Roma, parola ai cittadini: quer pasticciaccio brutto de via Peio che Marino ha ignorato

Roma, parola ai cittadini: quer pasticciaccio brutto de via Peio che Marino ha ignorato

20/10/2015 0 Di Redazione

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lucia-salvatiQuer pastic­ciac­cio brut­to de via Peio che Mari­no ha igno­ra­to

 Il sin­da­co ave­va det­to che l’avrebbe rice­vu­ta in Cam­pi­do­glio dopo aver denun­cia­to omis­sio­ni di vigi­li che han­no coper­to abu­si dei vici­ni in rap­por­ti con il clan Spa­da. Quan­do Lucia Sal­va­ti, ex pre­si­de di 74 anni, non ha avu­to riscon­tri gli ha scrit­to una let­te­ra per ten­ta­re di squar­cia­re il silen­zio. Rima­sta sen­za rispo­sta ora ha deci­so di ren­der­la pub­bli­ca

Roma, 20 otto­bre 2015 — Non si pla­ca la stre­nua bat­ta­glia di Lucia Sal­va­ti, l’ex pre­si­de 74enne, per otte­ne­re l’accertamento del­la veri­tà e l’agognata giu­sti­zia cir­ca l’ormai nota vicen­da che la vede coin­vol­ta, suo mal­gra­do, da oltre 10 anni. L’anziana signo­ra resi­den­te a Roma, nel quar­tie­re Infer­net­to, dopo aver pre­sen­ta­to nume­ro­se denun­ce rima­ste ine­va­se, ave­va mani­fe­sta­to più vol­te inca­te­na­ta, segna­lan­do omis­sio­ni e ves­sa­zio­ni da par­te di alcu­ni rap­pre­sen­tan­ti isti­tu­zio­na­li del X Muni­ci­pio, in par­ti­co­la­re di alcu­ni vigi­li urba­ni e dipen­den­ti dell’Ufficio Tec­ni­co di Ostia, fina­liz­za­te a dis­si­mu­la­re alcu­ni abu­si edi­li­zi rea­liz­za­ti dai vici­ni a suo detri­men­to. Que­sti, per indur­la a desi­ste­re, dopo i ten­ta­ti­vi inti­mi­da­to­ri “isti­tu­zio­na­li”, (era sta­ta addi­rit­tu­ra incri­mi­na­ta per abu­si edi­li­zi ine­si­sten­ti e assol­ta con for­mu­la pie­na) non ave­va­no avu­to alcu­na remo­ra nel pre­sen­tar­si a minac­ciar­la e aggre­dir­la sot­to casa, insie­me ai suoi due figli, con un espo­nen­te di spic­co di un noto clan mafio­so del Lito­ra­le, il cui pro­fi­lo cri­mi­na­le è sta­to trac­cia­to esau­sti­va­men­te dal­le note inchie­ste giu­di­zia­rie che han­no tra­vol­to Ostia (anco­ra pri­ma dell’esplosione di Mafia Capi­ta­le), in segui­to alle qua­li è sta­to rag­giun­to da un prov­ve­di­men­to di arre­sto insie­me all’ex diri­gen­te dell’Ufficio Tec­ni­co Aldo Papa­li­ni.

La Sal­va­ti si era pre­sen­ta­ta in cate­ne a più ripre­se pres­so sedi isti­tu­zio­na­li e reda­zio­ni di orga­ni di stam­pa, tra cui l’Ufficio del Giu­di­ce di Pace di Ostia, la sede dell’Ansa e la Pro­cu­ra del­la Repub­bli­ca di piaz­za­le Clo­dio, dove ave­va chie­sto di par­la­re col pro­cu­ra­to­re capo Giu­sep­pe Pigna­to­ne, e in sua assen­za ave­va rife­ri­to le asse­ri­te pre­sun­te noti­zie di rea­to in suo pos­ses­so a due appar­te­nen­ti alla Poli­zia Giu­di­zia­ria.

Un’altra ecla­tan­te azio­ne dimo­stra­ti­va la pre­si­de corag­gio l’aveva insce­na­ta due anni or sono nel­la sala con­si­lia­re del Muni­ci­pio di Ostia, alla pre­sen­za del sin­da­co Igna­zio Mari­no appe­na inse­dia­to, pro­prio in occa­sio­ne dell’appuntamento assem­blea­re straor­di­na­rio fis­sa­to all’indomani del­la vicen­da giu­di­zia­ria che ave­va sco­per­chia­to le nefan­dez­ze mafio­se e fat­to emer­ge­re in tut­ta la sua dram­ma­ti­ci­tà l’emergenza cri­mi­na­li­tà sul Lito­ra­le. Dopo 42 anni di ono­ra­to lavo­ro l’ex diri­gen­te sco­la­sti­ca non riu­sci­va pro­prio ad accet­ta­re che in uno sta­bi­le di via Peio, all’Infernetto, ci fos­se­ro sta­te coper­tu­re e suc­ces­si­ve ves­sa­zio­ni isti­tu­zio­na­li pro­prio per garan­ti­re tali coper­tu­re, che l’avevano tra­sci­na­ta in un vor­ti­ce infer­na­le, insie­me ai suoi due figli, sfian­can­do­la fisi­ca­men­te ed eco­no­mi­ca­men­te. Per di più i suoi vici­ni, che lamen­ta­va aves­se­ro godu­to del­la pro­te­zio­ne omis­si­va del­le isti­tu­zio­ni, era­no pro­prio in rap­por­ti con un noto espo­nen­te di quel­la mafia di cui si dibat­te­va in quel­la sede muni­ci­pa­le, e tut­ti ave­va­no fino ad allo­ra igno­ra­to ogni sua denun­cia in meri­to. Ebbe­ne quel­la mat­ti­na ave­va deci­so di far sen­ti­re for­te la sua voce, la loca­tion le sem­bra­va più che appro­pria­ta per gri­da­re a tut­ti quan­to le era acca­du­to, espo­nen­ti isti­tu­zio­na­li che ave­va­no per­mes­so a per­so­nag­gi con vin­co­lo quan­to­me­no di cono­scen­za con un appar­te­nen­te di spic­co a un clan di rea­liz­za­re indi­stur­ba­ti abu­si ai suoi dan­ni, final­men­te le gra­vi ingiu­sti­zie subi­te pote­va­no tro­va­re un var­co ver­so la veri­tà e la giu­sti­zia. E gri­dò for­te davan­ti a tut­ti la sua dispe­ra­zio­ne, ma ad ascol­tar­la furo­no per lo più i tan­ti cit­ta­di­ni pre­sen­ti e i gior­na­li­sti. Il sin­da­co Mari­no la notò e fece anche una bat­tu­ta sul­le cate­ne, ma non si fer­mò e scap­pò via per impe­gni, il pre­si­den­te Andrea Tas­so­ne, quel­lo  arre­sta­to suc­ces­si­va­men­te all’arrivo del ciclo­ne Mafia Capi­ta­le, non dis­se nul­la. Ad avvi­ci­nar­si fu solo l’allora asses­so­ra Ema­nue­la Dro­ghei, che ini­zial­men­te dis­se che l’avrebbero fat­ta par­la­re col sin­da­co e l’accompagnò in una stan­za con gran­de gen­ti­lez­za e sen­si­bi­li­tà. Chie­se che le chia­mas­se­ro “la Deci­na” e poi rivol­gen­do­si a Maria Lui­sa Di Bac­co, capo del­la segre­te­ria poli­ti­ca del pre­si­den­te Tas­so­ne: “Lui­sa, dov’è Sil­via Deci­na?”. Que­sta rispo­se che era anda­ta via col sin­da­co. Sil­via Deci­na, dive­nu­ta poi nota alle cro­na­che anche per un’intercettazione tele­fo­ni­ca agli atti dell’inchiesta Mafia Capi­ta­le in cui par­la con Sal­va­to­re Buz­zi, era il capo del­la segre­te­ria di Mari­no. Nel­la stan­za in cui era sta­ta accom­pa­gna­ta, asse­dia­ta dai gior­na­li­sti e con­for­ta­ta dal­la Dro­ghei e dal­la Di Bac­co, l’anziana don­na, scop­pia­ta in lacri­me, restò diver­si minu­ti, con l’illusione di incon­tra­re il sin­da­co che sta­va­no cer­can­do di rin­trac­cia­re per far­lo ritor­na­re a par­la­re con lei,  secon­do quan­to affer­ma­to dal­le paro­le del­la Di Bac­co. Da lì a bre­ve la Dro­ghei le rife­rì che ave­va chia­ma­to il sin­da­co e che l’avrebbe rice­vu­ta in Cam­pi­do­glio, invi­tan­do­la a segui­re lei e la Di Bac­co “nel­la stan­za di Lui­sa, per­ché il sin­da­co la rice­ve­rà in Cam­pi­do­glio, però ci dob­bia­mo accor­da­re così noi l’accompagniamo” con­cet­to riba­di­to anche dal­la secon­da: “L’accompagniamo noi, signo­ra”.

L’impegno assun­to dal sin­da­co Mari­no con la Sal­va­ti tra­mi­te l’assessora Dro­ghei e la respon­sa­bi­le del­la segre­te­ria poli­ti­ca del mini­sin­da­co Tas­so­ne fu cla­mo­ro­sa­men­te disat­te­so. Non solo que­sta non rice­vet­te alcu­na chia­ma­ta dal Cam­pi­do­glio o dal Muni­ci­pio di Ostia, ma anche quan­do cer­cò di con­tat­ta­re la segre­te­ria poli­ti­ca di Tas­so­ne, con cui avreb­be dovu­to accor­dar­si per esse­re accom­pa­gna­ta, fede­le alle paro­le pro­nun­cia­te dal­la Dro­ghei: “…per­ché il sin­da­co la rice­ve­rà in Cam­pi­do­glio, però ci dob­bia­mo accor­da­re così noi l’accompagniamo” e dal­la Di Bac­co: “L’accompagniamo noi, signo­ra”, i buo­ni pro­po­si­ti estrin­se­ca­ti in pre­ce­den­za, le ras­si­cu­ra­zio­ni e le pro­mes­se, si sciol­se­ro come neve al sole.

Ma la pre­si­de corag­gio non si per­se d’animo, deci­sa a pro­se­gui­re nel­la bat­ta­glia intra­pre­sa per otte­ne­re l’agognata giu­sti­zia e met­te­re a fuo­co quel­la veri­tà di nefan­dez­ze isti­tu­zio­na­li, che si cela die­tro le mura di un immo­bi­le di via Peio e tra le pie­ghe di un para­dos­sa­le dive­ni­re feno­me­ni­co che, gra­zie a ester­na­zio­ni com­por­ta­men­ta­li a vari livel­li, arta­ta­men­te pre­or­di­na­te, ha addi­rit­tu­ra tra­sfor­ma­to i tra­sgres­so­ri in vit­ti­me. La spe­ran­za e la fidu­cia che la Sal­va­ti ave­va ripo­sto nel sin­da­co Mari­no era note­vo­le, cer­ta che se aves­se solo disa­mi­na­to gli atti e fat­to un sopral­luo­go anche fuga­ce in loco, con­si­de­ra­ta la sua gran­de sen­si­bi­li­tà e il suo sen­so di lega­li­tà, avreb­be cer­ta­men­te sen­ti­to il dove­re di pro­ce­de­re imme­dia­ta­men­te ad affron­ta­re il caso. Una vicen­da che, viste le impli­ca­zio­ni che ha fat­to regi­stra­re, con i pro­ta­go­ni­sti degli abu­si in rap­por­ti con un clan mafio­so di Ostia, incre­di­bil­men­te igno­ra­ti da varie cel­lu­le isti­tu­zio­na­li, pare esse­re sta­ta forie­ra di Mafia Capi­ta­le, e l’anziana pen­sio­na­ta non rie­sce pro­prio a com­pren­de­re come si pos­sa pre­scin­de­re da que­sta incre­di­bi­le tra­ge­dia di una fami­glia schiac­cia­ta da un siste­ma edi­fi­ca­to  da alcu­ni espo­nen­ti isti­tu­zio­na­li infe­de­li e da altri quan­to­me­no tol­le­ra­to, nell’analizzare le ese­cran­de e igno­mi­nio­se ipo­te­si com­por­ta­men­ta­li emer­se dal­la stes­sa inchie­sta Mafia Capi­ta­le.

Alla luce dell’ennesimo sco­glio osta­ti­vo nel cam­mi­no ver­so la veri­tà la tena­ce signo­ra, atte­si inva­no  alcu­ni mesi, deci­se di ritor­na­re alle cate­ne. La pri­ma pro­te­sta si con­cre­tiz­zò pres­so il Coman­do Gene­ra­le del­la Poli­zia Loca­le di Roma Capi­ta­le e suc­ces­si­va­men­te in piaz­za del Cam­pi­do­glio, dove durò solo qual­che minu­to, a cau­sa del­la pres­so­ché imme­dia­ta dispo­ni­bi­li­tà a rice­ver­la da par­te del com­men­de­vo­le dott. Rober­to Top­po­li, respon­sa­bi­le dell’Ufficio del Sin­da­co per i Rap­por­ti con i Cit­ta­di­ni. Que­sti pre­se a cuo­re la que­stio­ne e inte­res­sò l’avvocato gene­ra­le dott. Rodol­fo Mur­ra, che atti­vò ala­cre­men­te una fit­ta cor­ri­spon­den­za con gli uffi­ci inte­res­sa­ti, che però, nono­stan­te l’encomiabile impe­gno pro­fu­so da entram­bi, con­dus­se a un nul­la di fat­to. In pre­da alla dispe­ra­zio­ne per l’ennesimo ten­ta­ti­vo, impa­lu­da­to­si nel­le sab­bie mobi­li dopo aver ali­men­ta­to anco­ra l’illusione di vede­re la luce alla fine del tun­nel del­le kaf­kia­ne vicis­si­tu­di­ni, ram­men­tan­do anco­ra quell’invito a rice­ver­la da par­te del pri­mo cit­ta­di­no, ver­gò una let­te­ra a lui indi­riz­za­ta e la fece pro­to­col­la­re pres­so il Gabi­net­to del Sin­da­co. L’esito fu nes­su­na rispo­sta, anche dopo esse­re tra­scor­so un las­so tem­po­ra­le di mol­ti mesi. A que­sto pun­to, deter­mi­na­ta a far emer­ge­re la lun­ga sto­ria di ingiu­sti­zia per­pe­tra­ta ai suoi dan­ni, pur se fiac­ca­ta moral­men­te, fisi­ca­men­te ed eco­no­mi­ca­men­te, e fino­ra soc­com­ben­te nono­stan­te lo stre­nuo e auto­re­vo­le patro­ci­nio lega­le del nume­ro uno dei pena­li­sti d’Italia, l’avvocato Nino Maraz­zi­ta, ha deci­so di ren­de­re pub­bli­ca la mis­si­va a Mari­no, con cui ave­va spe­ra­to di ave­re quan­to­me­no un cen­no da par­te sua, anche solo di soli­da­rie­tà, in affe­ren­za agli avve­ni­men­ti il cui orien­ta­men­to esi­zia­le è sta­to fino­ra deter­mi­na­to da quel­lo che lei stes­sa defi­ni­sce “un lavo­ro di men­ti asso­cia­te”, con cui si è scon­tra­ta, e anco­ra si scon­tra, nel­la ricer­ca del­la real­tà ogget­ti­va e del giu­sto rias­set­to del­le ragio­ni fino­ra asso­lu­ta­men­te distor­te.

La lot­ta per la veri­tà per­tan­to con­ti­nue­rà sen­za sosta per la Sal­va­ti, che è la madre del gior­na­li­sta Anto­nel­lo De Pier­ro, pre­si­den­te del movi­men­to poli­ti­co Ita­lia dei Dirit­ti, il qua­le fino­ra ave­va pre­fe­ri­to non occu­par­si pub­bli­ca­men­te del­la fac­cen­da, ma ora sem­bra che l’insistenza mater­na a far­lo l’abbia final­men­te con­vin­to, e già intan­to sono ini­zia­te le ope­ra­zio­ni per il tra­sfe­ri­men­to defi­ni­ti­vo e uffi­cia­le del­la sede nazio­na­le dell’organizzazione di cui è lea­der, pro­prio in via Peio, nell’abitazione, mes­sa a dispo­si­zio­ne dall’ex pre­si­de, adia­cen­te a quel­la su cui ormai da 10 anni quest’ultima pun­ta il dito denun­cian­do gli abu­si dei vici­ni in rap­por­ti con un clan mafio­so e le coper­tu­re isti­tu­zio­na­li che li han­no per­mes­si. Tra l’altro tale indi­riz­zo era già sta­to indi­ca­to nel­la pro­ce­du­ra con cui fu depo­si­ta­to il sim­bo­lo del movi­men­to per le ulti­me ele­zio­ni euro­pee e pro­prio qui avven­ne la già men­zio­na­ta aggres­sio­ne inti­mi­da­to­ria a De Pier­ro e a suo fra­tel­lo da par­te del capo di un noto clan mala­vi­to­so, accom­pa­gna­to in auto dai vici­ni, la cui gra­vi­tà, stan­do agli atti, pare sia sta­ta com­ple­ta­men­te igno­ra­ta dal­le isti­tu­zio­ni com­pe­ten­ti, nono­stan­te il sog­get­to in que­stio­ne com­pa­ia con un ruo­lo di pri­mo pia­no nel­la piat­ta­for­ma accu­sa­to­ria del­le inchie­ste giu­di­zia­rie sul­la mafia a Ostia, in segui­to alle qua­li è sta­to anche desti­na­ta­rio di un’ordinanza di custo­dia cau­te­la­re in car­ce­re.

Que­sto è quan­to dichia­ra­to dal­la Sal­va­ti per spie­ga­re la deci­sio­ne di pub­bli­ca­re la let­te­ra a Igna­zio Mari­no: “Deci­do di pub­bli­ca­re la let­te­ra acco­ra­ta scrit­ta al sin­da­co Mari­no, rima­sta sen­za rispo­sta. 

Chie­de­vo solo di aiu­tar­mi a cer­ca­re la veri­tà in una situa­zio­ne che da sem­pli­ce richie­sta di rico­no­sci­men­to di un dirit­to si era tra­sfor­ma­ta, con la com­pli­ci­tà del­le isti­tu­zio­ni, in un incu­bo per noi. 

Ave­vo par­la­to di pro­ba­bi­li abu­si, sicu­ra che le isti­tu­zio­ni avreb­be­ro accer­ta­to. 

Al sin­da­co ave­vo chie­sto sola­men­te che nomi­nas­se una com­mis­sio­ne al di sopra del­le par­ti per accer­ta­re la veri­tà. 

Del­la let­te­ra pro­to­col­la­ta il 25 novem­bre 2014 non ho sapu­to più nul­la. 

Perio­di­ca­men­te ho tele­fo­na­to alla segre­te­ria e le rispo­ste sono pale­se­men­te con­tra­stan­ti:

1)”Abbiamo man­da­to tut­to al coman­dan­te dei vigi­li” (ma è sta­to il Coman­do dei vigi­li a dirot­tar­mi ver­so il Cam­pi­do­glio). 

2) “Abbia­mo man­da­to tut­to in Pro­cu­ra” (tut­to cosa?).

3) “Abbia­mo man­da­to tut­to all’Avvocatura” (ma l’Avvocatura ave­va già fat­to tut­to quel­lo che era nel­le sue com­pe­ten­ze, ora toc­ca­va al sin­da­co, o a chi per lui, nomi­na­re una com­mis­sio­ne che sta­bi­lis­se la veri­tà). 

La mia tri­stez­za è che ho dovu­to pren­de­re atto che in que­sta socie­tà il cit­ta­di­no comu­ne con­ta vera­men­te poco.

In 42 anni di scru­po­lo­so lavo­ro, pri­ma come inse­gnan­te, poi come diri­gen­te sco­la­sti­co, ho cer­ca­to di tra­smet­te­re valo­ri a inte­re gene­ra­zio­ni, con­ser­van­do fino all’ultimo l’entusiasmo del pri­mo gior­no di scuo­la.

Ora, a 75 anni, devo con­sta­ta­re, con dolo­re, che le mie denun­ce lascia­no nell’indifferenza le isti­tu­zio­ni. 

Chie­do che sia fat­ta giu­sti­zia a tut­ti i costi. Non lo chie­do solo per me, ma anche, e soprat­tut­to, per i gio­va­ni, che han­no dirit­to a cre­de­re in una socie­tà più giu­sta e han­no biso­gno di spe­ran­za”.

 

Qui sot­to il con­te­nu­to inte­gra­le del­la let­te­ra al sin­da­co, depo­si­ta­ta pres­so l’Ufficio di Gabi­net­to del Sin­da­co il 25 novem­bre 2014 con nume­ro di pro­to­col­lo RA/76212.

 

Ono­re­vo­le Sin­da­co,

sono Lucia Sal­va­ti, diri­gen­te sco­la­sti­co in pen­sio­ne che nel luglio del 2013, pro­te­stò inca­te­na­ta, nel­la sala con­si­lia­re del X Muni­ci­pio, ex XIII.

Vole­vo solo tute­la­re i miei dirit­ti e mi tro­vo al cen­tro di una brut­ta sto­ria, insie­me ai miei figli, da qua­si 10 anni per le omis­sio­ni e le coper­tu­re di alcu­ni appar­te­nen­ti al Cor­po del­la Poli­zia Loca­le di Roma Capi­ta­le e all’Ufficio Tec­ni­co del X Muni­ci­pio.

Abi­to all’Infernetto in una por­zio­ne di bifa­mi­lia­re acqui­sta­ta (solo il rusti­co che ho ter­mi­na­to negli anni) nei pri­mi anni ’80 dal­la sig.ra ******, pro­prie­ta­ria dell’altra metà.

Nel 2005 i coniu­gi ************** (sepa­ra­ti legal­men­te, ma sem­pre insie­me) tra­sfor­ma­ro­no la loro por­zio­ne in 4 mono­lo­ca­li (nel pro­get­to, per­ché in effet­ti sono bilo­ca­li) elu­den­do ogni mia richie­sta di spie­ga­zio­ne.

Negli anni pre­ce­den­ti ave­va­no, inol­tre, costrui­to un manu­fat­to abu­si­vo in giar­di­no che non rispet­ta­va le distan­ze e con scon­fi­na­men­to del tet­to nel­la mia pro­prie­tà che i vigi­li e un geo­me­tra dell’Ufficio Tec­ni­co «non vol­le­ro vede­re» nono­stan­te le insi­sten­ze del mio avvo­ca­to per­ché ne pren­des­se­ro nota.

Feci un espo­sto e comin­cia­ro­no i nostri guai, per­ché ebbe­ro ini­zio cau­se pena­li e civi­li di ogni gene­re da par­te dei tra­sgres­so­ri e dei Vigi­li, che, da una par­te dichia­ra­ro­no che al civi­co 34 era tut­to in rego­la e con­for­me alla DIA, men­tre noi del civi­co 30 fum­mo denun­cia­ti per abu­si edi­li­zi.

Ci fu un giu­di­zio e gra­zie ad un giu­di­ce atten­to e impar­zia­le, fum­mo assol­ti con la for­mu­la “per­ché il fat­to non sus­si­ste” ai sen­si dell’art. 530 com­ma 1 c.p.p.

Per la serie di denun­ce pena­li mes­se in atto dai nostri vici­ni c’è un lun­go elen­co, ma le alle­go solo una, per­ché lei si ren­da con­to con quan­ta mal­va­gi­tà e assen­za di qual­sia­si scru­po­lo han­no agi­to per nascon­de­re il vero pro­ble­ma che era appun­to quel­lo degli abu­si, aiu­ta­ti in que­sto dai loro avvo­ca­ti e pur­trop­po dal­le isti­tu­zio­ni.

Ho pro­te­sta­to anche in Cam­pi­do­glio inca­te­na­ta e sono sta­ta ascol­ta­ta con mol­ta atten­zio­ne, dal respon­sa­bi­le dell’ufficio del Sin­da­co per i rap­por­ti con i cit­ta­di­ni, dr. Top­po­li che, a sua vol­ta ha con­tat­ta­to l’Avvocatura che nel­la per­so­na del Capo, avv. Mur­ra ha ascol­ta­to con altret­tan­ta atten­zio­ne e ha mes­so in atto tut­to quel­lo che era nel­le sue com­pe­ten­ze con uma­na pro­fes­sio­na­li­tà, ma anco­ra una vol­ta i Vigi­li han­no distor­to la real­tà, men­tre l’Ufficio Tec­ni­co è lati­tan­te (ne sono venu­ta a cono­scen­za dall’accesso agli atti).

Ora toc­ca a Lei, On.le Sin­da­co.

Quel gior­no di luglio, nel­la Sala Con­si­lia­re del Muni­ci­pio di Ostia, Lei mi notò, ma scap­pò via per impe­gni.

Dis­se che mi avreb­be rice­vu­ta in Cam­pi­do­glio, ma quan­do mi rivol­si alla segre­te­ria del pre­si­den­te Tas­so­ne, dal­la respon­sa­bi­le di tale uffi­cio, mi fu det­to che la poli­ti­ca non s’interessava di tali pro­ble­mi, con­tra­ria­men­te a quel­lo che mi ave­va det­to il gior­no del­la pro­te­sta insie­me all’assessore alle Poli­ti­che Socia­li.

Ven­ga a vede­re On.le Sin­da­co con una Com­mis­sio­ne che sia al di sopra del­le par­ti e non di Ostia.

Una vicen­da giu­di­zia­ria, che non dove­va esser­ci se chi è paga­to con i sol­di del­la col­let­ti­vi­tà aves­se fat­to il suo dove­re, dura ormai da qua­si 10 anni, con gra­vi dan­ni mora­li e mate­ria­li per le vit­ti­me fat­te diven­ta­re car­ne­fi­ci.

Solo alla con­tro­par­te abbia­mo cor­ri­spo­sto fino­ra euro 55000.

Con una deter­mi­na dell’Ufficio Tec­ni­co nel­la per­so­na dell’Ing. Tabac­chie­ra e del Dipar­ti­men­to IX nel­la per­so­na dell’architetto Biaz­zo ci han­no obbli­ga­to a fare una ristrut­tu­ra­zio­ne che ci è costa­ta euro 35000 per distac­co di alcu­ni into­na­ci cau­sa­to dai lavo­ri fat­ti al civi­co 34.

On.le Sin­da­co,

accol­ga que­sta mia richie­sta.

Ho ormai 74 anni e una vita spe­sa per il lavo­ro e per la fami­glia.

Ho lavo­ra­to per ben 42 anni a Scuo­la, sen­za rispar­miar­mi.

Oggi sono accu­sa­ta insie­me ai miei figli di azio­ni lon­ta­ne mil­le miglia dai nostri pen­sie­ri e dal nostro sti­le di vita come può leg­ge­re dall’allegato foglio:

“lesio­ni, ingiu­rie, vio­la­zio­ni di domi­ci­lio, aggres­sio­ni, dif­fa­ma­zio­ne” per nascon­de­re il vero pro­ble­ma: abu­si edi­li­zi, coper­ti dal­la Isti­tu­zio­ni.

Chi ha spor­to que­re­le (tan­te) è venu­to sot­to casa ad aggre­dir­ci e a minac­ciar­ci di mor­te insie­me ad Arman­do Spa­da, capo dell’omonimo clan mafio­so del lito­ra­le, arre­sta­to nel­le scor­se set­ti­ma­ne insie­me all’ex diri­gen­te Aldo Papa­li­ni, che pro­prio da Lei fu rimos­so.

La Pro­cu­ra è inter­ve­nu­ta più vol­te su que­sta tor­bi­da vicen­da, ma Vigi­li e Uffi­cio Tec­ni­co bloc­ca­va­no affer­man­do che tut­to era in rego­la.

Il Suo inter­ven­to potreb­be met­te­re fine ad un siste­ma che sem­bra ormai con­so­li­da­to.

Mi aiu­ti a cer­ca­re la veri­tà.

Gra­zie per tut­to quel­lo che farà.

Tel.: 06********

Roma, lì  24/11/2014

Sig.ra Lucia Sal­va­ti

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