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MALATTIE CRONICHE: ARTROSI E CEFALEA PIU’ DIFFUSE. 14MILA CASI DI TUMORE PER BAMBINI. COME ALLEVIARE IL DOLORE E IL RUOLO DELLA DIETA MEDITERRANEA
13/04/2017Questo articolo è stato letto 259154 volte!
Atti del Congresso Internazionale di Anestesiologia SIMPAR-ISURA. Presenti 1200 specialisti e medici, metà italiani e metà provenienti dall’estero.
SIMPAR-ISURA — Firenze capitale mondiale contro il dolore. Inaugura il “congresso dei record”.
Sono 15 milioni gli italiani che soffrono in maniera cronica
“Uno degli errori che più spesso commettiamo è ritenere che alla base del dolore cronico ci sia una natura di tipo tumorale: questo, in realtà, avviene solo nel 10% dei casi” — chiarisce il Presidente del Congresso Massimo Allegri
Tenutosi a Firenze fino al 1 aprile 2017, il Congresso Internazionale di Anestesiologia SIMPAR-ISURA, è stato organizzato e presieduto dal Prof. Massimo Allegri, ricercatore presso l’Università di Parma e specialista in anestesia rianimazione e terapia del dolore. Presenti 1200 specialisti e medici, metà italiani e metà provenienti dall’estero, per confrontarsi sulle nuove scoperte scientifiche e tecnologiche e su tutte le tematiche relative allo studio e alla gestione del dolore cronico.
UNA EDIZIONE DEL CONGRESSO “SPECIALE” — Due importanti appuntamenti internazionali convergono, in maniera eccezionale, per questa edizione. Trattasi di SIMPAR (Study In Multidisciplinary PAin Research), prima rete in Italia di specialisti in grado di migliorare la gestione dei pazienti con acuta e dolore cronico, e di ISURA (International Symposium of Ultrasound in Regional Anesthesia), appuntamento dedicato all’applicazione degli ultrasuoni per l’anestesia locale e per medicina del dolore.
“Un congresso speciale, due simposi in uno: la Società Mondiale di Ecografia e Terapia del dolore acuto cronico sarà presente, contestualmente al nostro congresso, con un suo evento - ha spiegato alla vigilia il Presidente Massimo Allegri - Tre gli argomenti principali su cui dibatteremo in questo duplice congresso. Innanzitutto il dolore acuto post operatorio, perché il 2017 è l’anno ad esso dedicato. Abbiamo dato tantissimo spazio alle nuove tecniche per controllarlo, con la consapevolezza che occorre ancora lavorare tanto in questa direzione. Il secondo tema è il dolore in condizioni particolari, ovvero ciò che può sembrare di nicchia, come quello che riguarda il bambino, l’alimentazione o la componente cognitiva. Il terzo focus è sul dolore neuropatico, sia nel trattamento farmacologico che nel trattamento interventistico”.
COS’E’ LA TERAPIA DEL DOLORE — Il dolore è generalmente sintomo di qualcosa che non va bene: un effetto di una patologia in corso. Quando invece non c’è una causa scatenante, e quindi il dolore diventa cronico, occorre parlare di terapia del dolore. Con tale termine si intendono tutti quegli atti farmacologici, interventistici, chirurgici e cognitivo-comportamentali mirati a ridurre il dolore inutile, cioè quella sofferenza che non ha nessuna utilità nell’esserci. In altre parole, si parla di terapia del dolore quando dobbiamo trattare sia il dolore come sintomo che come malattia.
I NUMERI DEL PROBLEMA - Il dolore come malattia è tutto ciò che è cronico. Una patologia che affligge il 20% della popolazione italiana, mentre nei Paesi dell’Europa gli interessati oscillano tra il 18 e il 25%. In questa percentuale fanno parte tutte quelle persone che per tutta la vita soffrono di un dolore. Dodici milioni di italiani, quindi, sono a rischio o stanno già soffrendo di malattie “croniche”.
“Un numero devastante — aggiunge il Prof. Allegri — Nel Portogallo il costo del mal di schiena è pari all’8% del PIL. In America invece il dolore costa 600 miliardi all’anno. In Italia, invece, una delle prime cause di accesso al proprio medico di medicina generale è il mal di schiena. Vengono perse tantissime giornate lavorative di mal di schiena”.
PROBLEMI RICORRENTI — Non solo mal di schiena. Il problema più ricorrente in fatto di malattie croniche è l’osteoartrosi, che coinvolge più di 4 milioni di italiani, e che costa 3,5 miliardi di euro all’anno, tra costi diretti e indiretti. Il 70% dei problemi osteoartrosici è legato alla lombalgia. Poi ci sono la cefalea, che affligge 2 milioni di italiani, e i dolori neuropatici periferici, come il diabete.
“Uno degli errori che più spesso commettiamo è ritenere che alla base del dolore cronico ci sia una natura di tipo tumorale — chiarisce il Presidente del Congresso — Ma nel grande mondo del dolore cronico solo il 10% è relativo ad un tumore, nonostante il dolore sia spesso, erroneamente, associato ad un problema oncologico. Ma nel 90% dei casi questa associazione è del tutto infondata”.
Il dolore in Italia costa 3,2 miliardi di euro. Legge 38/2010: solo un medico su tre la conosce
Il caso Pregabalin: uno dei farmaci maggiormente prescritti al mondo contro il dolore non è efficace contro il mal di schiena. In Italia si sono spesi 80 milioni di euro per questo farmaco.
I COSTI DEL DOLORE - “E’ il congresso dal punto di vista numerico più importante d’Italia ed ha un altissimo livello qualitativo e scientifico — spiega il Prof. Guido Fanelli, Azienda Ospedaliero — Universitaria di Parma - La base è dedicata sopratutto alla ricerca clinica e alla ricerca transazionale: si esplorano nuovi sviluppi per curare la malattia del dolore. Questa in Italia comporta una spesa, tra costi diretti e indiretti, di 3,2 miliardi di euro, secondo gli ultimi dati Istat a disposizione. I costi del dolore in Europa rappresentano il 2,3% del PIL. Negli Stati Uniti, invece, eguagliano la somma dei costi della terapia anticancro, vascolare e antivirale, arrivando a 600 milioni di dollari”.
IL CASO “PREGABALIN” - E’ molto importante, quindi, combattere il dolore non solo da un punto di vista clinico, negli interessi del paziente, ma anche da un punto di vista farmaeconomico. Come insegna il recente caso del Pregabalin, uno dei farmaci maggiormente prescritti al mondo contro il dolore. Questo, secondo la ricerca pubblicata dal New England Journal of Medicine, non è efficace contro il nervo sciatico, come invece si è da sempre ritenuto. In Italia si sono spesi 80 milioni di euro per questo farmaco, ma si guarda con fiducia alle nuove soluzioni terapeutiche.
LA LEGGE 38/2010 - In Italia c’è anche una legge che si propone di tutelare chi soffre in maniera cronica. Si tratta della 38/2010, ma solo un medico su tre ne conosce l’esistenza. “L’Italia — dichiara il Prof. Massimo Allegri — è stato il primo Paese al mondo ad aver accolto le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questa afferma che è un diritto di ogni cittadino non soffrire. La legge istituisce un percorso tale che permette al paziente di avere una rete istituzionale clinica per la gestione del proprio dolore. Purtroppo però questa, applicata a macchia di leopardo. La 38/2010 inoltre istituisce dei percorsi formativi specifici per i medici e consente un accesso semplificato ad alcuni farmaci”.
Secondo un recente studio europeo, la terapia del dolore in media viene insegnata 6 ore in 6 anni. L’Università di Parma in Italia è quella che spicca in fatto di preparazione, dichiarata l’ “Università senza dolore”. In questa non solo si insegna la terapia del dolore, ma la si lega ad altre discipline, in un contesto multidisciplinare. Uno dei grandi impegni degli specialisti è esportare questo modello anche nelle altre città, così che si possa avere una maggiore preparazione a livello teorico e pratico.
Artrosi per 40% degli anziani, 14mila bambini all’anno con tumore: come cambia la terapia con l’età
Ogni anno guadagniamo 6 ore di vita: nell’arco di pochi anni aumenteranno esponenzialmente i casi di diabete, ipertensione, disturbi cognitivi e artrosi.
L’Italia ha un’aspettativa media di vita intorno agli 84–85 anni, aumentata negli ultimi anni più di quanto è aumentata negli ultimi 100 anni. Ogni anno guadagniamo 6 ore di vita: oggi l’italiano medio è donna e ha 44 anni. Nel 2050 sarà sempre donna ma avrà 72 anni. Ma quali effetti questa tendenza avrà sulla terapia del dolore?
ANZIANI IN ITALIA - “La conseguenza principale è che queste patologie croniche aumenteranno - spiega il Prof. Guido Fanelli, Ordinario di Anestesia e Rianimazione dell’Università di Parma - Aumenteranno quindi i casi di diabete, ipertensione, disturbi cognitivi e artrosi. Basti pensare che l’artrosi ha un’incidenza del 40% oltre i 64 anni: il 30% di questa percentuale ha come sintomo il dolore. Aumentando l’età, aumenterà quindi anche la relativa cronicizzazione”.
I MINORI E IL PROBLEMA DELL’ETA’ - Con l’aumentare dell’età il rischio di riportare un caso di dolore cronico cresce esponenzialmente, soprattutto quello osteoarticolare. Ma i casi di mal di schiena, in generale la lombalgia, coinvolge anche tante fasce di giovani adulti in stato attivo. L’osteoartrosi riguarda anche fasce più adulte. Il dolore nei bambini, invece, ha soprattutto una natura procedulare: quelli che manifestano cronicità sono quelli che entrano nel circuito delle cure palliative, causa tumore, ossia 14mila bambini italiani all’anno.
A CHI RIVOLGERSI - Se c’è una patologia che si può risolvere, occorre rivolgersi allo specialista di riferimento. Se invece si tratta di un dolore cronico, e quindi non più risolvibile, ci si rivolge al terapista del dolore. “Si trovano in tutta Italia — precisa il Prof. Massimo Allegri - e possono migliorare la vita anche dei più sofferenti”.
Alimentazione: la dieta mediterranea aiuta a combattere le malattie croniche. Gli alimenti consigliati e quelli sconsigliati
Ginger, zenzero, curcuma, frutta e verdura gli alimenti che aiutano a stare meglio. Ma gli specialisti allertano: “Il fai da te in alcune patologie può fare più danno che altro”.
L’unione della dieta di tipo mediterraneo, l’unica che abbia permesso ad oggi risultati scientifici positivi e comprovati, e la nutraceutica, disciplina nata dalla fusione dei termini “nutrizione” e “farmaceutica”, può essere un valido aiuto per i terapisti del dolore e per chi soffre di malattie croniche. I principali alimenti di tale regime alimentare, infatti, contribuiscono positivamente non solo a combattere le principali patologie, ma anche a prevenirle.
COS’E’ LA TERAPIA DEL DOLORE — Il dolore è generalmente sintomo di qualcosa che non va bene: un effetto di una patologia in corso. Quando invece non c’è una causa scatenante, e quindi il dolore diventa cronico, occorre parlare di terapia del dolore. Con tale termine si intendono tutti quegli atti farmacologici, interventistici, chirurgici e cognitivo-comportamentali mirati a ridurre il dolore inutile, cioè quella sofferenza che non ha nessuna utilità nell’esserci. In altre parole, si parla di terapia del dolore quando dobbiamo trattare sia il dolore come sintomo che come malattia.
Il problema più ricorrente in fatto di malattie croniche è l’osteoartrosi, che coinvolge più di 4 milioni di italiani, e che costa 3,5 miliardi di euro all’anno, tra costi diretti e indiretti. Il 70% dei problemi osteoartrosici è legato alla lombalgia. Poi ci sono la cefalea, che affligge 2 milioni di italiani, e i dolori neuropatici periferici, come il diabete.
L’IMPORTANZA DELLA DIETA MEDITERRANEA - La dieta mediterranea offre un ottimo bilanciamento di proteine, lipidi e carboidrati. Avere un giusto rapporto di questi tre macroelementi tutto il giorno nei due pasti principali e in quelli secondari va ad aggiungere un fattore importante nel combattere l’infiammazione e il dolore stesso.
“Questa dieta — spiega la Dr.ssa Manuela De Gregori, biologa nutrizionista del Policlinico San Matteo di Pavia — può essere utilizzata sia per le terapie cronico oncologiche che per quelle benigne, ma anche per i pazienti che devono sottoporsi ad un intervento chirurgico o per chi ha già subito un intervento. Gli sbagli alimentari dovuti alla mancanza di un’educazione alimentare influiscono tantissimo sulla gestione del dolore stesso”.
“La dieta mediterranea — aggiunge il Dr Maurizio Marchesini, anestesista e terapista del dolore presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma — ha le caratteristiche di escludere o di ridurre degli alimenti che hanno caratteristiche pro-infiammatorie. La tendenza attuale per chi non rispetta un piano nutrizionale programmato e attento è quello di incorrere in un accumulo di calorie e grassi. Questi hanno una correlazione con l’infiammazione e con lo sviluppo del dolore. Quindi il dolore nelle ginocchia non è causato solo dal sovrappeso, ma dalla quota di sostanze infiammatorie causata dalla cattiva alimentazione, che danneggia le articolazioni stesse. Lo dimostra il fatto che persone in sovrappeso hanno dolori anche alle piccole articolazioni, come le mani, in cui il peso non ha nessun ruolo”.
I RISCHI DI UNA ERRATA ALIMENTAZIONE - Non avere la giusta attenzione a tavola può causare un peggioramento di una condizione geneticamente predeterminata di dolore cronico o peggiorare quelli che possono essere degli insulti esterni come un intervento chirurgico, una patologia neoplastica e/o benigna. In questo modo non si può avere una risposta naturale di autoconservazione come l’evoluzione vuole, ma si avvia una deriva verso una cronicizzazione di questi stati.
“Oltre al dolore di cui parliamo in questa sede, e quindi le patologie infiammatorie croniche, non solo osteoarticolari ma anche intestinali e ulcerose, ci sono tante altre patologie che sono più note — precisa il Dr Maurizio Marchesini — Parliamo di problemi cardiologici, sviluppo del diabete, problemi metabolici e respiratori. Si sa che una persona che ha subito un infarto deve essere attento alla dieta, ma non si sa che la stessa attenzione è necessaria in uno stato di dolore”.
COSA MANGIARE E COME — Gli specialisti consigliano una dieta più variegata possibile, senza escludere determinati alimenti, ma cercando di abbinarli correttamente agli altri e soprattutto di cucinarli in modo corretto. “Sicuramente — chiosa la Dr.ssa De Gregorio — una dieta ricca di frutta e di verdura è una dieta antinfiammatoria, ma questo non significa che bisogna escludere carne e pesce. Serve scegliere ponderatamente tutti gli alimenti presenti in natura. Una cosa fondamentale è bilanciarli ogni giorno con tutto quello che viene acquisito dal paziente. Non è solo una questione di quantità, ma anche di qualità”.
COSA EVITARE - Sconsigliati alimenti pro-infiammatori quali quelli con le farine raffinate, meglio quelle integrali. Evitare le carni conservate, come salumi e insaccati, soprattutto quelli di derivazione suina. E’ bene ponderare anche l’utilizzo dello zucchero raffinato e quello del sale. Meglio sostituire questi aromatizzanti a delle spezie che hanno anche proprietà antinfiammatorie.
Esiste un legame anche tra alimentazione e malattie psicologiche: bisogna quindi stare attenti a ciò che si mangia anche in caso di malattie neurodegenerative. “La componente di patologia del sistema nervoso — spiega il Dr Maurizio Marchesini — possono essere influenzate dal trattamento alimentare. Basti pensare che un paziente che ha un dolore è anche un paziente che è depresso. Anche in questo caso ridurre la quota di introito calorico, quella di zuccheri e di acidi grassi aiuta a limitare qualche degenerazione dell’età, sia in senso fisico che per lo sviluppo di malattie neuro-generative”.
LE SOSTANZE SPECIALI CHE AIUTANO - In merito alle singole sostanze, uno studio dimostra come l’assunzione di un derivato della curcuma da parte di un paziente con osteoartrosi dia un risultato riconducibile all’assunzione di paracetamolo. Ne esiste uno anche sugli acidi grassi Omega3, con risultati analoghi. Risultati positivi anche per il ginger, zenzero, frutta e verdure.
“Attenzione — allertano gli specialisti — però a non cadere nella medicina non convenzionale, nell’esoterismo, nella naturopatia a tutti i costi. La terapia medica non va sostituita con l’integrazione di un alimento. Questo può provocare un miglioramento, più energie, meno insonnia, più benessere, ma non deve essere assolutamente l’unica via per risolvere il problema. Il fai da te in alcune patologie può fare più danno che altro”.
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