Quando il seno è troppo grande: tutto quello che c’è da sapere sull’intervento per ridurlo

Quando il seno è troppo grande: tutto quello che c’è da sapere sull’intervento per ridurlo

10/11/2016 0 Di Redazione

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donne-e-chirurgia-plastica-senoQuando il seno è troppo grande: tutto quello che c’è da sapere sull’intervento per ridurlo 


«Dimi­nui­re un décol­le­té trop­po ingom­bran­te miglio­ra la postu­ra e l’autostima, ma è neces­sa­rio ope­rar­si da gio­va­ni per evi­ta­re dan­ni per­ma­nen­ti alla schie­na» dico­no i chi­rur­ghi pla­sti­ci dell’Associazione Ita­lia­na di Chi­rur­gia Pla­sti­ca Este­ti­ca (Aic­pe)

Le più famo­se sono Pao­la Pere­go e Ales­sia Mar­cuz­zi, ma non sono cer­to le uni­che: sono oltre 5mila le don­ne che si ope­ra­no ogni anno in Ita­lia per ridur­re un seno trop­po pro­spe­ro­so. Ne par­la l’Associazione Ita­lia­na di Chi­rur­gia Pla­sti­ca Este­ti­ca (Aic­pe), che pun­ta i riflet­to­ri su un inter­ven­to meno famo­so rispet­to all’aumento del seno, ma altret­tan­to impor­tan­te nel­la vita di una don­na, in quan­to con­sen­te di risol­ve­re pro­ble­ma­ti­che fisi­che e psi­co­lo­gi­che: la masto­pla­sti­ca ridut­ti­va.

«Chi deci­de a sot­to­por­si alla ridu­zio­ne mam­ma­ria chi­rur­gi­ca lo fa in segui­to a pro­ble­ma­ti­che cor­re­la­te con il peso ecces­si­vo del­le mam­mel­le. In ter­mi­ni medi­ci si chia­ma “iper­tro­fia mam­ma­ria” e con­si­ste nel­lo svi­lup­po ecces­si­vo del­la ghian­do­la mam­ma­ria duran­te la puber­tà o la gra­vi­dan­za, fino a rag­giun­ge­re il peso di qual­che chi­lo­gram­mo nel­le cosid­det­te gigan­to­ma­stie. A cau­sar­la sono fat­to­ri costi­tu­zio­na­li, ormo­na­li e anche una pre­di­spo­si­zio­ne ere­di­ta­ria» dice Clau­dio Ber­nar­di, teso­rie­re dell’Associazione Ita­lia­na di Chi­rur­gia Pla­sti­ca Este­ti­ca (Aic­pe).

Ecco quin­di quel­lo che chi vuo­le sot­to­por­si all’intervento deve sape­re.

1) Un seno trop­po gran­de cau­sa dolo­ri fisi­ci. Un seno ecces­si­vo por­ta ine­vi­ta­bil­men­te a modi­fi­ca­re il pro­prio fisi­co e il com­por­ta­men­to: «Ci sono don­ne che han­no atteg­gia­men­ti postu­ra­li vizia­ti, dovu­ti sia al peso del­le mam­mel­le, sia alla ten­den­za di nascon­der­le – spie­ga Ber­nar­di -. Que­sto cau­sa  cifo­si (gob­ba) o  rota­zio­ni (sco­lio­si) del­la colon­na ver­te­bra­le e del­la gab­bia tora­ci­ca quan­do una mam­mel­la “pesa” più dell’altra.  Le dimen­sio­ni del­le mam­mel­le spo­sta­no in avan­ti il bari­cen­tro del­la colon­na ver­te­bra­le por­tan­do col­lo e spal­le e sop­por­ta­re un peso impor­tan­te cau­sa dolo­ri, difet­ti di postu­ra e anche pro­ble­mi der­ma­to­lo­gi­ci come feno­me­ni irri­ta­ti­vi del­la cute a livel­lo del sol­co mam­ma­rio. Non solo: può cau­sa­re dif­fi­col­tà nel­lo svol­gi­men­to di nor­ma­li atti­vi­tà quo­ti­dia­ne e nel­la pra­ti­ca spor­ti­va e qua­si sem­pre è asso­cia­ta a pro­ble­mi nel­la vita di rela­zio­ne socia­le e ses­sua­le».

2) Gli effet­ti sull’autostima. Mol­te don­ne non si sen­to­no a pro­prio agio indos­san­do alcu­ni vesti­ti, come canot­tie­re o abi­ti scol­la­ti, in quan­to un seno gran­de ten­de ad atti­ra­re gli sguar­di. «Anche per que­sto, dopo l’intervento mol­te don­ne si sen­to­no rina­sce­re: pos­so­no indos­sa­re il vesti­to che voglio­no sen­za ver­go­gnar­si o sen­za sen­ti­re tut­ti gli sguar­di pun­ta­ti addos­so. Inol­tre rie­sco­no a ese­gui­re eser­ci­zi spor­ti­vi con più faci­li­tà. In gene­ra­le, miglio­ra la pro­pria auto­sti­ma e di con­se­guen­za la vita socia­le» aggiun­ge il teso­rie­re Aic­pe.

3) Pri­ma si ope­ra, meglio è. Per pre­ve­ni­re l’insorgenza e l’aggravarsi di  pro­ble­ma­ti­che psi­co­fi­si­che è neces­sa­rio inter­ve­ni­re chi­rur­gi­ca­men­te in tem­pi pre­co­ci, ovve­ro una vol­ta che lo svi­lup­po pube­ra­le è ter­mi­na­to. «La con­fer­ma dell’utilità di inter­ve­ni­re il pri­ma pos­si­bi­le sta nel fat­to che l’intervento cor­ret­ti­vo ese­gui­to in età non più gio­va­ni­le, pur miglio­ran­do l’atteggiamento postu­ra­le scor­ret­to, non riu­sci­rà mai a modi­fi­ca­re even­tua­li cur­ve pato­lo­gi­che del­la colon­na ver­te­bra­le che si sono crea­te nel cor­so degli anni. Quan­do si pre­sen­ta l’indicazione chi­rur­gi­ca alla masto­pla­sti­ca ridut­ti­va è inu­ti­le e dan­no­so aspet­ta­re di più, si rischia solo di aumen­ta­re i disa­gi fisi­ci e psi­chi­ci» aggiun­ge Ber­nar­di. 

4) Un bel seno. L’intervento di ridu­zio­ne mam­ma­ria o masto­pla­sti­ca ridut­ti­va ha come obiet­ti­vo non solo la dimi­nu­zio­ne del volu­me, ma anche il rimo­del­la­men­to del­le mam­mel­le, che spes­so appa­io­no defor­ma­te e asim­me­tri­che. «Lo sco­po è quel­lo di otte­ne­re una for­ma otti­ma­le e la miglio­re sim­me­tria pos­si­bi­le» dice l’esperto di Aic­pe.

5) Pri­ma dell’intervento. La pre­pa­ra­zio­ne pre-ope­ra­to­ria pre­ve­de ana­li­si cli­ni­che di rou­ti­ne e le rac­co­man­da­zio­ni abi­tua­li pri­ma di un inter­ven­to chi­rur­gi­co: «Nel­le due set­ti­ma­ne pre­ce­den­ti è neces­sa­rio eli­mi­na­re il fumo e non assu­me­re aspi­ri­na o antin­fiam­ma­to­ri non ste­roi­dei (fans) che aumen­ta­no il rischio di san­gui­na­men­to. È buo­na nor­ma pra­ti­ca­re un doc­cia con sapo­ne disin­fet­tan­te la sera pri­ma dell’intervento. Indi­spen­sa­bi­le lo scree­ning eco­gra­fi­co o mam­mo­gra­fi­co pre­o­pe­ra­to­rio».

6) L’operazione. L’in­ter­ven­to vie­ne ese­gui­to in ane­ste­sia gene­ra­le, gene­ral­men­te con un rico­ve­ro di un gior­no. «Si aspor­ta­no cute e tes­su­ti mam­ma­ri in ecces­so, spo­stan­do l’a­reo­la più in alto e rimo­del­lan­do i rima­nen­ti tes­su­ti in una for­ma più pic­co­la, più alta e pro­iet­ta­ta. L’intervento di soli­to non è dolo­ro­so: far­ma­ci anti­do­lo­ri­fi­ci pos­so esse­re assun­ti solo se neces­sa­rio. A secon­da dell’entità dell’intervento, la dimis­sio­ne può avve­ni­re nel­la stes­sa gior­na­ta dell’operazione o, al più tar­di, il gior­no seguen­te all’intervento. Il recu­pe­ro è mol­to rapi­do poi­ché la pazien­te, pur con­va­le­scen­te, bene­fi­cia subi­to  di un pia­ce­vo­le sen­so di “leg­ge­rez­za”» spie­ga il teso­rie­re Aic­pe.

7) Si allat­ta anche dopo il bistu­ri. Esi­sto­no attual­men­te del­le tec­ni­che chi­rur­gi­che par­ti­co­lar­men­te sofi­sti­ca­te che con­sen­to­no di aspor­ta­re gran­di quan­ti­tà di tes­su­to e nel­lo stes­so tem­po di lascia­re inal­te­ra­ta la strut­tu­ra del­la ghian­do­la che rima­ne. «Dopo l’intervento ridut­ti­vo, ciò che rima­ne del paren­chi­ma ghian­do­la­re è fun­zio­nan­te e  la ragaz­za potrà allat­ta­re. Inol­tre si cer­ca di man­te­ne­re il più pos­si­bi­le  la sen­si­bi­li­tà e la retrat­ti­li­tà dell’areola» dice anco­ra Ber­nar­di.

8) Le cica­tri­ci. Biso­gna met­te­re in con­to che la ridu­zio­ne mam­ma­ria lascia il segno: una cica­tri­ce cir­co­la­re intor­no all’a­reo­la, una ver­ti­ca­le e mol­to spes­so anche una a livel­lo del sol­co mam­ma­rio. Le cica­tri­ci resi­due si ren­do­no meno evi­den­ti con il tem­po, ma sono per­ma­nen­ti.

9) In ospe­da­le o no?  È pos­si­bi­le ese­gui­re l’intervento in una strut­tu­ra pub­bli­ca in con­ven­zio­ne con il SSN solo nei casi di iper­tro­fia mam­ma­ria seve­ra, dove si pos­sa accer­ta­re sia cli­ni­ca­men­te, sia con inda­gi­ni stru­men­ta­le, che esi­sto­no distur­bi fun­zio­na­li impor­tan­ti come dan­ni alla colon­na ver­te­bra­le. Non sono pre­vi­sti inter­ven­ti di masto­pla­sti­ca ridut­ti­va in con­ven­zio­ne se lo sco­po è mera­men­te este­ti­co.

 AICPE. L’As­so­cia­zio­ne Ita­lia­na Chi­rur­gia Pla­sti­ca Este­ti­ca (www.aicpe.org), l’unica in Ita­lia dedi­ca­ta esclu­si­va­men­te alla chi­rur­gia este­ti­ca, è nata nel set­tem­bre 2011 per dare rispo­ste con­cre­te in ter­mi­ni di ser­vi­zi, tute­la, aggior­na­men­to e rap­pre­sen­tan­za. Ad AICPE han­no ade­ri­to oltre 300 chi­rur­ghi in tut­ta Ita­lia: oggi è una del­le tre socie­tà di chi­rur­gia pla­sti­ca este­ti­ca più gran­di d’Europa ed è gemel­la­ta con l’American Socie­ty for Aesthe­tic Pla­stic Sur­ge­ry (ASAPS), la più impor­tan­te socie­tà di chi­rur­gia este­ti­ca al mon­do. Mem­bri Aic­pe pos­so­no esse­re esclu­si­va­men­te pro­fes­sio­ni­sti con una spe­ci­fi­ca e com­pro­va­ta for­ma­zio­ne in chi­rur­gia pla­sti­ca este­ti­ca, acco­mu­na­ti da un codi­ce eti­co com­por­ta­men­ta­le che li distin­gue den­tro e fuo­ri la sala ope­ra­to­ria. L’as­so­cia­zio­ne ha ela­bo­ra­to e pub­bli­ca­to le pri­me Linee Gui­da del set­to­re, con­sul­ta­bi­li sul sito inter­net, che sta­bi­li­sco­no i fon­da­men­ta­li para­me­tri ope­ra­ti­vi dei prin­ci­pa­li inter­ven­ti. Sco­po di AICPE è tute­la­re pazien­ti e chi­rur­ghi pla­sti­ci: disci­pli­nan­do l’at­ti­vi­tà pro­fes­sio­na­le con rife­ri­men­to sia all’at­ti­vi­tà sani­ta­ria, sia alle nor­me eti­che; rap­pre­sen­tan­do i chi­rur­ghi pla­sti­ci este­ti­ci nel­le sedi isti­tu­zio­na­li, scien­ti­fi­che, tec­ni­che e poli­ti­che per tute­la­re la cate­go­ria e il ruo­lo; pro­muo­ven­do la pre­pa­ra­zio­ne cul­tu­ra­le e scien­ti­fi­ca.

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