I marinesi e la Sagra: una storia che fa fatica ad entrare nella modernità

I marinesi e la Sagra: una storia che fa fatica ad entrare nella modernità

27/09/2011 8 Di Francesca Marrucci

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La Sagra del­l’U­va a Mari­no è qual­co­sa di più del­la festa pae­sa­na. E’ for­se l’u­ni­co momen­to in cui i mari­ne­si pos­so­no dar sfo­go al loro sen­so di appar­te­nen­za, per­ché per il resto esse­re mari­ne­si non è più da tem­po una cosa che si pre­sen­ta in giro come van­to.

Mari­no fa fati­ca, l’ha sem­pre fat­ta, a sta­re al pas­so con gli altri Castel­li Roma­ni e la col­pa, c’è poco da fare, è dei mari­ne­si. Que­gli stes­si che si lamen­ta­no per­ché si par­cheg­gia daper­tut­to in tri­pla fila e poi guai a dire loro che non pos­so­no più par­cheg­gia­re sot­to casa per crea­re un’i­so­la pedo­na­le; gli stes­si che van­no in gita in Umbria e Tosca­na, tor­na­no lodan­do la puli­zia dei pae­si visi­ta­ti e poi lascia­no l’im­mon­di­zia dove capi­ta; gli stes­si che si lamen­ta­no per­ché Mari­no è brut­ta, sen­za arre­do urba­no e poi, imman­ca­bil­men­te, lascia­no sec­ca­re fio­ri e pian­te, o peg­gio li ruba­no al patri­mo­nio col­let­ti­vo. Sce­ne di ordi­na­ria male­du­ca­zio­ne, denun­cia­te da anni sui gior­na­li e nei bar, che però non sono cose di ades­so.

Sui mari­ne­si nel­la sto­ria c’è sta­to sem­pre da ridi­re e non in posi­ti­vo. Basta leg­ge­re Mas­si­mo D’A­ze­glio che qui c’è vis­su­to per un lun­go perio­do e bene ha descrit­to la natu­ra ‘bar­ba­ra e bri­gan­te­sca’ dei mari­ne­si, o per chi non ha voglia di fre­quen­ta­re le biblio­te­che, basta segui­re la serie tv I Bor­gia in que­sto perio­do su Sky per ave­re un’i­dea dei modi del­lo stes­so Mar­can­to­nio Colon­na, che ren­do­no bene l’i­dea di quel­lo che ha ere­di­ta­to in ter­mi­ni di men­ta­li­tà, il mari­ne­se.

Ma il mari­ne­se non è cat­ti­vo, io sono orgo­glio­sa di esse­re mari­ne­se. Il mari­ne­se ha un suo codi­ce, che fa fati­ca ad entra­re nel­l’e­po­ca moder­na, d’ac­cor­do, ma che è anche facil­men­te pre­ve­di­bi­le. E’ restio ad aprir­si agli altri, carat­te­ri­sti­ca che nei decen­ni pas­sa­ti era più mar­ca­ta nei pae­si più iso­la­ti (Roc­ca Prio­ra, Roc­ca di Papa) per ovvie que­stio­ni geo­gra­fi­che, ma che ha affet­to Mari­no, sep­pur loca­li­tà di pas­sag­gio for­za­to tut­t’al­tro che iso­la­ta ed arroc­ca­ta, sin dal medioe­vo. I gio­va­ni stan­no cam­bian­do que­sta ten­den­za, è vero, ma più len­ta­men­te che in altri posti.

Fac­cio un esem­pio fami­lia­re che ren­de l’i­dea del livel­lo. Mio non­no pater­no era fra­sca­ta­no. Un gior­no ven­ne a Mari­no per un ser­vi­zio, incon­trò mia non­na in piaz­za e si fer­mò a par­la­re, come suc­ce­de sem­pre tra due ragaz­zi. Era il 1938, i ragaz­zi si pia­ce­va­no. Si incon­tra­ro­no altre 2 vol­te in piaz­za davan­ti a tut­ti, scam­bian­do due chiac­chie­re, maga­ri imba­raz­za­te. La ter­za sera, tor­nan­do a casa, mio non­no tro­vò ad aspet­tar­lo i fra­tel­li di mia non­na che gli chie­de­va­no un matri­mo­nio ‘ripa­ra­to­re’, per­ché la ragaz­za, essen­do sta­ta vista in piaz­za a par­la­re con lui più di una vol­ta, era ‘com­pro­mes­sa’. Si spo­sa­ro­no, si ama­ro­no tan­to e mori­ro­no insie­me, ma cosa sareb­be suc­ces­so se quel­le due chiac­chie­re li aves­se­ro con­vin­ti che non era­no fat­ti l’u­no per l’al­tra? Nien­te, si sareb­be­ro spo­sa­ti comun­que, vista la situa­zio­ne.

Mi rac­con­ta­va un’a­mi­ca poco più gran­de di me, anni fa, che quan­do le era ado­le­scen­te, negli anni ’70, era pra­ti­ca­men­te proi­bi­to per le ragaz­ze anda­re a pas­seg­gia­re oltre Vil­la Desi­de­ri, altri­men­ti si era ‘poco di buo­no’. Anni ’70, in pie­na rivo­lu­zio­ne ses­sua­le. Nel mon­do, for­se, ma non a Mari­no.

Nel ’71 mia madre, anche lei fra­sca­ta­na, ven­ne a cono­sce­re i suo­ce­ri mari­ne­si. Por­ta­va i pan­ta­lo­ni, come tan­te ragaz­ze negli anni ’70. Mia non­na le chie­se se ave­va­no pro­ble­mi eco­no­mi­ci in fami­glia che dove­va met­ter­si i vesti­ti dei fra­tel­li!

O anco­ra la sot­to­scrit­ta, che nel 1983, insie­me ad altre 7 ami­chet­te, si iscri­ve­va alla scuo­la supe­rio­re a Roma. Uhuuu, mam­ma mia! La gen­te che dice­va ai nostri geni­to­ri: ma che si mat­tu a man­nal­le sole a Roma? Roma…questo posto eso­ti­co e sco­no­sciu­to dove pote­va capi­tar­ti di tut­to… 1983.

Quat­tro esem­pi di come qui il tem­po scor­re più len­to e le men­ta­li­tà anche. Con l’as­so­cia­zio­ne ho impa­ra­to in que­sti anni che chi si tra­sfe­ri­sce a Mari­no ha spes­so serie dif­fi­col­tà a fami­lia­riz­za­re e ad esse­re accet­ta­to, tran­ne nel caso che si abbia­no disa­gi o dif­fi­col­tà mani­fe­ste. A quel pun­to il mari­ne­se dà dav­ve­ro il meglio di sé e si sco­pre gene­ro­so, toglie quel­la scor­za dura che lo ren­de così anti­pa­ti­co agli altri castel­la­ni e tira fuo­ri il cuo­re, che si rive­la gran­de.

Ecco, la Sagra il cuo­re ai mari­ne­si lo tira fuo­ri a for­za, e li com­muo­ve anco­ra, li riem­pie d’or­go­glio per una mani­fe­sta­zio­ne che dopo qua­si 90 anni, rie­sce anco­ra a non delu­de­re le aspet­ta­ti­ve più ‘inter­ne’ che ‘ester­ne’. Sì, per­ché il mari­ne­se è il pri­mo cri­ti­co del­la mani­fe­sta­zio­ne e nel­la sua buo­na tra­di­zio­ne, tro­va sem­pre qual­co­sa che non va.

Ora a par­te qual­che situa­zio­ne che può non fun­zio­na­re all’ul­ti­mo momen­to, cre­do che que­st’an­no avrà ben poco da lamen­tar­si e il ‘poco’ lo met­to solo per­ché per for­za il mari­ne­se deve lamen­tar­si di qual­co­sa!

La 87^ Sagra è sta­ta fat­ta final­men­te in un con­te­sto cora­le, coin­vol­gen­to le nume­ro­se real­tà loca­li, le asso­cia­zio­ni, i grup­pi tea­tra­li e musi­ca­li, le mae­stran­ze, per­si­no i gra­fi­ci. Ne è usci­to un con­te­ni­to­re di alto livel­lo, inte­res­san­te, rap­pre­sen­ta­ti­vo di cam­pi di inte­res­se mol­te­pli­ci, che ha con­ser­va­to la carat­te­ri­sti­ca prin­ci­pa­le: il rispet­to per la tra­di­zio­ne all’o­ri­gi­ne di que­sta mani­fe­sta­zio­ne.

Quin­di spa­zio alla musi­ca roma­na, ai pro­dot­ti arti­gia­na­li, al vino, ai bal­li e ai gio­chi popo­la­ri, alle mostre e i musei sugli anti­chi mestie­ri, ulti­mo quel­li sui car­ret­ti a vino che la Pro Loco inau­gu­re­rà pro­prio il 1° otto­bre, fino ad arri­va­re ai momen­ti più atte­si, dal clas­si­co cor­teo, al con­cer­to di Mario Bion­di, sor­pre­sa di altis­si­mo livel­lo que­st’an­no, e saran­no con­ten­te le signo­re che avran­no il bal­le­ri­no Toda­ro nei pan­ni di Mar­can­to­nio, fino allo spet­ta­co­lo di Max Giu­sti che met­te d’ac­cor­do tut­te le gene­ra­zio­ni.

Insom­ma, un pro­gram­ma che dovreb­be accon­ten­ta­re tut­ti (il con­di­zio­na­le con i mari­ne­si è d’ob­bli­go) e che ha dimo­stra­to che nel­l’or­ga­niz­za­re un even­to di que­sto tipo non è neces­sa­rio spen­de­re e span­de­re sol­di pub­bli­ci, basta saper­ne spen­de­re di meno in manie­ra intel­li­gen­te, soprat­tut­to valo­riz­zan­do e dan­do risal­to alle risor­se loca­li che sono nume­ro­se, volen­te­ro­se, crea­ti­ve e che quan­do diven­ta­no le vere pro­ta­go­ni­ste, rispon­do­no in manie­ra ade­gua­ta alla richie­sta di fol­klo­re che si aspet­ta­no gli ospi­ti che inter­ven­go­no da tut­to il mon­do e che in altre loca­li­tà, da tem­po, è inte­so come moto­re di mani­fe­sta­zio­ni mira­te tut­to l’an­no.

Ecco, alme­no in que­sto, for­se Mari­no è entra­to nel­l’e­ra moder­na. Per il resto biso­gna anco­ra ave­re pazien­za!

Fran­ce­sca Mar­ruc­ci

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