Lettera al Sindaco di Marino e al Convegno Per la Pace in Mediterraneo

Lettera al Sindaco di Marino e al Convegno Per la Pace in Mediterraneo

26/10/2016 1 Di Redazione

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Onur Yildirim

Onur Yil­di­rim

L’8 ottobre scorso a Palazzo Colonna è stato organizzato un Convegno. Con produzione di documenti ma senza alcuna iniziativa. Con una partecipazione di pubblico estremamente ridotta rispetto alle possibilità. Causata da un impianto troppo enciclopedico e da una preparazione grillinocentrica. Tuttavia, sollecitati dall’indefesso organizzatore in primis, abbiamo dato disponibilità. Purtroppo venuta meno per impegni fondamentali per il PCI. Ma costruttivamente abbiamo fatto pervenire un nostro contributo diretto, al Sindaco, con preghiera di mettere a conoscenza i convenuti. Non lo ha fatto. Ora, fuori di polemica, perché l’evento è trascorso da un po’, crediamo doveroso rendere nota la Lettera che abbiamo inviato al primo cittadino e, che, evidentemente, si è tenuta nel cassetto. Purtroppo i nostri temi e la nostra denuncia (come testimoniano i fatti mediorientali e le barricate di Goro) sono i veri e attuali, ma snobbati dal covnegno e dal Sindaco M5S Carlo Colizza.

Let­te­ra al Sin­da­co di Mari­no e al Con­ve­gno Per la Pace in Medi­ter­ra­neo

Bre­ve pre­mes­sa: come comu­ni­sti sia­mo dispia­ciu­ti di non poter par­te­ci­pa­re a que­sta ini­zia­ti­va, a cui invia­mo augu­ri di buon lavo­ro, per­ché impe­gna­ti, nel­lo stes­so gior­no e nel­le stes­se ore, in un atto fon­da­men­ta­le come la Costi­tu­zio­ne del­la Fede­ra­zio­ne Castel­li roma­ni del Par­ti­to Comu­ni­sta Ita­lia­no.

Nel meri­to dell’iniziativa, che rite­nia­mo impor­tan­te, abbia­mo avu­to modo di rile­va­re una discra­sia che non ci ha con­vin­to. Per bre­vi­tà rias­sun­ta così: cre­dia­mo che la tema­ti­ca offer­ta sia tal­men­te vasta che pos­sa far per­de­re uno dei due cor­ni pos­si­bi­li del vasto pro­ble­ma. Da un lato, l’aspetto scien­ti­fi­co, cul­tu­ra­le e di ricer­ca sugli even­ti sto­ri­ci (nel­lo spe­ci­fi­co la Bat­ta­glia di Lepan­to). Dall’altro l’aspetto pret­ta­men­te “poli­ti­co e cul­tu­ra­le attua­le”, e cioè, ana­li­si, azio­ni e pro­po­ste per la pace in Medi­ter­ra­neo. Ora mes­si nel­lo stes­so con­te­sto, secon­do noi ha il rischio di una pre­va­len­za dell’uno sull’altro, ovve­ro, di una sor­ta di con­fron­to paral­le­lo enci­clo­pe­di­co, poco uti­le alla par­te­ci­pa­zio­ne oltre la spe­cia­li­tà degli inte­res­sa­ti.

Per que­sto, non aven­do da con­fu­ta­re alcun aspet­to di stu­dio, ci pre­me, per il ruo­lo inter­na­zio­na­li­sta che svol­gia­mo, e per gli acca­di­men­ti di tra­ge­die quo­ti­dia­ne di sot­to­li­nea­re due aspet­ti: le migra­zio­ni e la que­stio­ne Pale­sti­ne­se.

Per quan­to alle migra­zio­ni, pro­prio per­ché quo­ti­dia­no il dram­ma e le tra­ge­die di vite spez­za­te rite­nia­mo, se il comu­ne di Mari­no sce­glie­rà di indi­riz­zar­si su una chi­na di com­pren­sio­ne e di fat­ti­va par­te­ci­pa­zio­ne, ben lon­ta­na – per capir­ci – dal par­te­ci­pa­re a cor­tei xeno­bo­fi nel­la cit­tà come pur­trop­po ha fat­to l’attuale sin­da­co, dovrà pre­ve­de­re momen­ti spe­ci­fi­ci. Vor­rà far­lo? Ne avrà la capa­ci­tà e la for­za? Noi ci stia­mo.

Per quan­to alla que­stio­ne Pale­sti­ne­se, chi non vuol com­pren­de­re che essa è, insie­me, para­dig­ma e ful­cro di tut­ta la que­stio­ne medio­rien­ta­le, allo­ra evi­ta di met­ter­la al cen­tro del­la que­stio­ne del­la guer­ra e del­la pace. Inve­ce, come dimo­stra anche l’ultimo epi­so­dio di que­ste ore (l’arresto da par­te Israe­lia­na, in ter­ri­to­rio inter­na­zio­na­le, di un grup­po di don­ne che si sta­va­no diri­gen­do pres­so la stri­scia di Gaza per denun­cia­re l’isolamento tota­le di un milio­ne e otto­cen­to­mi­la per­so­ne) la que­stio­ne Pale­sti­ne­se va ripro­po­sta e risol­ta secon­do gli acqui­si­ti indi­riz­zi inter­na­zio­na­li dell’ONU (due popo­li due Sta­ti). A tal pro­po­si­to, pro­po­nia­mo che da que­sto con­ve­gno sia invia­ta una cen­su­ra ed una con­dan­na per que­sto enne­si­mo atto di aggres­sio­ne israe­lia­na al gover­no ita­lia­no, al Mini­stro degli este­ri UE  e alle amba­scia­te di Israe­le e Pale­sti­na in Ita­lia.

Con pre­ghie­ra di dare con­to e distri­bui­re tra i par­te­ci­pan­ti que­sta nostra nota, invia­mo cor­dia­li salu­ti.

Il Segre­ta­rio PCI, Mau­ri­zio Aver­sa

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NB Alle­ghia­mo testo inte­gra­le del Comu­ni­ca­to dell’API (Asso­cia­zio­ne dei Pale­sti­ne­si in Ita­lia)

COMUNICATO STAMPA

Oggi, mer­co­le­dì pome­rig­gio 5 otto­bre 2016, la Mari­na mili­ta­re israe­lia­na ha inter­cet­ta­to e abbor­da­to la Women’s Boat to Gaza, la bar­ca al-Zay­tou­na-Oli­va diret­ta a Gaza per rom­pe­re un ingiu­sto e ille­ga­le asse­dio con­tro 1,8 milio­ni di Pale­sti­ne­si che vivo­no nel­la Stri­scia, e la sta por­tan­do nel por­to di Ash­dod.

La bar­ca era com­po­sta sol­tan­to da don­ne, 13 paci­fi­ste tra atti­vi­ste, par­la­men­ta­ri euro­pee e ara­be, intel­let­tua­li e arti­ste di tut­to il mon­do – com­pre­se una ex colon­nel­lo e diplo­ma­ti­ca Usa, Ann Wright, e la pre­mio Nobel Mai­read Cor­ri­gan Magui­re.

La mis­sio­ne, la quar­ta del­la coa­li­zio­ne inter­na­zio­na­le del­la Free­dom Flo­til­la per Gaza, era par­ti­ta da Bar­cel­lo­na, ave­va fat­to sosta in Cor­si­ca e in Sici­lia, dove ave­va rac­col­to un vasto soste­gno inter­na­zio­na­le, e avreb­be dovu­to arri­va­re al por­to di Gaza que­sta sera, mer­co­le­dì.

Secon­do i tweet del­la Women’s Boat to Gaza, la bar­ca è sta­ta cir­con­da­ta dal­le for­ze nava­li israe­lia­ne, e il capi­ta­no, l’ex col. USA Ann Wright, è sta­to costret­to a vira­re di bor­do pri­ma di entra­re nel­le acque di Gaza occu­pa­te da Israe­le.

Le 13 atti­vi­ste sono sta­te seque­stra­te dai sol­da­ti israe­lia­ni e ver­ran­no trat­ta­te come clan­de­sti­ne ed espul­se.

Come tut­te le mis­sio­ni del­la Free­dom Flo­til­la, anche que­sta ha ten­ta­to di rom­pe­re l’assedio alla Stri­scia di Gaza, che dura ormai da 10 lun­ghi anni, cioè da quan­do, nel gen­na­io 2006, il movi­men­to Hamas vin­se rego­la­ri e demo­cra­ti­che ele­zio­ni. Israe­le impo­se il bloc­co tota­le alla Stri­scia per puni­re la popo­la­zio­ne pale­sti­ne­se per la scel­ta elet­to­ra­le.

Da allo­ra, i Pale­sti­ne­si gaza­wi vivo­no in una pri­gio­ne a cie­lo aper­to, la più gran­de al mon­do, sen­za poter usci­re dai pro­pri con­fi­ni, ridot­ti alla fame e a mori­re per le malat­tie e le feri­te inflit­te da ben tre guer­re israe­lia­ne — Piom­bo Fuso, 2008–2009, Colon­na di Nuvo­le, 2012, Mar­gi­ne Pro­tet­ti­vo, 2014 – che pro­vo­ca­ro­no miglia­ia di mor­ti, feri­ti e disa­bi­li per­ma­nen­ti.

Va sot­to­li­nea­to che, secon­do le ulti­me sta­ti­sti­che ONU, l’80% del­la popo­la­zio­ne dipen­de total­men­te dagli aiu­ti uma­ni­ta­ri e la disoc­cu­pa­zio­ne ha supe­ra­to il 43%.

Per­tan­to, con­dan­nia­mo fer­ma­men­te que­sto nuo­vo atto di pira­te­ria inter­na­zio­na­le per­pe­tra­to da Israe­le al lar­go del­le coste di Gaza,

chie­dia­mo al gover­no e ai par­la­men­ta­ri ita­lia­ni e a quel­li euro­pei di inter­ve­ni­re imme­dia­ta­men­te per fer­ma­re tali poli­ti­che e azio­ni ille­ga­li,

chie­dia­mo la fine dell’embargo, del bloc­co e la ria­per­tu­ra di tut­ti i vali­chi, com­pre­so quel­lo egi­zia­no di Rafah, e l’ingresso di mate­ria­li per la rico­stru­zio­ne, ali­men­ti, medi­ci­ne e stru­men­ta­zio­ni medi­che.

Roma, 5 otto­bre 2016

Asso­cia­zio­ne dei Pale­sti­ne­si in Ita­lia (Api)

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