L’OPINIONE di Vincenzo Andraous.  LA MORTE E L’INDIFFERENZA.

L’OPINIONE di Vincenzo Andraous. LA MORTE E L’INDIFFERENZA.

01/06/2016 0 Di Redazione

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Vincenzo Andraous

Vin­cen­zo Andraous

L’OPINIONE di Vin­cen­zo Andraous

LA MORTE E L’INDIFFERENZA. Un com­men­to all’o­mi­ci­dio di Sara, bru­cia­ta dal fidan­za­to respin­to a Roma

La testa mi scal­cia alla base del col­lo, un fasti­dio per­si­sten­te, una sof­fe­ren­za scom­po­sta, una feri­ta che non rimar­gi­na, san­gui­na e non con­sen­te alcu­na con­so­la­zio­ne.

Da ore si sus­se­guo­no le cata­ste di paro­le imba­raz­zan­ti, gestua­li­tà ruba­maz­zet­ti dagli agget­ti­vi alti­so­nan­ti, reci­ta­zio­ni di urla e gri­da di indi­gna­zio­ne.

Da gior­ni il cor­teo dei com­mia­ti alla vita ruba­ta fan­no ingres­so nel­le case di ogni cit­ta­di­no, cer­ta­men­te anche di quel­li che han­no visto pas­san­do oltre.

La ragaz­za è incol­la­ta al catra­me dell’asfalto, bru­cia­ta viva, car­bo­niz­za­ta come la coscien­za di chi ha vol­ta­to le spal­le, di colo­ro che incre­di­bil­men­te han­no fat­to spal­luc­ce.

Quel­la ragaz­za risul­ta sem­pli­ce­men­te un altro nume­ro da aggiun­ge­re alle colon­ne colo­ra­te del­le sta­ti­ti­sti­che, del­le per­cen­tua­li, dei dati espo­nen­zia­li che dila­ta­no a dismi­su­ra i tun­nel sen­za via di emer­gen­za,  la pra­ti­ca del sopru­so, del­la pre­po­ten­za, dell’omicidio del più debo­le, del più fra­gi­le, dell’innocente di tur­no.

Per infer­vo­ra­re il nostro sde­gno,  la nostra  com­pas­sio­ne infe­ro­ci­ta, potrem­mo sem­pre fare una fiac­co­la­ta, riem­pi­re una piaz­za, bran­di­re-sban­die­ra­re al ven­to gli slo­gans.

Sì, potrem­mo dav­ve­ro far­lo per calar­li con for­za sul­le teste di chi  era pre­sen­te , di chi c’era, di chi ha visto, di chi è rima­sto fer­mo e di chi se l’è data a gam­be leva­te, di quan­ti non han­no mos­so mini­man­te  un dito.

Il boia di que­sto ter­zo mil­len­nio è l’indifferenza, l’ho det­to, ripe­tu­to fino alla noia, non è sol­tan­to pau­ra, vil­tà, vigliac­che­ria, che ci fan­no indie­treg­gia­re di fron­te a tan­ta mise­ra­bi­li­tà dis-uma­na, che ren­do­no il nostro cuo­re una pie­tra, la nostra digni­tà un albe­ro sen­za radi­ci. La pau­ra alber­ga in ogni uomo, sca­va dove la som­ma non ha mai sapo­re di giu­sti­zia, occor­re fare leva su tut­te le nostre ener­gie inte­rio­ri per ritro­va­re corag­gio, quel­lo spa­zio di ter­ra e di san­gue che ci fa schie­ra­re, sen­za se e sen­za ma, dal­la par­te chi vede rapi­na­ti, umi­lia­ti, annien­ta­ti i pro­pri dirit­ti fon­da­men­ta­li. Ora più che mai c’è neces­si­tà di non con­fon­de­re il  corag­gio che sca­tu­ri­sce dal rispet­to per se stes­si e gli altri, con l’irresponsabilità di chi non agi­sce, di chi non si met­te in mez­zo, di chi non fa un pas­so avan­ti, di chi non inter­ce­de uma­na­men­te, dove l’inaccettabile vor­reb­be det­ta­re leg­ge.

Quan­to acca­du­to a quel­la ragaz­za, non è qual­co­sa che non ci riguar­da, per­ché dopo­tut­to non sap­pia­mo che fare, come re-agi­re, ada­gia­ti nei nostri como­di rifu­gi.

Tan­ta inau­di­ta fero­cia, altret­tan­ta col­pe­vo­le indif­fe­ren­za, ci impon­go­no di inda­ga­re non sol­tan­to su chi com­met­te infa­mie di que­sta por­ta­ta, è fuor di dub­bio la respon­sa­bi­li­tà e il casti­go che dovrà segui­re, ma anche e soprat­tut­to su quel­la respon­sa­bi­li­tà col­let­ti­va che costi­tu­zio­nal­men­te non è penal­men­te per­se­gui­bi­le, ma ha resi­den­za pret­ta­men­te mora­le, lega­me paren­ta­le con la nostra ori­gi­ne onto­lo­gi­ca, del­lo sta­re insie­me, den­tro quel­la soli­da­rie­tà costrut­ti­va che ci deve aiu­ta­re a usci­re dall’angolo del­la nostra stes­sa dis-uma­ni­tà e pur­trop­po indif­fe­ren­za.

La mor­te di quel­la ragaz­za, le mor­ti degli inno­cen­ti, di chi spes­so, sem­pre più spes­so, rima­ne sen­za giu­sti­zia, non pos­so­no non riguar­dar­ci da vici­no, la tra­gi­ci­tà di que­sto even­to non può indur­ci a guar­da­re da un’altra par­te, a sen­tir­ci auto­riz­za­ti a non far­ci i con­ti, per­ché se è vero che non sare­mo mai com­pli­ci di tan­ta effe­ra­tez­za, è anche più vero che non dovrem­mo risul­ta­re mai  anche solo lon­ta­na­men­te cor­re­spon­sa­bi­li di un atto tan­to inde­gno.

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