L’Opinione: Cerveteri è la mia città…

L’Opinione: Cerveteri è la mia città…

13/10/2011 0 Di Redazione

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CERVETERI E’ LA MIA CITTA’

Cer­ve­te­ri è la mia Cit­tà, che mi fa sof­fri­re e gioi­re allo stes­so tem­po, che ogni gior­no è mera­vi­glia e stu­po­re ma che un atti­mo dopo è delu­sio­ne per l’ennesimo pic­co­lo inte­res­se per­so­na­le che pre­va­ri­ca di nuo­vo ed anco­ra il bene comu­ne e la cura del­la per­so­na.

In vacan­za quan­do qual­cu­no mi chie­de da dove ven­go, ho sem­pre rispo­sto: da Roma; è più faci­le da com­pren­de­re e richie­de meno spie­ga­zio­ni, soprat­tut­to se stai cer­can­do un bagno e non vuoi lasciar­lo inten­de­re. Quest’anno ho rispo­sto per la pri­ma vol­ta: da Cer­ve­te­ri vici­no Roma e subi­to dopo mi sono det­to: per­bac­co, sto diven­tan­do cer­ve­te­ra­no, ma sto meglio o peg­gio di pri­ma ?

Ora che sono a casa mi ren­do con­to che scop­pio di salu­te e che ho qual­che chi­lo in più ma a par­te que­sto, resta un pro­ble­ma, una doman­da o meglio una que­stio­ne da scio­glie­re: se mi sen­to cer­ve­te­ra­no ed ho sem­pre ope­ra­to nel ter­ri­to­rio attra­ver­so il volon­ta­ria­to e l’associazionismo (attual­men­te respon­sa­bi­le dell’A.S.D. ARS ROMA), come ho fat­to a non ren­der­mi con­to di quan­to lavo­ro c’è da fare per miglio­ra­re seria­men­te e con coscien­za i mol­te­pli­ci aspet­ti del­la vita socia­le e cul­tu­ra­le che da anni non sono valo­riz­za­ti o sono del tut­to tra­scu­ra­ti ?

Inten­dia­mo­ci, so per­fet­ta­men­te che ci sono impie­ga­ti, fun­zio­na­ri ed ammi­ni­stra­to­ri pub­bli­ci che instan­ca­bil­men­te ope­ra­no nel loro set­to­re e che in buo­na fede sono con­vin­ti di fare il meglio, alcu­ni sono miei ami­ci altri sono per­so­ne che sto impa­ran­do a cono­sce­re e a sti­ma­re; ma allo­ra per­ché ho la sen­sa­zio­ne che ci sia qual­co­sa che non va?

Non inten­do alli­near­mi alle chiac­chie­re da bar dei disfat­ti­sti sem­pre pron­ti a cri­ti­ca­re ogni pic­co­lo miglio­ra­men­to sicu­ri che “tan­to le cose andran­no sem­pre peg­gio” e non inten­do con­ti­nua­re a vive­re accet­tan­do taci­ta­men­te i disa­gi e le caren­ze del siste­ma.

Non inten­do assog­get­tar­mi a chi con pro­mes­se solen­ni rie­sce ad avvia­re uno stu­dio pre­li­mi­na­re o un pro­get­to taglia­to a misu­ra su di me e ‑guar­da un po’- solo per me, otte­nen­do il risul­ta­to di tener­mi a bada per un po’ di tem­po o alme­no fino a quan­do, dopo l’ennesimo ritar­do, il bel pro­get­ti­no diven­ta car­ta strac­cia e va ad ali­men­ta­re la lun­ga lista di inve­sti­men­ti avvia­ti e mai rea­liz­za­ti, che non fan­no altro che sper­pe­ra­re dena­ro pub­bli­co e che, se uni­ti insie­me, con­sen­ti­reb­be­ro la rea­liz­za­zio­ne di alme­no una strut­tu­ra di inte­res­se pub­bli­co.

Non inten­do resta­re fer­mo a pen­sa­re sod­di­sfat­to alle mie scam­pa­gna­te alle casca­tel­le e alla via degli Infe­ri, ai tra­mon­ti del­la Cava del­la Pol­le­dra­ra, ai sapo­ri e agli odo­ri che in que­sta lun­ga esta­te han­no carat­te­riz­za­to il nostro splen­di­do ter­ri­to­rio e che sono sta­ti risve­glia­ti dall’ultima sagra dell’uva che ha dimo­stra­to, se mai ce ne fos­se sta­to biso­gno, che è anco­ra pos­si­bi­le lavo­ra­re per il bene e l’interesse di tut­ti.

Que­sto  è quel­lo che non inten­do fare e di cui sono con­vin­to fer­ma­men­te.

Ste­fa­no Bru­schi.

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