Cori: Giornata Mondiale della Poesia in ricordo di Cesare Chiominto ed Elio Filippo Accrocca

Cori: Giornata Mondiale della Poesia in ricordo di Cesare Chiominto ed Elio Filippo Accrocca

20/03/2016 0 Di Marco Castaldi

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Senza titolo-3Ricor­re doma­ni, lune­dì 21 Mar­zo, pri­mo gior­no di pri­ma­ve­ra, la Gior­na­ta Mon­dia­le del­la Poe­sia isti­tui­ta dall’UNESCO nel 1999 per rico­no­sce­re all’espressione poe­ti­ca un ruo­lo pri­vi­le­gia­to nel­la pro­mo­zio­ne del dia­lo­go e del­la com­pren­sio­ne inter­cul­tu­ra­li, del­la diver­si­tà lin­gui­sti­ca e cul­tu­ra­le, del­la comu­ni­ca­zio­ne e del­la pace. La cit­tà di Cori, cul­la di rima­to­ri di ele­va­ta qua­li­tà espres­si­va, ricor­da due dei suoi illu­stri poe­ti, colo­ro che più di tut­ti, ognu­no con i suoi trat­ti distin­ti­vi, han­no con­tri­bui­to coi loro ver­si a ren­de­re lustro ad un’intera comu­ni­tà, oltre che a dare un signi­fi­ca­ti­vo con­tri­bu­to all’evoluzione del­la poe­sia ita­lia­na.

         Cesa­re Chio­min­to (Cori 1920 – 2003), per­so­na­li­tà arti­sti­ca di alto livel­lo, non solo loca­le, curò un ine­sti­ma­bi­le lavo­ro sul dia­let­to core­se, con­den­san­do in tre ope­re, «Lo par­là for­te del­la pora ggen­te», «Còri mé bbé­glio», «Il dizio­na­rio core­se ita­lia­no», una cul­tu­ra mil­le­na­ria, espres­sa nel­le pic­co­le cose di ogni gior­no. Ha trat­to ispi­ra­zio­ne dal­la quo­ti­dia­ni­tà del lavo­ro dei cam­pi, dei vet­tu­ra­li, dei pasto­ri; dal­le oste­rie ingo­ia­te dal­la civil­tà del fast food; dal­la con­ti­nua fre­quen­ta­zio­ne del­la pove­ra gen­te, pro­ta­go­ni­sta del­le sue poe­sie. Distri­can­do­si tra il comi­co ed il dram­ma­ti­co, ha reso ono­re e digni­tà all’espressivo lin­guag­gio dei con­ta­di­ni, arri­van­do a tra­dur­re Mar­zia­le in core­se.

         Elio Filip­po Accroc­ca (Cori 1923 – Roma 1996, ripo­sa a Cori) fu allie­vo ed ami­co di Giu­sep­pe Unga­ret­ti, deci­si­vo per la sua for­ma­zio­ne poe­ti­ca. Anno­ve­ra­to tra i gran­di poe­ti post­bel­li­ci ita­lia­ni, fu il capo­sti­pi­te del Grup­po di Por­to­nac­cio. La sua vita inten­sa e sol­ca­ta da vari lut­ti fami­lia­ri fu l’ispiratrice di ver­si dolo­ro­si. Ma nel­le sue ope­re ha can­ta­to anche la cit­tà di ori­gi­ne, luo­go dell’infanzia e del­la memo­ria del mon­do anti­co, con­sa­pe­vo­le del­la sua fon­da­zio­ne leg­gen­da­ria e del­la sua sto­ria pre-roma­na, dove nac­que da padre fer­ro­vie­re, di umi­li ori­gi­ni popo­la­ne. Un arti­sta e un intel­let­tua­le a tut­to ton­do, che sep­pe vive­re inten­sa­men­te il suo tem­po, for­te del­la sua fede nel­la poe­sia da lui defi­ni­ta “un remo per appro­da­re nel nuo­vo mil­len­nio”.

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