La BioRobotica, frontiera scientifica e tecnologica per applicazioni biomediche

La BioRobotica, frontiera scientifica e tecnologica per applicazioni biomediche

20/04/2018 0 Di Redazione

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 Progresso e risultati straordinari per una disciplina in grande espansione con applicazioni significative anche in Riabilitazione Neurologica. La SIRN ha presentato a Trieste alcuni contributi rilevanti

La BioRobotica, frontiera scientifica e tecnologica per applicazioni biomediche. Ecco i trattamenti sicuri e nuovi ausili per i disabili colpiti da ictus, sclerosi multipla, Parkinson. Aumenta l’efficienza, migliorano le tecniche.

“Sono in fase di avvio due studi RCT multicentrici a livello nazionale, uno focalizzato alla riabilitazione dell’arto superiore e l’altro alla riabilitazione del cammino, entrambi in pazienti post-ictus in fase subacuta e cronica”, spiega il dott.Stefano Mazzoleni, Ricercatore dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa

LO SCENARIO E I NUOVI STUDI - Stu­di recen­ti han­no dimo­stra­to l’ef­fi­ca­cia del­la robo­ti­ca e di altre tec­no­lo­gie per la ria­bi­li­ta­zio­ne e l’assistenza di per­so­ne con disa­bi­li­tà. In par­ti­co­la­re ai fini del recu­pe­ro moto­rio di per­so­ne con disa­bi­li­tà a segui­to di dan­ni neu­ro­lo­gi­ci (ad es. ictus, lesio­ni midol­la­ri, scle­ro­si mul­ti­pla e Par­kin­son) i dispo­si­ti­vi robo­ti­ci svi­lup­pa­ti a par­ti­re dagli ulti­mi 20 anni sono in gra­do di ero­ga­re trat­ta­men­ti sicu­ri, inten­si­vi e ripe­ti­bi­li, sem­pre sot­to la stret­ta super­vi­sio­ne dei pro­fes­sio­ni­sti del­lo staff ria­bi­li­ta­ti­vo, e di quan­ti­fi­ca­re gli esi­ti dei trat­ta­men­ti ria­bi­li­ta­ti­vi median­te la regi­stra­zio­ne di dati rela­ti­vi ai movi­men­ti effet­tua­ti e alle for­ze eser­ci­ta­te dal pazien­te.

“E’ neces­sa­rio — spie­ga il dott. Ste­fa­no Maz­zo­le­ni, Ricer­ca­to­re del­l’I­sti­tu­to di Bio­Ro­bo­ti­ca del­la Scuo­la Supe­rio­re San­t’An­na di Pisa e respon­sa­bi­le del Labo­ra­to­rio di Bio­in­ge­gne­ria del­la Ria­bi­li­ta­zio­neuno sfor­zo con­giun­to con l’obiettivo di fina­liz­za­re trial cli­ni­ci mul­ti­cen­tri­ci ran­do­miz­za­ti con­trol­la­ti (RCT) con lo sco­po di evi­den­zia­re gli effet­ti dei trat­ta­men­ti basa­ti su dispo­si­ti­vi robo­ti­ci con il mas­si­mo rigo­re meto­do­lo­gi­co. A tal pro­po­si­to sono ini­zia­ti appe­na sta­ti avvia­ti due stu­di RCT mul­ti­cen­tri­ci a livel­lo nazio­na­le, uno foca­liz­za­to alla ria­bi­li­ta­zio­ne del­l’ar­to supe­rio­re e l’al­tro alla ria­bi­li­ta­zio­ne del cam­mi­no, entram­bi in pazien­ti post-ictus in fase suba­cu­ta e cro­ni­ca, con il coin­vol­gi­men­to di oltre 20 strut­tu­re ospe­da­lie­re e cen­tri di ricer­ca cli­ni­ca”.

Inol­tre la com­bi­na­zio­ne di più trat­ta­men­ti ria­bi­li­ta­ti­vi basa­ti su tec­no­lo­gie inno­va­ti­ve (come ad esem­pio tera­pia assi­sti­ta dal robot e sti­mo­la­zio­ne elet­tri­ca fun­zio­na­le) potreb­be per­met­te­re di incre­men­ta­re i van­tag­gi rispet­to alla som­mi­ni­stra­zio­ne dei sin­go­li trat­ta­men­ti sepa­ra­ti: i fat­to­ri di cui tener con­to per l’i­den­ti­fi­ca­zio­ne del trat­ta­men­to otti­ma­le per cia­scun pazien­te sono mol­te­pli­ci (ad esem­pio inten­si­tà, dura­ta e moda­li­tà di som­mi­ni­stra­zio­ne) e devo­no esse­re ana­liz­za­ti median­te un approc­cio meto­do­lo­gi­co soli­do al fine di eli­mi­na­re bias e fat­to­ri di con­fon­di­men­to.

IL RUOLO DEI ROBOT - “Gra­zie a spe­ri­men­ta­zio­ni cli­ni­che abbia­mo dimo­stra­to che l’uti­liz­zo com­bi­na­to di sca­le cli­ni­che di valu­ta­zio­ne e meto­di quan­ti­ta­ti­vi basa­ti, ad esem­pio, sull’utilizzo di para­me­tri cine­ma­ti­ci regi­stra­ti dai robot duran­te le ses­sio­ni di ria­bi­li­ta­zio­ne, è in gra­do di for­ni­re un qua­dro com­ples­si­vo sugli esi­ti dei trat­ta­men­ti in cor­so. In par­ti­co­la­re median­te que­sto approc­cio inte­gra­to gli ope­ra­to­ri del­lo staff ria­bi­li­ta­ti­vo pos­so­no rica­va­re per cia­scun pazien­te infor­ma­zio­ni fon­da­men­ta­li — aggiun­ge il Dott. Maz­zo­le­ni - per la com­pren­sio­ne dei mec­ca­ni­smi neu­ro­fi­sio­lo­gi­ci alla base del recu­pe­ro moto­rio e degli adat­ta­men­ti del siste­ma ner­vo­so cen­tra­le a segui­to di dan­ni neu­ro­lo­gi­ci. In tal modo i trat­ta­men­ti ria­bi­li­ta­ti­vi pos­so­no esse­re adat­ta­ti pron­ta­men­te alle spe­ci­fi­che esi­gen­ze di cia­scun pazien­te in modo da otti­miz­za­re i tem­pi e le risor­se a dispo­si­zio­ne”.

LA TELERIABILITAZIONE E TRATTAMENTO DOPO ACUTO — Per assi­cu­ra­re la con­ti­nui­tà di cura dopo le dimis­sio­ni del­la per­so­na dall’ospedale e man­te­ne­re i bene­fi­ci otte­nu­ti duran­te la ria­bi­li­ta­zio­ne, le tec­no­lo­gie, in par­ti­co­la­re i sen­so­ri indos­sa­bi­li e i dispo­si­ti­vi robo­ti­ci por­ta­ti­li, pos­so­no svol­ge­re un ruo­lo fon­da­men­ta­le nel favo­ri­re la som­mi­ni­stra­zio­ne di trat­ta­men­ti da effet­tua­re pres­so il pro­prio domi­ci­lio o pres­so strut­tu­re sani­ta­rie e assi­cu­ra­re un moni­to­rag­gio da remo­to del­le atti­vi­tà svol­te. Negli anni in alcu­ne Regio­ni sono sta­ti avvia­ti pro­gram­mi spe­ri­men­ta­li di ria­bi­li­ta­zio­ne a distan­za (spes­so iden­ti­fi­ca­ti dal ter­mi­ne tele­ria­bi­li­ta­zio­ne), ma l’implementazione su vasta sca­la di que­sto tipo di trat­ta­men­ti rap­pre­sen­ta un obiet­ti­vo impor­tan­te da rag­giun­ge­re per incre­men­ta­re la qua­li­tà di vita del­le per­so­ne con disa­bi­li­tà, tenen­do con­to anche dei fat­to­ri di natu­ra lega­le (pri­va­cy dei dati, rico­no­sci­men­to del­la dia­gno­si a distan­za,….) ed eti­ca (soste­ni­bi­li­tà dei costi sani­ta­ri, equi­tà nell’accesso alle cure, …).

Le tec­no­lo­gie come la robo­ti­ca e l’intel­li­gen­za arti­fi­cia­le sono fon­da­men­ta­li per assi­cu­ra­re un’assistenza ade­gua­ta alle per­so­ne con disa­bi­li­tà: infat­ti gli ausi­li tec­no­lo­gi­ci inno­va­ti­vi, come ad esem­pio la car­roz­zi­na robo­ti­ca RISE svi­lup­pa­ta dal Cen­tro di Ria­bi­li­ta­zio­ne Moto­ria INAIL di Vol­ter­ra con l’Istituto di Bio­Ro­bo­ti­ca del­la Scuo­la Supe­rio­re Sant’Anna di Pisa all’interno di un pro­get­to di ricer­ca con­giun­to che si sta avvian­do alla con­clu­sio­ne del­la vali­da­zio­ne cli­ni­ca il pros­si­mo giu­gno, pos­so­no con­tri­bui­re al rein­se­ri­men­to socio-lavo­ra­ti­vo gra­zie ad una mol­te­pli­ci­tà di carat­te­ri­sti­che tec­ni­co-fun­zio­na­li in gra­do di assi­ste­re la per­so­ne nel­le atti­vi­tà di vita quo­ti­dia­na, in par­ti­co­la­re la mobi­li­tà, la ver­ti­ca­liz­za­zio­ne e l’accesso ai ser­vi­zi igie­ni­ci.

L’APPROFONDIMENTO DEL DOTT. STEFANO MAZZOLENI — “A par­ti­re dagli stu­di dispo­ni­bi­li nel­la let­te­ra­tu­ra sul­l’u­ti­liz­zo di siste­mi robo­ti­ci per la ria­bi­li­ta­zio­ne sono sta­ti evi­den­zia­ti miglio­ra­men­ti signi­fi­ca­ti­vi per quan­to riguar­da gli arti supe­rio­ri (atti­vi­tà di vita quo­ti­dia­na : SMD 0.37, inter­val­lo di con­fi­den­za 95%: 0.11 — 0.64, P = 0.005, I² = 62%), fun­zio­ne arto supe­rio­re: SMD 0.35, inter­val­lo di con­fi­den­za 95%: 0.18 — 0.51, P < 0.0001, I² = 36%), e for­za musco­la­re: SMD 0.36, inter­val­lo di con­fi­den­za 95%: 0.01 — 0.70, P = 0.04, I² = 72%), seb­be­ne la qua­li­tà del­l’e­vi­den­za sia piut­to­sto bas­sa a cau­sa di alcu­ni fat­to­ri e bias degli stu­di spe­ri­men­ta­li che non con­sen­to­no di trar­re con­clu­sio­ni gene­ra­li: scar­sa nume­ro­si­tà del cam­pio­ne ana­liz­za­to, dif­fe­ren­ti dura­te dei trat­ta­men­ti, alta varia­bi­li­tà del­le carat­te­ri­sti­che cli­ni­che dei sog­get­ti reclu­ta­ti, man­can­za del grup­po di con­trol­lo, man­can­za del cal­co­lo del cam­pio­ne, man­ca­to rife­ri­men­to alle mini­me dif­fe­ren­ze cli­ni­ca­men­te signi­fi­ca­ti­ve (Meh­rholz et al., Cochra­ne Data­ba­se Syst Rev. 2015).

Per quan­to riguar­da il recu­pe­ro del cam­mi­no, l’u­ti­liz­zo di siste­mi robo­ti­ci in com­bi­na­zio­ne con trat­ta­men­ti ria­bi­li­ta­ti­vi tra­di­zio­na­li ha mostra­to effet­ti bene­fi­ci aggiun­ti­vi sul­le abi­li­tà loco­mo­to­rie prin­ci­pal­men­te in pazien­ti con lesio­ni midol­la­ri in fase suba­cu­ta e nei pazien­ti post-ictus in fase suba­cu­ta (Sch­war­tz, Bio­med Eng. 2015).

Un dura­ta mag­gio­re e una mag­gio­re inten­si­tà dei trat­ta­men­ti basa­ti su siste­mi robo­ti­ci sem­bra ave­re mag­gio­ri bene­fi­ci sugli esi­ti fina­li dal pun­to di vista fun­zio­na­le. In ogni caso sono neces­sa­ri stu­di ran­do­miz­za­ti con­trol­la­ti con un ampio cam­pio­ne di sog­get­ti, come quel­lo appe­na ini­zia­to in Ita­lia con oltre ven­ti cen­tri par­te­ci­pan­ti, al fine di deter­mi­na­re la dura­ta otti­ma­le e il tipo di pro­to­col­lo più appro­pria­to per mas­si­miz­za­re l’ef­fi­ca­cia e gli effet­ti a lun­go ter­mi­ne per i pazien­ti con dan­ni neu­ro­lo­gi­ci”.

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