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L’Opinione. Carcere e amnistia
07/06/2011Questo articolo è stato letto 3074 volte!
L’OPINIONE. CARCERE E AMMINISTIA
Detenuti, familiari dei detenuti, agenti di polizia penitenziaria, avvocati, psicologi penitenziari e cittadini comuni aderiscono in massa allo sciopero della fame di Marco Pannella. Sarà la volta buona?
di Gianfranco Paris
L’Italia è uno strano paese. Basta un bunga bunga per scatenare un “ordalia” di notizie che tiene banco anche per mesi, ma nessun si cura di dare notizia di battaglie civili come se non ci riguardassero per niente. Quelle di Pannella poi stentano ancor di più a farsi notare per una specie di rigetto perché evocano la coscienza sporca degli italiani.
Accadeva anche per le battaglie di Ugo la Malfa, che si guadagnò l’epiteto di Cassandra della vita politica italiana solo perché cercava di metterci tutti in guardia dallo spendere e spandere come se fosse un buon padre di famiglia. Oggi tutti si sono accorti che quel Cassandra aveva ragione e che, se gli italiani di allora lo avessero ascoltato, l’economia nazionale non sarebbe disastrata come è oggi.
Pannella si occupa in prevalenza dei diritti civili e dei grandi temi della democrazia liberale. L’istituzione carceraria è una di quelle che stanno più a cuore del Marco nazionale. La Costituzione descrive il carcere non come un luogo di pena, ma come un mezzo di rieducazione e ciò in armonia con il pensiero dell’era dei lumi che con i sacri testi di Cesare Beccaria ha inserito il pensiero italiano ai più alti vertici della cultura laica, liberale e democratica.
Ma nella realtà le cose stanno in modo molto diverso. Il carcere in Italia è ancora un luogo di pena e che pena! Una classe politica demagogica e ipocrita promette da decenni di applicare il precetto costituzionale in modo corretto, ma nella realtà delle cose vara provvedimenti che aggravano sempre di più il sovraffollamento delle carceri italiane.
In questo ultimo decennio il Parlamento ha varato due leggi che hanno portato il fenomeno al limite della sopportazione. Si tratta della legge Fini-Giovanardi sulla droga e di quella Fini-Bossi sulla immigrazione clandestina.
L’applicazione di queste leggi hanno portato la popolazione carceraria oltre quota 160mila, un terzo di più di quella consentita dalle attuali strutture carcerarie.
La destra continua a dire che per risolvere il problema occorre costruire nuove carceri. Niente di più bugiardo e demagogico. Il carcere reatino, uno degli ultimi portati a termine ormai da due anni, dimostra che questo proclama della destra è fasullo.
Infatti dopo due anni il ministero è stato capace di aprire solo un terzo delle celle a disposizione perché manca il personale e non ci sono i quattrini per assumerne altro.
I servizi previsti dalla legge in applicazione della costituzione funzionano a scartamento ridotto, gli addetti ai lavori si arrangiano come possono. E nell’unico reparto funzionante anziché 56 detenuti ce ne sono 112/115 di media.
Il personale penitenziario non ne può più, gli scioperi su susseguono uno dietro l’altro e le cancellate del carcere servono quasi in permanenza da stendardi per le bandiere dei vari sindacati. Le carceri sono diventate una strumento di sofferenza e di detenzione anche per loro.
Marco Pannella digiuna da oltre un mese per chiedere l’amnistia e perché l’Italia torni ad essere un paese democratico anche in altri settori come quello della mutilata informazione da parte dei mass media in generale e della RAI in particolare che sta boicottando i referendum. Con Marco hanno cominciato a digiunare molti altri che la pensano come lui. La cosa ha preso piede a rilento perché i mass media se ne fregano di questo tipo di battaglie civili in particolare quella del carcere. Ora però la cosa è finalmente scoppiata perché il Gruppo Carceri dei Radicali Italiani ha iniziato a dar man forte a Marco e Rita Bernardini, che lo ha affiancato, coinvolgendo nel digiuno i detenuti, i familiari dei detenuti e la Polizia penitenziaria.
Così oggi 1780 familiari dei detenuti sono in digiuno di solidarietà con Pannella e migliaia di detenuti in quasi tutte le carceri italiane. Hanno aderito anche gli avvocati della Unione delle Camere penali e gli psicologi penitenziari di tutta Italia.
Di questi digiunanti 78 sono i familiari dei detenuti del carcere reatino, ma nessuno lo sa, ai quali si sono associati n. 4 Agenti della Polizia penitenziaria
La manifestazione non violenta, secondo lo stile radicale, ormai si sta facendo strada a passi da gigante. Molti deputati si stanno accorgendo che è ormai necessario intervenire, anche se il ministro di Grazia e Giustizia ora è in altre faccende affaccendato.
Lo scopo immediato, visto che altro non si può fare nell’immediato è il varo di una amnistia, ma non fine a se stessa, bensì come presupposto per varare alcuni concreti e seri provvedimenti per rendere la vita e la gestione delle carceri italiane più decente.
L’ultimo indulto votato dal Parlamento con un’ampia maggioranza non ha prodotto effetti rilevanti, come avevano previsto i radicali. Poiché non ci sono i soldi per far funzionare le carceri che esistono, solo un’ampia amnistia potrà far tornare realmente gli istituti penitenziari alla normalità rasserenando custodi e custoditi ma varando subito una serie di provvedimenti legislativi come la depenalizzazione di molti reati ormai diventati di “uso pubblico” con benefici erariali, e soprattutto modificare le due leggi Fini-Giovanardi e Fini-Bossi che sono le vere responsabili dello sfacelo.
Per fare questo occorre del tempo perché i partiti guardano molto ad un presunto elettorato che sarebbe favorevole al carcere ad ogni costo e questo tempo si può raggiungere solo attraverso il varo di una amnistia che tenga fuori dal calderone solo i mafiosi ed i corrotti.
Questo vorrebbe la logica e questo vogliono Pannella e i radicali italiani, ma tutto questo non viene spiegato bene attraverso i mass media, così Pannella passa per il solito digiunatore e le cose non solo rimangono come stanno oggi, ma peggiorano di giorno in giorno.
Chissà se questa volta, dato il clamore della iniziativa di Pannella, i gestori del potere vorranno ascoltare, o sarà necessario che accada qualche cosa di irreparabile per poi prendere il solito affrettato provvedimento tampone che non risolverà un bel niente?
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