoglienza, che ospitano più di 600 richiedenti protezione internazionale. Rispetto alle attività di assistenza, cura, prevenzione e promozione della salute rivolte agli/alle RTPI, esistono in particolare alcune criticità.
I dati disponibili sottolineano la necessità di intervenire in modo da rendere più efficace l’accesso ai servizi primari da parte della popolazione straniera, attraverso azioni combinate. In particolare, risulta necessario intervenire sulla fluidità dei meccanismi di governance territoriale, promuovendo un’offerta completa e culturalmente appropriata di servizi socio-sanitari, anche nelle strutture di accoglienza. Parallelamente, la formazione del personale sanitario a un approccio di tipo transculturale, utilizzando il supporto di mediatori linguistico-culturali, e degli operatori delle strutture di accoglienza all’identificazione tempestiva delle vulnerabilità consentirebbe maggiore fluidità nella comunicazione, tempestività dell’eventuale presa in carico delle vulnerabilità e strutturazione del follow-up, se necessario.
Infine, l’attivazione di processi di empowerment degli stessi RTPI, in modo che acquisiscano maggiori conoscenze e consapevolezza su a tematiche di salute e familiarizzino con i servizi offerti dal SSN, consentirebbe di valorizzare un enorme potenziale di prevenzione e cura tra pari che attualmente resta spesso non utilizzato. L’attivazione di tali processi consentirebbe di superare molte delle barriere che attualmente ostacolano il pieno accesso dei/delle RTPI ai servizi socio-sanitari.
LA PREVENZIONE
Il progetto prevede di estendere ai RTPI presenti sul territorio della ASL le attività del Piano di Prevenzione 2014–2018 che, fra i suoi principi, prevede il raggiungimento di gruppi di popolazione svantaggiati, in particolare per la prevenzione e la promozione della salute per le malattie croniche non trasmissibili, gli incidenti domestici, la salute mentale e le malattie infettive.
UN DOCUMENTO SANITARIO INDIVIDUALE DA PORTARE SEMPRE CON SÉ
Al fine di ottimizzare questo complesso apparato di accoglienza dei RTPI, il progetto utilizzerà un sistema per garantire la continuità nell’assistenza e nella prevenzione. Ogni RTPI disporrà di un documento informatizzato personale (DIP — pendrive) con dati criptati ma accessibili, previa autorizzazione, agli operatori sanitari sullo stato di salute e malattia dei RTPI, su pratiche di prevenzione (esempio vaccini), su interventi diagnostici e terapeutici. Il DIP accompagnerà il RTPI nei suoi spostamenti e faciliterà la continuità delle cure e dell’accoglienza, in generale, in altre realtà territoriali, regionali o nazionali.
IL COINVOLGIMENTO DELLA POPOLAZIONE – LA CITIZEN CONSULTATION
Nei Comuni con una presenza consistente di RTPI sarà realizzata una citizen consultation in quanto l’accoglienza dei RTPI deve giovarsi della componente sociale rappresentata dai cittadini dei comuni che li ospitano. Si raccoglieranno le opinioni di gruppi-campione di popolazione sul fenomeno migratorio, sugli orientamenti e raccomandazioni per l’accoglienza ai RTPI. Infine, vista la necessità di condividere le conoscenze e gli strumenti prodotti durante i due anni di attività del progetto, si organizzerà un momento di condivisione finale (brokerage event) di respiro regionale per l’ampliamento dell’applicazione delle buone pratiche nelle altre ASL della regione e di altre regioni.
Infine, l’attivazione di processi di empowerment degli stessi RTPI, in modo che acquisiscano maggiori conoscenze e consapevolezza su a tematiche di salute e familiarizzino con i servizi offerti dal SSN, consentirebbe di valorizzare un enorme potenziale di prevenzione e cura tra pari che attualmente resta spesso non utilizzato. L’attivazione di tali processi consentirebbe di superare molte delle barriere che attualmente ostacolano il pieno accesso dei/delle RTPI ai servizi socio-sanitari.
LA PREVENZIONE
Il progetto prevede di estendere ai RTPI presenti sul territorio della ASL le attività del Piano di Prevenzione 2014–2018 che, fra i suoi principi, prevede il raggiungimento di gruppi di popolazione svantaggiati, in particolare per la prevenzione e la promozione della salute per le malattie croniche non trasmissibili, gli incidenti domestici, la salute mentale e le malattie infettive.
UN DOCUMENTO SANITARIO INDIVIDUALE DA PORTARE SEMPRE CON SÉ
Al fine di ottimizzare questo complesso apparato di accoglienza dei RTPI, il progetto utilizzerà un sistema per garantire la continuità nell’assistenza e nella prevenzione. Ogni RTPI disporrà di un documento informatizzato personale (DIP — pendrive) con dati criptati ma accessibili, previa autorizzazione, agli operatori sanitari sullo stato di salute e malattia dei RTPI, su pratiche di prevenzione (esempio vaccini), su interventi diagnostici e terapeutici. Il DIP accompagnerà il RTPI nei suoi spostamenti e faciliterà la continuità delle cure e dell’accoglienza, in generale, in altre realtà territoriali, regionali o nazionali.
IL COINVOLGIMENTO DELLA POPOLAZIONE – LA CITIZEN CONSULTATION
Nei Comuni con una presenza consistente di RTPI sarà realizzata una citizen consultation in quanto l’accoglienza dei RTPI deve giovarsi della componente sociale rappresentata dai cittadini dei comuni che li ospitano. Si raccoglieranno le opinioni di gruppi-campione di popolazione sul fenomeno migratorio, sugli orientamenti e raccomandazioni per l’accoglienza ai RTPI. Infine, vista la necessità di condividere le conoscenze e gli strumenti prodotti durante i due anni di attività del progetto, si organizzerà un momento di condivisione finale (brokerage event) di respiro regionale per l’ampliamento dell’applicazione delle buone pratiche nelle altre ASL della regione e di altre regioni.
La sfida alla base di G‑start va oltre la governance della presenza dei RTPI sul territorio. Si profila come una condizione che richiede alle Asl e alla loro struttura di riadattarsi per rispondere alle cangianti e nuove esigenze di salute della popolazione (malattie infettive emergenti, voluminoso incremento delle malattie croniche non trasmissibili, nuove tecnologie bio-mediche, piattaforme informatiche). Accettare tali sfide è prima di tutto una questione di sopravvivenza del sistema sanitario pubblico. E la ASL Roma 5 è ben intenzionata a provarci…
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