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E ADESSO? I PROBLEMI, LE PRIORITA’, LA POLITICA, LE ISTITUZIONI, LA SINISTRA E I COMUNISTI.
27/05/2018Questo articolo è stato letto 2914 volte!
di Maurizio Aversa
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dichiarato che il Presidente incaricato Giuseppe Conte non ha accolto la possibilità di varare il Governo M5S e Lega con l’affidamento dell’incarico del Ministero dell’Economia ad uno degli esponenti politici di Lega o Cinquestelle. Quindi si prospetta, ora, un incarico per giungere a prossime (più o meno vicine) elezioni politiche.
1. I problemi che sono di fronte al Paese non sono i conti con la UE. Nel senso che quei conti, manifestamente visibili col nostro debito pubblico, sono la prova che il “mercato capitalistico” che vige in Italia, come in UE e molta parte occidentale del mondo, impone lo sfruttamento da cui derivano “i veri problemi delle persone normali”: la sanità che funziona sempre peggio e che ti devi pagare; il lavoro e lo sviluppo che non c’è perché gli “imprenditori” pensano a fare soldi e non a contribuire a far crescere la società e la comunità nazionale; il welfare, a cominciare dal sistema pensionistico e dalle misure di sostegno ai deboli, viene abbattuto per dare risposte ai “conti UE”; gli enti locali (comuni, province e regioni) sono sempre meno sostenute economicamente che, quindi, sono costretti a tagliare o far pagare i servizi base ai cittadini… ecc.
2. Le priorità di un Governo, quindi, oggi nel 2018, deve essere quello che mette mano non ad un braccio di ferro con la UE, non ad una “riforma” della UE che oggi così com’è è irriformabile; ma ad una ridiscussione dei trattati, ad una nostra sostanziale uscita dalla UE. Ben sapendo che molte altre sono le opzioni economiche internazionali: a cominciare dal sistema dei BRICS e a cominciare dalla neonata Banca Mondiale fondata dalla Cina. Le priorità di un Governo che pensi davvero alla nostra nazione, alla nostra comunità passa per la scelta di sviluppo delle potenzialità del Paese, includendo accordi alla pari con tanti Paesi, inclusi i Paesi europei.
3. Se davvero si vuole pensare ad una diversa Europa, si deve scegliere una strada che veda un sistema macroeconomico che si estende dallo stretto di Gibilterra fino a Vladivostok, dal Portogallo alla Russia. In quel senso l’unità politica, la programmazione economica, le Istituzioni di popoli e Stati avrebbe un senso maggiore che non gli interessi capitalistici e finanziari di un centro affaristico economico quale è divenuta la UE a guida BCE e Germania.
4. La politica può scegliere questa veritiera analisi e questa strada possibile. Contando magari su alleanze transnazionali di forze politiche ovvero di unità di forze internazionaliste che mettono al primo posto il riferimento ai lavoratori e al lavoro.
5. In tal modo tutte le Istituzioni democratiche presenti in tutti gli stati europei potranno svolgere il proprio ruolo “sovranista”, cioè di difesa oggettiva degli interessi dei popoli di cui è composto ogni singolo Stato.
6. Uno specifico compito, spetta alla sinistra e ai comunisti, la cui questione, oggettivamente si ripropone, qui e oggi. Una alleanza che non sia il gioco imbellettato del “voto diretto dei vari presidenti”; ovvero che non sia la “ricerca del maggioritario che emargina le forze minori”; ma che al contrario metta in primo piano la rappresentanza degli strati sociali più in sofferenza, insomma la rappresentanza sociale della sinistra e delle idee comuniste.
7. Da ciò ne discende un NO secco alle idee che verranno buttate in pasto all’opinione pubblica per “risolvere” la questione (FALSA) della governabilità tra due tre forze giganti. Da ciò ne deriva che la prossima campagna elettorale (ora che è certificato il non coraggio di M5S e Lega, che non hanno voluto fare a viso aperto, nel programma, la battaglia contro la UE; anzi si sono affrettati a spendere tutte le dichiarazioni filo NATO e filo UE) da sinistra, ripetiamo, da sinistra, va fatta solo in un modo: dichiarando la necessità di fuoriuscire da Euro e UE e NATO. I comunisti, il PCI intende fare questo con una forte unità a sinistra.
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Un operatore dell’informazione. Un attivista culturale impegnato a diffondere le buone pratiche che aumentano ed estendono la fruizione del miglior bene immateriale di cui l’umanità dispone: il sapere, la conoscenza, la cultura. Questo il mio intimo a cui mi ispiro e la mia veste “giornalistica”. Professionalmente provengo da esperienze “strutturate” come sono gli Uffici Stampa pesanti: La Lega delle Cooperative, Botteghe Oscure. Ma anche esperienze di primo impatto: Italia Radio; e il mondo delle Rassegne Stampa cooperativa DIRE, Diretel, Rastel, Telpress. Per la carta stampata oltre una esperienza “in proprio” come direttore scientifico della rivista “Vini del Lazio”, ho collaborato con Paese Sera, con L’Unità, con Oggi Castelli.