Nell’ambito della due giorni organizzata da Arci Servizio Civile a Roma gli scorsi 19 e…
Intervista al Presidente della CNESC Licio Palazzini
22/02/2017Questo articolo è stato letto 5611 volte!
A pochi giorni dall’approvazione del Decreto attuativo relativo alla nascita del Servizio Civile Universale indaghiamo, insieme al Presidente della CNESC (Confederazione Nazionale Enti Servizio Civile) Licio Palazzini, cosa cambierà con il nuovo sistema.
Diamo uno sguardo allo scenario che si potrebbe delineare, qualora dovesse persistere l’assenza di una delega sul Servizio Civile.
Vi sono due piani da analizzare. Sul piano normativo la mancata assegnazione di questa delega rallenterebbe l’attuazione del decreto legislativo. Sul piano gestionale invece sarebbero rallentate le varie sperimentazioni in corso, mentre ne risentirebbe la stessa programmazione annuale. Sarebbe veramente incomprensibile “congelare” il Servizio Civile, dopo l’approvazione in via definitiva del decreto.
Prevedere la soglia di un numero di sedi per ogni ente non esclude le piccole realtà associative, nel contesto italiano portatrici di una storia e una cultura che non può essere trascurata?
Operare per coordinare gli interventi e mettere in condivisione risorse umane e saperi non è un attacco alle piccole organizzazioni, ma un sostegno affinchè possano meglio svolgere tutti i compiti che richiede una buona attuazione del Servizio Civile. E lo sappiamo bene noi che siamo reti di piccole organizzazioni. Inoltre servirà nel futuro, più che nel passato, una capacità di valorizzazione dei risultati ottenuti, e anche per questo il coordinamento e l’azione integrata è utile.
Le Regioni, a suo avviso, escono indebolite dal nuovo regime?
Il decreto dice che i programmi sono funzionali alle finalità del SCU: difesa civile della Patria e dovere di partecipazione. Le Regioni sono pienamente coinvolte nella definizione della programmazione triennale (compito più politico dell’attuale valutazione di singoli progetti) e sono poi chiamate dal decreto, come singole Regioni, a fare una scelta a monte: impegnarsi o meno per l’attuazione del SCU, attraverso la sottoscrizione di un accordo con la Presidenza del Consiglio. Se la scelta è positiva, come mi auguro, potranno operare su terreni essenziali, quali la formazione dei quadri degli enti (assieme a questi), il controllo nella realizzazione dei programmi e nella valutazione del loro impatto. Quindi più ruolo politico a monte e a valle azione sulla attuazione del nuovo sistema. Si tratta di un cambio, non una diminuzione di ruolo.
Il Servizio Civile Universale parla di opportunità per tutti, con 100.000 posti l’anno, ma la dotazione finanziaria per il 2017, di 257 milioni di euro, potrà garantirne soltanto 47.000. Come si conciliano questi due aspetti?
Al momento non sono conciliabili e la vera sfida per il Governo sarà accompagnare la costruzione del SCU con l’alimentazione di maggiori fondi. Nello stesso tempo servirà, come già per la difesa armata e la ricerca scientifica, una programmazione pluriennale delle risorse.
Alessio Colacchi