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L’Editoriale. Ardea: attaccato Enrico Cacciotti per l’arresto del fratello dopo i fatti dell’Eugenio Litta di Grottaferrata
15/02/2016Questo articolo è stato letto 10355 volte!
di Francesca Marrucci
La politica è impietosa, si sa. Chi la fa deve essere praparato ad attacchi personali, a intrusioni nell’ambito della sfera della vita personale, spesso a minacce ed insulti. Chi fa politica è conscio di questo rischio, ma in genere lo applica alla propria condotta e quindi lo considera anche un monito. Ma cosa succede se comportamenti altrui vengono usati strumentalmente per attaccare un politico? Si entra nell’ambito dell’attacco che di politico non ha nulla, piuttosto somiglia allo sciacallaggio.
È il caso che ha visto, suo malgrado, coinvolto il Segretario dei Giovani Democratici di Ardea, Enrico Cacciotti, che ha un ruolo importante anche nel Pd provinciale. Qual è stata la sua colpa? Avere un fratello (e ne ha tanti, tra l’altro!) che è stato arrestato per i fatti incresciosi e vergognosi accaduti la scorsa settimana all’Eugenio Litta di Grottaferrata.
Enrico lo conosco bene da anni, è un ragazzo sempre sorridente, simpatico, con un gran cuore e che fa politica con passione. Della sua vita non c’è da dire davvero niente, così come della sua condotta politica e allora lo si attacca per la condotta del fratello, maggiorenne e responsabile per le proprie azioni.
In un post molto sentito, Enrico Cacciotti ha risposto alla bassazza di questi attacchi, e qui ve lo riportiamo, ma ha aperto anche una finestra sul dramma che stanno vivendo i famigliari degli indagati che nella maggior parte dei casi erano all’oscuro delle azioni dei loro congiunti ed ora si trovano in mezzo ad un vero e proprio processo giustizialista, in specie sui social, per qualcosa che non hanno commesso loro, ma i loro parenti. Ho saputo di figli e parenti chiusi in casa da una settimana, perché in strada sono stati insultati in maniera pesantissima.
L’indignazione della gente è comprensibile, ma rivolta verso chi ha commesso questi reati, non su ogni parente disponibile. Questi fatti lasciano uno strascico lunghissimo di vittime. Per prime le vittime dell’aggressione, tutti ragazzi giovanissimi e impossibilitati a reagire. Per seconde le famiglie di questi ragazzi, che pensavano di averli lasciati in buone mani. E per terzi quelli che nessuno considera: i parenti degli aguzzini, che già vivono lo shock di scoprire che qualcuno a loro vicino è in grado di comportarsi in tale modo e inoltre devono sopportare il pubblico ludibrio per qualcosa che nemmeno li riguarda.
Enrico ha parlato e ha fatto bene, perché ci deve far ragionare sul fatto che la giustizia non è tale se le colpe ricadono su tutto il parentado di un soggetto colpevole. Che i drammi stanno da tutte le parti e che le vittime non hanno un solo colore.
Il post di Enrico Cacciotti:
Da qualche giorno mio fratello si trova agli arresti domiciliari. E’ stato coinvolto in un’inchiesta giudiziaria su una bruttissima storia che riguarda presunti maltrattamenti avvenuti all’interno dell’istituto per disabili nel quale lavora. I capi di accusa, al netto delle caricature mediatiche, hanno causato alla mia famiglia un’immensa sofferenza.
In queste ore sono tanti i pensieri che si affollano nella mia testa. Penso a delle persone svantaggiate alle quali forse sono state inflitte delle sofferenze da chi invece avrebbe dovuto proteggerli. Penso a un fratello al quale voglio bene e che spero non si sia reso protagonista dei fatti su cui si sta indagando e mi sforzo di avere fiducia nel fatto che riuscirà a dimostrare la sua innocenza perché so che è migliore di quello che appare in queste ore. Penso a mia madre e a mio padre e ai valori che ci hanno trasmesso, a partire dal rispetto per gli altri, condizione necessaria per provare rispetto per se stessi. Penso a quanto dolorosi siano i giorni che stanno vivendo.
Scrivo queste cose perché nelle scorse ore questa terribile vicenda è diventata lo strumento nuovo, utilizzato da alcuni, di una battaglia politica. Sembra incredibile. Cosa c’entra la Politica? Mio fratello non è un militante di partito, non ha incarichi pubblici, non è neanche iscritto al Pd.
Lui no, ma io sì e qualcuno ha pensato bene di usare questa cosa contro di me, tanto i social si prestano bene allo scopo. Su Fb anche un coniglio può credersi un leone. Viviamo in un mondo difficile dove non si rispetta più niente, nemmeno il dolore di una madre, di un padre o di un fratello.
Non voglio fare la parte di quello che cade dalle nuvole, per carità. Ho i miei difetti, conosco le regole del gioco, anche quando queste regole vengono violate, e ho le spalle abbastanza grandi per sopportare, oltre al dolore che non mi sono cercato, le ingiurie gratuite e le falsità di queste ore che non merito ma che forse, dato lo spessore umano di alcuni personaggi, mi sarei dovuto aspettare.
Se scrivo queste parole, che vi assicuro mi costano molto, è solo per dire ad alcune persone che quando si scrivono alcune cose bisognerebbe preoccuparsi di quanta sofferenza si può arrecare agli altri. Voi ne avete arrecata molta e purtroppo non solo a me. Il mio ringraziamento va invece a tutte quelle persone, tantissime, che in qualche modo hanno voluto farmi sentire la loro vicinanza e che, seppur in un momento molto difficile, mi hanno ricordato quante persone straordinarie ho accanto, persone che mi dicono di tenere la testa alta, di non piegarmi. Non lo farò ed è soprattutto per merito loro. Grazie
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Ho iniziato a 16 anni a scrivere sui giornali locali, per poi crearne uno, Punto a Capo, passando poi ai quotidiani e infine all’online.
Oggi, oltre a dirigere Punto a Capo Online e Punto a Capo Sport, collaboro con altri quotidiani online e dirigo l’Ufficio Stampa di Punto a Capo.
Inoltre, sono traduttrice, insegnante e Presidente della Onlus che pubblica il giornale. Faccio tante cose, probabilmente troppe, adoro scrivere, leggere e viaggiare e ho bisogno sempre di nuovi stimoli, di iniziare nuove avventure e creare nuovi progetti.