L’Editoriale. In ricordo di Tania Passa

L’Editoriale. In ricordo di Tania Passa

27/06/2013 1 Di Francesca Marrucci

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Tania Passadi Fran­ce­sca Mar­ruc­ci

Tania ci ha lascia­to. Potrem­mo dir­lo in modi diver­si, ma il signi­fi­ca­to non sareb­be lo stes­so. Sì, per­ché la fra­se, così com’è, risul­ta incom­ple­ta. Ad essa dovreb­be segui­re un lun­go elen­co di sor­ri­si, idee, valo­ri, bat­ta­glie, for­za, corag­gio, pazien­za, voglia di vive­re, e tan­to tan­to altro anco­ra per­ché è que­sta la veri­tà: Tania ci ha lascia­to un’e­re­di­tà di esem­pi e moti­vi per riflet­te­re. Altri modi per dir­lo, non fareb­be­ro com­pren­de­re la pro­fon­di­tà di que­sto lasci­to.

Ho cono­sciu­to Tania 13 anni fa, per­ché ero e sono ami­ca del­la madre, Lore­da­na, e mi ha subi­to con­qui­sta­ta con la sua voglia di fare, di esse­re, ma soprat­tut­to di esser­ci, sem­pre, ad ogni costo, anche quan­do sta­va male. Biso­gna dire che Tania è figlia di sua madre ed è sta­ta fino all’ul­ti­mo una com­bat­ten­te e fino all’ul­ti­mo ha pen­sa­to a lei più che a sé, come la stes­sa Lore­da­na mi ha rac­con­ta­to.

Non mi ha sor­pre­so appren­der­lo, a dire il vero, per­ché Tania ha avu­to sem­pre accan­to una don­na for­te, corag­gio­sa, che le ave­va inse­gna­to a rea­gi­re, a far fron­te a tut­te le avver­si­tà a testa alta, ad aspet­ta­re sem­pre tem­pi miglio­ri, ma soprat­tut­to che è sta­ta sem­pre pre­sen­te, che ha rinun­cia­to a tan­te cose per sé per sta­re vici­no a que­sta figlia, con­scia for­se del fat­to che non l’a­vreb­be avu­ta accan­to a lun­go; la sua figu­ra di rife­ri­men­to e il suo por­to sicu­ro nel­le tem­pe­ste del­la vita: sua madre.

Ma Tania c’è, oh sì, c’è sem­pre. C’è in tut­ti i nostri ricor­di più vivi, più sen­ti­ti, nei cor­tei, nel­le mani­fe­sta­zio­ni, al Red Pub del­la Fsta del­l’U­ni­tà, sui pal­chi, nel­le piaz­ze, nel­la sezio­ne. C’è sem­pre per­ché Tania cre­de­va for­te­men­te e pro­fon­da­men­te in quel­lo che face­va, alle bat­ta­glie per i dirit­ti e la lega­li­tà con Articolo21, alle cam­pa­gne di pro­pa­gan­da del par­ti­to, alla bat­ta­glia tut­ta sua, tut­ta per­so­na­le con­tro que­sta ter­ri­bi­le malat­tia che ogni vol­ta più cru­del­men­te le ha strap­pa­to la spe­ran­za.

Ma una del­le cose che Tania ci ha inse­gna­to è che la spe­ran­za biso­gna rico­struir­la sem­pre, col­ti­var­la, tener­se­la cara, per­ché solo così pos­sia­mo resi­ste­re, pos­sia­mo com­bat­te­re e vin­ce­re anche solo un minu­to in più con chi ci ama.

Tania, con quel sor­ri­so onni­pre­sen­te, que­gli occhio­ni da cer­biat­to che spro­na­va­no sem­pre ad una nuo­va sfi­da, ad un nuo­vo obiet­ti­vo. Come fa Tania a non esser­ci? Chi l’ha cono­sciu­ta e l’ha ama­ta se la por­te­rà sem­pre den­tro e le sus­sur­re­rà sem­pre un pic­co­lo gra­zie per l’al­le­gria, per l’in­tel­li­gen­za, per la sen­si­bi­li­tà che ha sem­pre spar­so intor­no a sé qua­si incon­sa­pe­vol­men­te.

Non ho un ricor­do di Tania imbron­cia­ta, arrab­bia­ta maga­ri sì, ma qua­si sem­pre solo rag­gian­te, satu­ra di quel­la voglia di vive­re che assa­po­ra solo chi capi­sce quan­to è faci­le per­de­re tut­to all’im­prov­vi­so.

Ha impa­ra­to tan­to Tania, anche suo mal­gra­do. Dal mon­do, dal dolo­re, dal­la malat­tia, dal futu­ro e da sua madre.

Noi abbia­mo impa­ra­to da lei.

Mi man­che­rà Tania, mi man­ca già da quan­do (pur­trop­po con un imper­do­na­bi­le ritar­do) ho sapu­to la noti­zia. Ma per quan­to mi man­chi la vedo ovun­que, in quel­lo che ha fat­to, det­to, pro­dot­to. Nei ricor­di di noi che mi por­to den­tro.

Per que­sto, oggi, mi sen­to di dire una fra­se più lun­ga, più com­ple­ta: Tania ci ha lascia­to tan­to, quin­di non ci lasce­rà mai.

Gra­zie Tania.

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