Depressione: quali frasi usa di più chi ne soffre? Come aiutare. I consigli dello psicoterapeuta

Depressione: quali frasi usa di più chi ne soffre? Come aiutare. I consigli dello psicoterapeuta

13/04/2017 0 Di Redazione

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Depressione: quali frasi usa di più chi ne soffre? Come aiutare. I consigli dello psicoterapeuta

Come capire da quello che dice se una persona è depressa. Come aiutarlo? Cosa dire e cosa fare o evitare di fare in sua presenza. I consigli dello psicoterapeuta Giovanni Porta

In Ita­lia ne sof­fro­no 4,5 milio­ni di per­so­ne. La depres­sio­ne è sem­pre più dif­fu­sa e le per­so­ne ne han­no sem­pre più coscien­za, tan­to che in un una recen­te inda­gi­ne, vie­ne col­lo­ca­ta al secon­do posto (27%) dopo i tumo­ri per impat­to per­ce­pi­to sul­la vita di chi ne sof­fre (dati Libro Bian­co sul­la Depres­sio­ne). “La depres­sio­ne è un modo di fun­zio­na­re in cui una per­so­na è pro­fon­da­men­te e qua­si del tut­to con­cen­tra­ta sul­le pro­prie man­can­ze e fru­stra­zio­ni. – spie­ga lo psi­co­te­ra­peu­ta Gio­van­ni Por­ta — Il mon­do ester­no non è che un rifles­so di quel­lo inter­no, e appa­re minac­cio­so e rifiu­tan­te. Le per­so­ne depres­se si accu­sa­no spes­so e volen­tie­ri di col­pe pas­sa­te e insuf­fi­cien­ze, si sen­to­no infe­rio­ri agli altri e per que­sto si rifu­gia­no pro­gres­si­va­men­te in uni­ver­so sem­pre più chiu­so ed evi­tan­te, appa­ren­te­men­te immo­bi­le ma in real­tà pie­no di con­flit­ti inter­ni così pro­fon­di e dolo­ro­si da far­li piom­ba­re nell’apatia, modo di non sen­ti­re nul­la e ripa­rar­si indi­ret­ta­men­te da una sof­fe­ren­za rite­nu­ta ecces­si­va”.

Per i fami­glia­ri e gli ami­ci spes­so è dif­fi­ci­le sco­pri­re le pri­me avvi­sa­glie del­la depres­sio­ne in una per­so­na a loro cara. Si ten­de a sot­to­va­lu­ta­re il disa­gio, pen­san­do che pas­se­rà da solo. A cosa dob­bia­mo pre­sta­re atten­zio­ne per aiu­ta­re? “Una del­le spie più evi­den­ti che una per­so­na è depres­sa, al di là dell’apatia e del­la poca voglia di pren­de­re ini­zia­ti­ve, si tro­va pro­prio nei suoi discor­si. – spie­ga lo psi­co­te­ra­peu­ta Gio­van­ni Por­ta — Vedia­mo assie­me qua­li sono le fra­si che ci devo­no met­te­re in allar­me, soprat­tut­to se ripe­tu­te spes­so, e come rispon­de­re o qua­li azio­ni intra­pren­de­re”

Le fra­si spia del­la depres­sio­ne

“Non cam­bie­rà mai nul­la”

La depres­sio­ne è una con­di­zio­ne com­pli­ca­ta per­ché è come dover ini­zia­re un viag­gio lun­ghis­si­mo sen­ten­do­si sfi­ni­ti. L’apatia dei depres­si si accom­pa­gna spes­so a un acu­to sen­so di man­can­za di for­ze, da cui con­se­gue la qua­si tota­le assen­za di moti­va­zio­ne. Ciò che i depres­si han­no smes­so di spe­ri­men­ta­re è che le ener­gie si rige­ne­ra­no, facen­do cose pia­ce­vo­li.

Cosa fare per aiu­tar­li — Un modo per aiu­tar­li a supe­ra­re l’immobilismo è, come con i con­va­le­scen­ti, ria­bi­tuar­li pia­no pia­no a fare qual­co­sa di bel­lo insie­me a qual­cun altro, meglio se poco fati­co­so.

Cosa rispen­de­re — Una pos­si­bi­le fra­se da oppor­re all’immobilismo depres­si­vo può esse­re qual­co­sa del tipo “ti va se guar­dia­mo un film?” (o qual­che altra atti­vi­tà poco impe­gna­ti­va da fare insie­me o, alme­no, vici­ni)

“Non val­go nien­te”

Le per­so­ne depres­se ten­do­no a pre­ten­de­re trop­po da se stes­se. Non si accon­ten­ta­no di riu­sci­re in qual­co­sa, ma di soli­to voglio­no eccel­le­re, cosa che le fa cade­re in un gor­go sen­za fine di auto com­mi­se­ra­zio­ne in caso di risul­ta­to non con­fa­cen­te alle loro aspet­ta­ti­ve. Al mini­mo intop­po nei loro pia­ni, si accu­sa­no di esse­re degli inca­pa­ci per­ché con­fon­do­no il non pri­meg­gia­re con il non vale­re nul­la.

Come rispen­de­re — Una buo­na fra­se in rispo­sta alla lamen­ta­zio­ne cir­ca la caren­za del pro­prio valo­re può esse­re “io ti voglio bene pro­prio così come sei, com­pre­si i tuoi difet­ti”.

“Voglio tor­na­re quello/a di pri­ma”

Una ten­den­za comu­ne a mol­te per­so­ne che pre­sen­ta­no sin­to­mi depres­si­vi è il fat­to di con­cen­tra­re la pro­pria atten­zio­ne sul pas­sa­to inve­ce che sul pre­sen­te, di soli­to idea­liz­zan­do­lo come un momen­to feli­ce e pie­no di sod­di­sfa­zio­ni. In mol­ti casi, però, è pro­prio que­sto il loro vis­su­to, tan­to che la mag­gior par­te del­le depres­sio­ni non orga­ni­che si svi­lup­pa in con­se­guen­za di qual­che even­to spia­ce­vo­le (fine di una rela­zio­ne sen­ti­men­ta­le, licen­zia­men­to ecc.).

Cosa con­si­glia­re per aiu­tar­li — La cosa fon­da­men­ta­le per miglio­ra­re la pro­pria con­di­zio­ne è la poli­ti­ca dei pic­co­li pas­si, cioè miglio­ra­re la pro­pria vita gior­no per gior­no, sen­za pre­ten­de­re tut­to e subi­to (atti­vi­tà nel­la qua­le i depres­si sono mae­stri).

Cosa rispon­de­re — Una buo­na rispo­sta da dare loro può dun­que esse­re: “Ok, vuoi tor­na­re quello/a di pri­ma. Qual è il pri­mo pas­so che puoi fare oggi? Se me lo dici ti aiu­to”

“Ormai è trop­po tar­di”

La dispe­ra­zio­ne depres­si­va si pog­gia su una misce­la di gene­ra­liz­za­zio­ne e assen­za di spe­ran­za. I depres­si fan­no di tut­ta l’erba un fascio:, smet­to­no di distin­gue­re tra un pro­ble­ma e un altro e crea­no un enor­me uni­co pro­ble­ma chia­ma­to depres­sio­ne dal qua­le sem­bra impos­si­bi­le usci­re. Inol­tre, sono pie­ni di rim­pian­ti: lamen­ta­no occa­sio­ni sva­ni­te, obiet­ti­vi per­si, scon­fit­te, e riten­go­no che se ripro­va­no dove han­no fal­li­to fal­li­ran­no di nuo­vo. Il loro oriz­zon­te è cupo, per­ché man­ca del tut­to la spe­ran­za. La spe­ran­za è il bene più pre­zio­so, e riu­sci­re a ridar­glie­ne anche una goc­cia è di sicu­ro un gran risul­ta­to.

Cosa rispon­de­re — Un esem­pio di fra­se da dir loro in un momen­to di scon­for­to può a mio avvi­so esse­re “Io cre­do che ce la farai a rag­giu­ge­re i tuoi obiet­ti­vi. Maga­ri non subi­to, di cer­to non tut­ti, ma sono con­vin­to che ce la farai”.

Il lin­guag­gio che usia­mo, le paro­le che dicia­mo sono mol­to impor­tan­ti per sta­bi­le un cana­le di comu­ni­ca­zio­ne con chi sta affron­tan­do un momen­to di depres­sio­ne. “Dob­bia­mo fare atten­zio­ne a quel­lo che dicia­mo – spie­ga lo psi­co­te­ra­peu­ta Gio­van­ni Por­ta – Gli anti­chi soste­ne­va­no che le paro­le pos­so­no feri­re più del­la spa­da e, mai come in que­sto caso, è vero. Capi­sco che sia com­pli­ca­to non per­de­re la pazien­za di fron­te alle lamen­te­le e all’immobilismo di una per­so­na depres­sa. Si trat­ta però di un indi­vi­duo che si accu­sa di con­ti­nuo. Accu­sar­lo a nostra vol­ta o trat­tar­lo con aggres­si­vi­tà, nel­la mag­gior par­te dei casi, è total­men­te inu­ti­le. Non ser­ve solo tat­to, biso­gna evi­ta­re degli atteg­gia­men­ti che pos­so­no esse­re con­tro­pro­du­cen­ti. Vedia­mo assie­me due del­le fra­si tipi­che che è meglio evi­ta­re”.

Fra­si da evi­ta­re di dire a un depres­so

“Dai, muo­vi­ti!”

La depres­sio­ne non è un capric­cio, non si vin­ce uni­ca­men­te con la for­za di volon­tà. Per supe­rar­la, ser­ve una pro­fon­da ristrut­tu­ra­zio­ne del pro­prio modo di sta­re al mon­do. Mol­to meglio lavo­ra­re per con­vin­ce­re la per­so­na depres­sa a ini­zia­re un per­cor­so di soste­gno psi­co­lo­gi­co inve­ce che inci­tar­la a muo­ver­si facen­do non si sa bene cosa.

“Così fai sta­re male anche me”

Non è un pro­ble­ma del depres­so come stia­mo noi, far­lo sen­ti­re in col­pa non fa che peg­gio­ra­re il suo sta­to.

Con le dovu­te dif­fe­ren­ze indi­vi­dua­li, qua­si tut­ti voglia­mo le stes­se cose: amo­re, ami­ci­zia, accet­ta­zio­ne, com­pa­gnia, rico­no­sci­men­to. “Gra­zie al cie­lo, non è impos­si­bi­le tro­va­re qual­cu­no che ci apprez­zi, a cui susci­tia­mo sim­pa­tia o attra­zio­ne, un lavo­ro. – con­clu­de lo psi­co­te­ra­peu­ta Gio­van­ni Por­ta — Fon­da­men­ta­le è però cer­ca­re abba­stan­za. Un gran­dis­si­mo pas­so per le per­so­ne depres­se con­si­ste nel con­cen­tra­re le pro­prie for­ze nel rag­giun­gi­men­to del­le cose dav­ve­ro impor­tan­ti, abban­do­nan­do quel­le super­flue. È, infat­ti, mol­to più faci­le, per esem­pio, tro­va­re un ami­co che diven­ta­re del­le rock star e non solo le rock star han­no amici…Varie per­so­ne depres­se sof­fro­no mol­to per­ché riten­go­no di non esse­re degne di amo­re in quan­to non sono abba­stan­za qual­co­sa (inte­res­san­ti, intel­li­gen­ti, bel­le, bril­lan­ti, ric­che ecc.) e sfi­da­no il mon­do per dimo­stra­re il pro­prio valo­re. La buo­na noti­zia è che non è per man­can­za di valo­re che non ven­go­no ama­te. Quel­la brut­ta è che, per otte­ne­re l’amore che desi­de­ra­no, devo­no fare mol­to più di quan­to sono abi­tua­te. I depres­si, infat­ti, sono ipe­rat­ti­vi a livel­lo emo­ti­vo e men­ta­le, ma agi­sco­no pochis­si­mo. Di soli­to, pre­ten­do­no ma non fan­no nul­la. Inol­tre è fon­da­men­ta­le, per sta­re nel mon­do sen­za sof­fri­re in manie­ra ecces­si­va, accet­ta­re il fat­to che è ine­vi­ta­bi­le fal­li­re qual­che vol­ta, soprat­tut­to se si han­no obiet­ti­vi ambi­zio­si. I depres­si agi­sco­no poco, e quan­do lo fan­no pre­ten­do­no che il cosmo rega­li loro il risul­ta­to che spe­ra­no. Se non suc­ce­de, ne fan­no un dram­ma, e ini­zia­no a crea­re infi­ni­te lamen­te­le cir­ca la loro sfor­tu­na o ingiu­sti­zie che han­no impe­di­to loro di arri­va­re dove vole­va­no. Lamen­tar­si, pur­trop­po, non cam­bia la situa­zio­ne di una vir­go­la. Mol­to più uti­le è pren­der­si la respon­sa­bi­li­tà di ciò che si vuo­le, arri­van­do a crea­re dei pia­ni di azio­ne con­cre­ti o a rinun­cia­re, se l’obiettivo è trop­po dif­fi­ci­le da rag­giun­ge­re. Rinun­cia­re a qual­co­sa di impos­si­bi­le non è codar­dia, ma l’unico modo per non but­ta­re la pro­pria vita in rim­pian­ti. Per usci­re dal­la depres­sio­ne, spes­so, può esse­re fon­da­men­ta­le un inter­ven­to pro­fes­sio­na­le che accom­pa­gni la per­so­na in un viag­gio di cam­bia­men­to e accet­ta­zio­ne del­la pro­pria sto­ria e dei pro­pri limi­ti, in manie­ra da ritro­va­re inte­res­se in se stes­si e nel­lo sta­re nel mon­do, un cam­mi­no di risco­per­ta del pia­ce­re e del­le pic­co­le bel­lez­ze che ren­do­no una vita degna di esse­re vis­su­ta”.

GIOVANNI PORTA
 (www.giovanniporta.it) Psi­co­lo­go psi­co­te­ra­peu­ta di orien­ta­men­to gestal­ti­co, è esper­to in ali­men­ta­zio­ne e tea­tro­te­ra­pia. Vive e lavo­ra tra Roma e Mila­no. Da anni rea­liz­za labo­ra­to­ri e per­cor­si in cui l’ar­te vie­ne uti­liz­za­ta con fina­li­tà tera­peu­ti­che. Lau­rea­to in Psi­co­lo­gia pres­so l’U­ni­ver­si­tà degli Stu­di di Pado­va, si è suc­ces­si­va­men­te spe­cia­liz­za­to con un master in “Uti­liz­zo di tec­ni­che arti­sti­che nel­la rela­zio­ne d’a­iu­to”, ha una spe­cia­liz­za­zio­ne in Psi­co­te­ra­pia del­la Gestalt pres­so l’I.G.F. di Roma, ed una in “Tea­tro e Psi­chia­tria”.

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