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Cori: ‘Confessioni di uno scrittore’ ospita Marcello Kalowski con ‘Il silenzio di Abram. Mio padre dopo Auschwitz’
01/03/2016Questo articolo è stato letto 2840 volte!
Quarto appuntamento con il ciclo ‘Confessioni di uno scrittore’, l’iniziativa organizzata dalla Libreria ‘Voland’ di Cisterna di Latina, in collaborazione con l’Associazione culturale ‘Arcadia’ e il Comune di Cori. Domenica 6 Marzo, alle 17:30, la Biblioteca Comunale di Cori ‘Elio Filippo Accrocca’ accoglierà Marcello Kalowski che parlerà del suo libro ‘Il silenzio di Abram. Mio padre dopo Auschwitz’ (Laterza), con il quale ha cercato di dar voce al silenzio del padre Abram, sopravvissuto ad Auschwitz.
Un’opera originale. Non è il classico testo sugli orrori del lager. È piuttosto uno scritto sulla vita. Quella di Abram Kalowski prima della guerra, del ghetto, di Auschwitz. Di un adolescente ebreo della Polonia degli anni Trenta. E poi di un giovane superstite che ha cercato di ricostruirsi un’esistenza in Italia. Il coraggio e la determinazione però non sono bastati ad allontanare per sempre i fantasmi di quell’orribile esperienza. È subentrata la depressione, il male oscuro che dilania l’anima.
La storia di Abram è quella dei tanti che non riescono a raccontare la propria Shoah. Quell’immensa sofferenza, individuale e collettiva, viene soffocata in un silenzio assordante, che diventa la forma di comunicazione prevalente, e viene assorbita da chi gli sta accanto attraverso il non detto. Per i reduci spesso non esiste un ponte di collegamento tra il prima e il dopo Auschwitz. È toccato al figlio costruirlo per dare un senso all’accaduto e restituire dignità alla persona e alla sua intera vicenda umana e familiare.
L’Olocausto raccontato dalla seconda generazione, è ugualmente importante per porre la Memoria al riparo dall’oblio e dal negazionismo ma, come spiega Marcello Kalowski, la memoria non va confusa con il ricordo – “la memoria non è comunicazione ma conoscenza, non è un semplice valore culturale, concettualizzazione, è narrazione. La memoria parte dal ricordo e mantiene in vita il passato, lo fa diventare parte della nostra coscienza; e attraverso la narrazione il ricordo, che è sempre di dolore, di sofferenza, diventa spunto, tensione verso il miglioramento, il progresso”.