Con il Consiglio dei Ministri di ieri il Servizio Civile diventa “Universale”. Resta il range…
Intervista al Sottosegretario Luigi Bobba sulle novità introdotte dal Servizio Civile Universale
14/11/2016Questo articolo è stato letto 4632 volte!
A seguito del via libera al primo decreto legislativo della legge delega di riforma del Terzo settore, ed in attesa dei prossimi, si riporta l’intervista dell’On Bobba, il quale ha confermato che gli altri sono in fase di preparazione, avendo un anno di tempo dall’approvazione della Legge, con l’assicurazione che il percorso verrà completato prima della scadenza.
On. Bobba, l’articolo 5 Comma 1E1 del testo della riforma prevede la revisione dei Centri di Servizio al Volontariato, prevedendo il concorso degli Enti di III settore nella loro gestione; in che modalità si profilerà tale innovazione?
Prevediamo tre grandi cambiamenti: innanzitutto di estendere la possibilità di aderire ad uno dei 76 Centri di Servizio non solo alle Organizzazioni di Volontariato, ma anche alle altre realtà del III settore, nonché le Fondazioni; il secondo punto riguarda la governance dei CSV, che resta sempre in capo alle Organizzazioni di Volontariato, che manterranno il controllo dell’organo di gestione, anche se queste dovessero divenire minoranza; il terzo aspetto è che questi servizi saranno rivolti all’intera platea dei soggetti che esercitano attività di volontariato, in tutte le forme in cui essi si presentano, siano esse Organizzazioni Di Volontariato, Associazioni di Promozione Sociale o Cooperative Sociali.
Infine, altra importante rivoluzione, verrà prevista la possibilità, per i Centri di Servizio, di porsi non soltanto sotto il controllo del proprio organo di gestione interno, bensì anche del Ministero del Lavoro, così da poter diventare soggetto certificatore dei bilanci e delle attività dei soggetti aderenti. Si procederà verso una razionalizzazione degli stessi CSV, che si andranno ad accorparsi su base territoriale, così da operare dei risparmi di gestione. Alcune di queste realtà stanno già procedendo spontaneamente in tale direzione, come in Piemonte ad esempio. Una novità che andremo a normare proprio all’interno del Decreto Legislativo.
Nell’Articolo 5 Comma 1 si parla di un Consiglio Nazionale del III settore, che andrà a valorizzare le reti di Associazioni. Che ruolo ci sarà per le piccole realtà associative?
In realtà questo punto rispecchia quello che è lo spirito di questa riforma. Senza voler violentare la morfologia di realtà che, per i due terzi, sono rappresentate da piccole associazioni, noi spingiamo perché si proceda sempre verso una maggiore cooperazione tra le stesse. Nel Decreto Legislativo sarà riservato un posto particolare proprio alle reti associative di secondo livello, così da favorire una maggior cooperazione o un’azione coordinata sul territorio. Riconosciamo quello che è il ruolo storico e sociale rappresentato da numerose piccole associazioni e cooperative nei nostri territori, però è opportuna un’azione comune per affrontare i moderni problemi.
Ora cambiamo versante e diamo uno sguardo al mondo del Servizio Civile, che viene trattato dall’articolo 8 della riforma: ci interessa capire come cambia la Consulta Nazionale, di cui si fa cenno nel testo dell’articolo.
Ci interessa che la Consulta Nazionale sia più aderente alla platea dei soggetti che gestiscono il mondo del Servizio Civile, progettando e gestendo importanti progetti nel territorio; vogliamo valorizzare al suo interno la distribuzione territoriale e non solo settoriale dei soggetti che vi partecipano, nonché la distribuzione tra soggetti pubblici e privati; resta fermo che la sua composizione continuerà a premiare sia le rappresentanze degli Enti, che quelle dei volontari e delle Istituzioni che governano il sistema. La Consulta inoltre avrà il compito di accompagnare il Dipartimento e il Ministero nell’implementazione della riforma, che, apportando numerose novità, deve essere accompagnata da un’attenta azione di promozione.
Che ruolo giocheranno le Regioni nel nuovo scenario?
Affideremo alle Regioni la gestione del Registro unico del III settore. Ci sarà un solo registro, diviso per sezioni, con un’unica architettura informativa, un unico profilo e con un sistema di monitoraggio di carattere nazionale. La gestione concreta dell’accesso e il monitoraggio dei soggetti, nonché le verifiche periodiche, avverranno in capo alle Regioni, visto che questo è stato un ruolo già di competenza delle stesse. Restano le competenze sulle politiche sociali, fatto salvo quanto previsto dalla Riforma della Costituzione, oggetto del prossimo appuntamento referendario; le Regioni pertanto giocheranno un ruolo cardine nel nuovo sistema, in quanto la gestione del Registro unico è lo snodo della riforma. I soggetti che avranno i requisiti verificati per farne parte saranno gli unici che potranno accedere al sistema e ai vari bandi che avranno luogo.
Passiamo adesso all’annosa questione dello Status del volontario; nel testo della riforma si fa riferimento alla figura del volontario di Servizio Civile. Cos’altro rispetto a questo in termini giuridici?
Il volontario in Servizio Civile diventa una figura con carattere proprio; non è un lavoratore, ha un contratto specifico che configura un’identificazione con delle responsabilità sia dello Stato nei suoi confronti che del volontario nei confronti dell’Ente in cui esso è impegnato a svolgere il servizio.
Nel Decreto è prevista una norma che permette alle Amministrazioni di valorizzare il periodo di servizio ai fini del proprio Curriculum Vitae e nei concorsi di natura pubblica. Inoltre si procederà con la certificazione delle competenze acquisite nell’anno di servizio, affinché anche le aziende possano tener conto di questa esperienza. D’altra parte il volontario fa un’esperienza non configurabile con un lavoro, ma può comunque aver acquisito competenze importanti e delle relazioni che può valorizzare nella sua futura vita lavorativa.
Il tutto nel quadro della certificazione delle competenze in cui sta lavorando l’ISFOL?
Vedremo quale strumento utilizzare.
Ad oggi tale certificazione è in capo alle Regioni, con le varie differenze che il sistema evidenzia; si sta valutando di adottare uno strumento in vigore in Unione Europea, ovvero lo Youthpass, già adoperato per il Servizio Volontario Europeo.
Questo strumento serve ad attestare le attività ed esperienze maturate nell’anno di esperienza all’estero.
La riforma prevede la possibilità che venga svolto un periodo di Servizio Civile all’estero. Come si concretizzerà ciò?
Creeremo le condizioni perché quel mese all’estero sia equiparato a chi svolge l’intero anno di servizio all’estero, anche sotto il profilo economico; spetterà però agli Enti creare le condizioni perché questo sia possibile, ovvero avere un partenariato con un’associazione o un Ente gemellato, che sia interessato a tale operazione, ospitando il giovane in un altro paese dell’UE. È una sfida innanzitutto per gli enti, cui spetterà il compito di favorire la mobilità intraeuropea dei giovani in Servizio Civile.
Per quanto riguarda i Decreti Attuativi a che punto siamo?
Abbiamo predisposto conclusivamente il Decreto relativo al Servizio Civile Universale, approvato in via preliminare in Consiglio dei Ministri. Gli altri sono in fase di preparazione.
Diamo uno sguardo al Servizio Civile Europeo. Il Presidente del Consiglio è tornato recentemente a parlare del tema. Quali sono attualmente gli orizzonti?
Come avete visto l’idea è stata ripresa dal Presidente della Commissione Europea Juncker, che ha parlato di un Corpo Europeo della Solidarietà. La dizione è diversa, ma la sostanza è simile all’idea che il presidente del Consiglio ha presentato. Può essere una sperimentazione importante, spero non si limiti a un semplice proclama, ma sia un progetto su cui si lavori concretamente, tenendo conto dell’azione pilota in cui siamo coinvolti già ora, ovvero il progetto IVO4All, dove sono coinvolti 250 ragazzi, di cui 50 italiani. Questo può essere un esperimento cui attingere quando ci sarà un progetto più corposo in tal senso.
Negli ultimi due anni si è fatto un uso del Servizio Civile in molti bandi straordinari; pensa che questo uso sia riconducibile a quelli che sono i valori del Servizio Civile o che se ne sia abusato?
Abbiamo fatto questa scelta consapevolmente, avendo in mente due obiettivi: da un lato ampliare il numero delle opportunità. Fino a due anni fa la nostra capacità di risposta alle domande che ricevevamo era di 1 giovane su 3, mentre quest’anno siamo riusciti a soddisfare 1,2 giovani su 3. Abbiamo coniugato la scelta dei giovani con l’opportunità reale di poter svolgere il servizio. Abbiamo coinvolto altre Amministrazioni, mettendo delle risorse proprie, con la finalità di far crescere il sistema. In secondo luogo stiamo sviluppando delle attività congruenti con gli obiettivi del Servizio Civile Nazionale. Prendo ad esempio un tema quale l’Agricoltura sociale, dove applichiamo una legge esistente che esprime delle finalità congruenti con quelle del Servizio Civile Nazionale; allo stesso modo la convenzione con il ministero dei Beni Culturali rispecchia gli stessi obiettivi e valori dei giovani che svolgono il servizio. La finalità sociale è comunque quella che guida in modo prioritario l’idea alla base di questi bandi speciali del Servizio Civile.
L’abbiamo fatto con la società EXPO, che ha finanziato un centinaio di giovani, dando un’opportunità di partecipare a un grande evento, oppure nel contesto del giubileo, dando una possibilità di sostegno a molti pellegrini che venivano a Roma per ragioni spirituali.
Proseguiremo nella direzione di bandi speciali, perché pensiamo che le due cose insieme rappresentino uno stesso obiettivo meritevole di essere perseguito.
Parliamo di Garanzia Giovani. Ci dia un bilancio e, qualora si dovesse riaprire tale programma, reinserirete il Servizio Civile?
Penso proprio di sì. La Commissione europea, che ha svolto una prima verifica, ha promosso a pieni voti questa scelta, originale in quanto l’Italia è stato l’unico Paese a perseguire questa strada. Oltre 8000 giovani vi hanno aderito tramite tale misura, di cui 3000 sono ancora in servizio.
Abbiamo portato a casa un importante risultato, ovvero che siamo riusciti ad avvicinare un segmento di popolazione giovanile che non era vicino al Servizio Civile; infatti i cosiddetti Neet (giovani con minori opportunità formative e lavorative) hanno còlto questa occasione e questo ci spinge a normare, all’interno del Decreto, il fatto che il Servizio Civile sia per chi ha minori opportunità, con una selezione orientata verso il basso. Basti pensare che con il programma IVO4All abbiamo avuto 700 domande per 50 posti disponibili. In quel segmento dei Neet c’è ancora una nicchia che chiede di poter svolgere il servizio civile.
Nella riforma si definisce il Servizio Civile come Universale, però si àncora la sua attuazione ad un fondo triennale. Come può aiutare questo la sua universalità?
Sarà un impegno politico del Governo creare le condizioni perché quella universalità sia realizzata, nel senso non dell’obbligatorietà ma nel dare una risposta effettiva a quanti fanno domanda per svolgere il Servizio Civile. Per questa ragione anche i bandi speciali sono un ausilio valido al bando ordinario. Pensiamo che quest’anno per il bando di Servizio Civile ci sono state 80.000 domande per 35.000 posti effettivi. Questo significa che un giovane su due è rimasto a casa.
Per quanto concerne la Formazione Generale dei volontari, che concerne i valori su cui si fonda il Servizio Civile, sulle linee guida cosa potrà cambiare?
Dedicheremo risorse appropriate alla Formazione e chiederemo agli Enti di svolgerla come un elemento qualificante del progetto e del percorso di Servizio Civile. Valuteremo inoltre se mettere in campo delle azioni comuni che il Dipartimento metterà a servizio degli Enti attuatori del Servizio Civile.
Alessio Colacchi&Roberta Natale