Sabato 6 Agosto, alle ore 21:15, al teatro di piazza della Croce, si esibiranno il…
Giornata mondiale delle migrazioni La Città di Cori ricorda il suo passato migratorio
16/01/2016Questo articolo è stato letto 3063 volte!
In occasione della 102^ Giornata Mondiale delle Migrazioni che si celebra domenica 17 Gennaio 2016, l’Istituto Comprensivo Statale ‘Cesare Chiominto’ ricorda il fenomeno migratorio corese a cavallo tra XVIII e XIX secolo, come ricostruito nel 2004 da una ricerca delle classi 3^ A e C della scuola media di Cori ‘A. Massari’, coordinate dal prof. Ettore Benforte e dalla dott.sa Delfina Licata, in collaborazione con l’Archivio Storico Comunale.
Alla fine del XIX secolo Cori contava circa 8000 abitanti che arrivarono a quasi 9700 alla fine degli anni ‘30, per lo più braccianti e piccoli contadini. La maggior parte degli emigranti coresi erano uomini tra i 18 e i 40 anni, che spesso rientravano in patria, e le mete preferite erano le Americhe, anche se vi era una consistente emigrazione stagionale verso le regioni del nord Italia e la Francia.
Nel periodo 1890–1930 ci fu un esodo medio di circa 80–100 persone l’anno, con punte di 200–300 in alcuni momenti: solo la forte natalità del tempo ed il rientro di una parte degli emigrati permise alla popolazione corese di mantenersi stabile per tutto il quarantennio di riferimento.
Un notevole contributo all’economia locale era dato dalle rimesse degli emigrati che, se da un lato rappresentavano un ritorno economico per il paese, dall’altro, offrendo un’immagine del successo dell’emigrante in terra straniera, invogliavano altri coresi ad emigrare.
Non tutti però trovavano fortuna all’estero, la vita degli emigrati era precaria, continuamente esposti a disagi di inserimento e morte durante il viaggio. Famose a Cori erano le ‘vedove bianche’, donne che non ebbero più notizie dei loro mariti e vissero con l’incognita della loro morte o scomparsa, più o meno voluta.
Arrivati a destinazione, inoltre, di solito venivano selezionati e chi non rispondeva ai requisiti veniva rispedito a casa, dove il senso di sconfitta ne segnava per sempre la vita. Poiché gran parte della popolazione era semianalfabeta, anche a Cori vennero istituiti dei corsi speciali per gli emigranti al fine di dotarli di un minimo di formazione culturale e professionale che potesse rendere più agevole la loro traversata (foto di Q. Corsetti: Cori, 1911 — Cori, 1911 — Scuola Popolare).