Marino, PCI: ottima iniziativa dell’ANPI sul bombardamento del 2 febbraio. Critiche al Sindaco

Marino, PCI: ottima iniziativa dell’ANPI sul bombardamento del 2 febbraio. Critiche al Sindaco

03/02/2017 1 Di Redazione

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MARINO. BOMBARDAMENTO DI MARINO NEL RICORDO DEL 2 FEBBRAIO 1944. UNA BUONA INIZIATIVA. UNA OTTIMA RISPOSTA DEGLI STUDENTI E DEI CITTADINI. UNA ASSOLUTA DELUSIONE DALLE PAROLE DEL SINDACO.

(nota cri­ti­ca del segre­ta­rio del PCI, Mau­ri­zio Aver­sa)

E’ in cor­so a Mari­no, gra­zie all’infaticabile ope­ra volon­ta­ria del­la sezio­ne ANPI (Asso­cia­zio­ne Nazio­na­le Par­ti­gia­ni d’Italia) gui­da­ta ora da Anna Maria Scia­lis, una serie di ini­zia­ti­ve vol­te a riaf­fer­ma­re il valo­re ed il ruo­lo cri­ti­co del­la memo­ria sto­ri­ca. Per­ché, ritie­ne giu­sta­men­te l’associazione, che è dal­la cono­scen­za degli acca­di­men­ti che noi e chi ci ha pre­ce­du­to, ha vis­su­to nel pas­sa­to che deter­mi­na ciò che sia­mo e pos­sia­mo sce­glie­re, per noi tut­ti, oggi. E per­fi­no per deter­mi­na­re scel­te futu­re. In que­sta azio­ne posi­ti­va l’ANPI non è sola ed ha tro­va­to, anzi costrui­to un soli­do rap­por­to con l’Associazione Mark Film, gui­da­ta da Lucia­no Sal­ta­rel­li; e dagli stu­den­ti e docen­ti dell’Istituto Amari/Mercuri, capi­ta­na­ti per l’occasione dal­la pro­fes­so­res­sa Giu­sep­pi­na Fio­re.

Una del­le ini­zia­ti­ve si è svol­ta nel­la mat­ti­na­ta del 2 feb­bra­io, pres­so l’aula magna (final­men­te riscal­da­ta, dopo pre­ce­den­ti pro­ble­mi tec­ni­ci) del Liceo arti­sti­co Mer­cu­ri. Un docu­men­to di un cul­to­re mari­ne­se (Ange­lo Mer­cu­ri) è sta­to pro­iet­ta­to, in ricor­do del bom­bar­da­men­to subi­to dal­la cit­ta­di­na duran­te le azio­ni di guer­ra degli allea­ti miran­ti a taglia­re le for­ze dei nazi­fa­sci­sti orga­niz­za­ti sul ter­ri­to­rio.

Pur­trop­po, le azio­ni han­no avu­to come esi­to, nel­la gior­na­ta del 1944 cir­ca due­cen­to vit­ti­me; a cui van­no ad aggiun­ger­si altre cir­ca cen­to­cin­quan­ta in altret­tan­ti azio­ni di guer­ra nei gior­ni e set­ti­ma­ne suc­ces­si­ve. Oltre ad alcu­ni pen­sie­ri, con cui, in sostan­za, si è incor­ni­cia­ta l’iniziativa mat­tu­ti­na, svol­ti da Ugo Ono­ra­ti pro­prio per con­to dell’ANPI e cen­tra­ti sul­la guer­ra e sul­la neces­si­tà cri­ti­ca del­le gene­ra­zio­ni attua­li di riflet­te­re sul­la assur­di­tà di que­sta bar­ba­ra opzio­ne uma­na; è anche segui­ta una testi­mo­nian­za diret­ta di quel­lo che allo­ra era un bim­bet­to di set­te anni: il sig. Ada­mo Moret­ti. Ha descrit­to, con gli esem­pi del­la quo­ti­dia­ni­tà (il cibo, il gio­co, la pau­ra etc) benis­si­mo il cli­ma e l’esperienza che egli ha impres­so nel­la memo­ria e che rin­gra­zia­mo per aver­ce­la fat­ta cono­sce­re in modo diret­to.

Pri­ma c’era sta­to anche il salu­to del Sin­da­co. Un po’ ripe­ti­ti­vo, per­ché mezz’ora pri­ma ave­va soste­nu­to, con le stes­se paro­le, con la stes­sa flem­ma, iden­ti­ci con­cet­ti di nes­su­no sti­mo­lo e appro­fon­di­men­to. Sia­mo sin­ce­ra­men­te delu­si. Delu­si che un pri­mo cit­ta­di­no, a poche set­ti­ma­ne dal­la espres­sio­ne di voto par­te­ci­pa­ti­vo (refe­ren­dum sul­le modi­fi­che costi­tu­zio­na­li) che ha visto una impen­na­ta, una richie­sta, di pas­sio­ne poli­ti­ca e di cit­ta­di­ni (imma­gi­nia­mo, così dico­no i risul­ta­ti elet­to­ra­li scan­da­glia­ti, anche a Mari­no) e di gio­va­ni; inve­ce di offri­re una pos­si­bi­le rispo­sta, ovve­ro una chia­ve cri­ti­ca per coa­diu­va­re, sti­mo­la­re – la maieu­ti­ca socra­ti­ca -, cosa offre? Una bana­li­tà di una pover­tà di pen­sie­ro scon­so­lan­te! Come se fos­se di fron­te a schie­re di per­so­ne che sono lì pron­te ad “appro­fit­tar­si” di gio­va­ni iner­mi, il “defen­sor”, pro­po­ne ai gio­va­ni stu­den­ti, il risul­ta­to più qua­lun­qui­sta e vec­chio del mon­do moder­no: il qua­lun­qui­smo. Pren­de la ramaz­za e, deci­so, indi­ca la stra­da, né destra né sini­stra. “Sono sca­to­le in cui voglio­no met­ter­vi”. Inti­ma a quel­li che ritie­ne degli ina­ni­ma­ti stu­den­ti. E poi l’indicazione pra­ti­ca: fate­vi la vostra idea uma­na, nel­la comu­ni­tà e “gra­zie a Dio” che “ci ha dato la liber­tà e la demo­cra­zia”.

Insom­ma, il sin­da­co in un gior­no così impor­tan­te di ricor­di dram­ma­ti­ci, di fron­te ad una rap­pre­sen­tan­za signi­fi­ca­ti­va di gio­va­ni gene­ra­zio­ni, offre una visio­ne raf­faz­zo­na­ta con­di­ta da buon cri­stia­no e da qua­lun­qui­smo. Esat­ta­men­te ciò che non occor­re a chi vuo­le esse­re pro­ta­go­ni­sta di se stes­so. Il ger­me del seme cri­ti­co non si pro­po­ne con una azio­ne da “tabu­la rasa”. La coscien­za cri­ti­ca con cui ogni esse­re uma­no, ancor più i gio­va­ni, han­no la pos­si­bi­li­tà e se lo scel­go­no – a diver­si gra­di – la volon­tà e l’impegno a costrui­re per sé, per le loro rela­zio­ni socia­li e per­fi­no affet­ti­ve, non pos­so­no esse­re “limi­ta­te” a pre­scin­de­re, con spau­rac­chi. Una coscien­za idea­le, di valo­ri for­ti, può pas­sa­re dall’ideologia. Maga­ri una ideo­lo­gia che indi­ca pro­prio come “vera­men­te ideo­lo­gi­ca nega­ti­va­men­te” la pre­te­sa di non con­si­de­ra­re le ideo­lo­gie come appor­ta­tri­ci di pen­sie­ro, di capa­ci­tà cri­ti­ca, di con­fron­to intel­let­tua­le, di rife­ri­men­to – da con­di­vi­de­re o con­tra­sta­re, e,  per­fi­no com­bat­te­re – pro­prio per for­ma­re, a livel­lo indi­vi­dua­le una capa­ci­tà di giu­di­zio auto­no­mo. Se cono­sco – a livel­lo di pen­sie­ro – un siste­ma di idee mi pos­so misu­ra­re e sce­glie­re. Se non cono­sco, se deci­do pri­ma di non voler cono­sce­re, è auto­ma­ti­co che sarò man­can­te di un qual­co­sa che potrei con­di­vi­de­re o con­tra­sta­re.

Ecco que­sta delu­sio­ne anda­va espres­sa, per­ché non si può con­sen­ti­re ad un rap­pre­sen­tan­te dei cit­ta­di­ni, ancor più nel dia­lo­go con le gio­va­ni gene­ra­zio­ni, che essi cre­da­no nel­la aset­ti­ci­tà ed auto­no­mia in quan­to anti-ideo­lo­gi­ci. Come ricor­da Anto­nio Gram­sci – giu­sta­men­te cita­to nel­la pre­sen­ta­zio­ne del­la mat­ti­na­ta – in uno dei suoi scrit­ti “Odio gli indif­fe­ren­ti. Cre­do che vive­re voglia dire esse­re par­ti­gia­ni. Chi vive vera­men­te non può non esse­re cit­ta­di­no e par­ti­gia­no. L’indifferenza è abu­lia, è paras­si­ti­smo, è vigliac­che­ria, non è vita”. L’appello che mi sen­to di fare è a quei gio­va­ni pre­sen­ti in aula magna, e a quan­ti leg­ge­ran­no que­ste righe: supi­na­men­te come peco­re di un greg­ge, non ser­ve a nes­su­no, nep­pu­re a voi. Inve­ce con capa­ci­tà cri­ti­ca che ana­liz­zi la cono­scen­za dei pen­sie­ri e del­le vostre cono­scen­ze di stu­dio e di vita, di que­sto c’è biso­gno per le vostre vite e per la socie­tà in cui cre­sce­re­te ed agi­re­te. Pra­ti­chia­mo ed eser­ci­tia­mo liber­tà e demo­cra­zia gra­zie al sacri­fi­cio di vite uma­ne, spes­sis­si­mo di gio­va­ni e gio­va­nis­si­mi, mol­to spes­so anche gui­da­ti da scel­te ideo­lo­gi­che for­ti. Que­sto non può esse­re can­cel­la­to per “pigri­zia intel­let­tua­le” o per con­ve­nien­ze di pic­co­lo cabo­tag­gio attua­le.

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