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A Fiumicino Flash Mob delle lavoratrici aeroportuali contro l’imposizione della taglia 42
06/03/2017Questo articolo è stato letto 2887 volte!
Flash Mob lavoratrici aeroportuali. Verso lo sciopero generale dell’8 marzo
Come una valigia vuota da riempire di coraggio, determinazione e di uguaglianza
Una forma diversa di denuncia della condizione delle donne, contro il concetto di “miglior materiale umano a minor costo” e i licenziamenti di genere che hanno visto le donne cancellate in blocco nelle ristrutturazioni degli aeroporti (troppo giovani per andare in pensione troppo vecchie per essere ricollocate)
Contro la “femminilizzazione” del lavoro ridotto a condizioni di precarietà, bassi salari e intensificazione dello sfruttamento che hanno caratterizzato l’occupazione femminile dell’intera filiera del trasporto aereo. Contro l’immagine e il profitto al primo posto, agli aeroporti come grandi centri commerciali, ai diritti sempre più al ribasso, alle donne considerate lavoratrici a minor costo. Le donne, infatti, sono diventate parte di quell’esercito di riserva del mercato del lavoro e la svalutazione delle loro mansioni continua ad essere funzionale a tenere bassi i salari e la rivendicazione dei diritti di tutti i lavoratori. La stessa funzione che in altri settori del paese hanno gli immigrati.
Dalle assistenti di volo e di terra a cui si vorrebbe imporre l’immagine della compagnia sexy, taglia 42, labbra rosse, corpo sinuoso e sguardo ammiccante.
Alle commesse dei negozi, alle hostess del merchandising, alle bariste, per cui l’immagine deve essere al primo posto, minigonne vertiginose, e la fatica della precarietà nascosta sotto il trucco. Alle lavoratrici dello scalo, della ristorazione, alle operaie delle mense, del pulimento, che qualcuno vorrebbe considerare le “sguattere” dell’aeroporto, a smistare i bancali della merce, pulire le toilette, le cucine, con la fatica nascosta dietro al sorriso imposto.
Contro questa immagine che non solo lede la dignità di tutte le donne ma che è un attacco complessivo a tutto il mondo del lavoro. Contro la rappresentazione di una condizione lavorativa patinata e da soap opera da una parte e la svilente immagine di cenerentola che si contrappone, che è una visione classista inaccettabile.
A questa narrazione di vittime a prescindere rispondiamo che noi non ci stiamo e lo grideremo ancor più forte l’8 marzo nello Sciopero generale delle donne che USB ha proclamato in risposta all’appello del movimento “Non una di Meno”
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